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L’intervista di Moggi a Nemo (Raidue) ci lascia perplessi

Nella settimana del disastro calcistico italiano, la trasmissione di Enrico Lucci (reduce dal caso-Spada a Ostia) ha scelto di intervistare un dirigente radiato a vita.

L’intervista di Moggi a Nemo (Raidue) ci lascia perplessi

Gli italiani stretti a coorte

Sul duo Tavecchio-Ventura mi sono già espresso su queste pagine quando le ferite del dopo Svezia ancora sanguinavano copiosamente. In attesa di vivere la prima estate senza Nazionale ai Mondiali e di sperare in una pena da contrappasso che spedisca i due nella gelida Siberia, auspico come tutto il Paese le dimissioni dei vertici della FIGC.

Sì perché, per una volta, gli italiani si sono davvero stretti a coorte per ottenere una punizione esemplare. Non esiste distinzione di sesso, razza, religione o tifo. Tutti d’accordo. In attesa che anche Tavecchio segua il destino di Ventura, magari senza buonuscita, Raidue rinforza questo auspicio Nazionale intervistando nientepopodimeno che Luciano Moggi.

Una settimana dopo Spada

L’idea è venuta a quelli di Nemo, la trasmissione salita agli onori delle cronache e dell’audience dopo che un suo giornalista, Daniele Piervincenzi, inviato ad Ostia per un servizio sui legami tra politica e mafia, è stato vilmente aggredito.

Gesto barbaro, la cui testimonianza video ha sollevato un caso Nazionale che ha visto Ordine e Sindacato della Stampa compatti scendere in piazza per manifestare nella cittadina laziale a sostegno della Libertà di opinione e della professione giornalistica. Che, non senza difficoltà, cerca di garantire l’esercizio di questo fondamentale diritto della Democrazia.

Chi è Moggi

Forse annebbiati da tanto coinvolgimento, gli autori del programma di Raidue, che fa un po’ il verso al giornalismo tipico delle Iene in onda sulle reti Mediaset, contravvengono all’adagio che Nessuno è profeta in Patria. E vanno ad intervistare colui che essendo radiato a vita dalla giustizia sportiva, non dovrebbe parlare di calcio neanche nell’ultimo Bar dello Sport dell’ultimo paese di questo nostro Stivale tormentato e fuori dai Mondiali.

Il titolo del “servizio” di Umberto Alezio è tutto un programma: “Disfatta Italia, parla Luciano Moggi”. La musica in sottofondo che accompagna le dichiarazioni dell’ex manager juventino è quella della serie cult Gomorra. Sei minuti e trenta secondi di intervista in cui Lucianone dichiara, tra l’altro, “Ho avversato fin dal primo momento la candidatura di Ventura alla panchina azzurra” (quindi, è uno che ha ancora tanto potere da decidere quale sarà il prossimo ct?).

L’arbitro nello stanzino

Non potevano mancare le considerazioni tecniche su Insigne. Che Lui avrebbe “fatto giocare anche con la febbre a 39” (io, e tutti gli italiani, l’avremmo schierato anche se fosse stato in coma). Si chiude con un giudizio di condanna morale contro l’atteggiamento di Tavecchio, considerato uno che ha “sette vite” ed un’assoluzione verso sé stesso con una interpretazione personale dell’episodio che gli è costato la radiazione con ignominia dal mondo del pallone: “Ho solo pensato di chiudere l’arbitro nello stanzino, non l’ho mai fatto”.

In attesa che il caso Moggi venga riaperto, e qualcuno scenda in piazza per richiederne il reintegro, restano le perplessità verso un giornalismo che nella stessa trasmissione è capace di rischiare per un’emergenza nazionale qual è la politica inquinata o di raschiare il fondo del barile per un’altra emergenza nazionale qual è il calcio inquinato.

Vale il vecchio adagio: Nemo profeta in…Nazionale.

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