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Repubblica: com’è cambiata la clausola rescissoria, ora sono i calciatori a chiederla

Un articolo sull’istituzione che ha caratterizzato, orientato, “guidato” il calciomercato degli ultimi anni: il Napoli, la Juve e qualche inesattezza.

Repubblica: com’è cambiata la clausola rescissoria, ora sono i calciatori a chiederla

Numeri e suggestioni

L’articolo pubblicato da Repubblica parte dai 110 milioni di Icardi, «che sembrano pochi ad ogni gol dell’argentino». Sì, si parla ancora di clausola rescissoria e il tema del pezzo è che non si riesce (più) a capire chi ottiene la giusta tutela da questa istituzione. «La prospettiva è cambiata – scrive Repubblica -. Prima erano i club a voelr imporre la clausola, per ripararsi da possibili fughe. Oggi i calciatori vogliono costruirsi preventivamente una exit strategy».

L’altro tema del pezzo riguarda la “filosofia”. C’è chi dice no, no alla clausola, e il riferimento è alla Juventus. E c’è chi invece ne fa una filosofia, e qui il riferimento è al Napoli. Quello del passato (in realtà si può parlare in certi termini solo per Lavezzi, Cavani e Higuain, calciatori che volevano andare via) e quello del presente-futuro. Leggiamo: «Al Napoli tutti ne hanno una: persino Sarri, 8 milioni ma solo entro il 15 giugno. E ancora: Albiol 8 milioni, Hysaj 45, Maksimovic 55, Rog 60 e Zielinski 65».

Sul caso-Higuain, Repubblica legge bene la situazione: «Con Gonzalo il giochino funzionò: senza la clausola rescissoria – ma sarebbe meglio chiamarla clausola di risoluzione – la Juve nemica avrebbe potuto far leva sui mal di pancia del giocatore per portarlo via a una cifra più bassa, tra i 50 e i 60 milioni. Ma l’appendice sul contratto ha costretto Agnelli a sborsare la cifra piena: 90. Ma anche al Napoli le clausole stanno passando di moda: nel contratto di Insigne ad esempio non ce ne è traccia».

Questione di opportunità

Torniamo alla Juventus. Secondo il quotidiano romano, la Juventus è contraria alle clausole per una forma di principio assoluto e inderogabile. Potrebbe anche essere così, ma ci sono due cose che Repubblica non cita. Numero uno: gli stipendi concessi dal club bianconero sono i più alti del campionato, quindi il discorso-clausola varrebbe solo per l’estero e quindi solo per certi calciatori, quelli più rappresentativi e appetiti sul mercato (Dybala e Alex Sandro, per esempio). Due: che non c’è clausola che tenga quando c’è il mal di pancia (leggi sopra). I casi Pogba e Bonucci sono storia fatta e scritta, nei libri contabili e dei trasferimenti. Quindi, come dire: è tutta una questione di opportunità, tutto va valutato caso per caso. Per Icardi, giusto per chiudere ciclicamente l’articolo, lo diciamo noi: 110 milioni sono pochi, pochi, pochi.

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