ilNapolista

Sciopero generale sugli spalti, aspettando le dimissioni di Tavecchio

Un segnale forte per manifestare il nostro dissenso non solo verso il presidente federale, ma verso un’intera classe dirigenziale e tecnica.

Sciopero generale sugli spalti, aspettando le dimissioni di Tavecchio

Uno sciopero generale. Uno di quegli scioperi seri, di quelli in cui si fermava tutto per 4 ore. Uno sciopero di tutti i tifosi, di tutte le squadre, di ogni categoria: Nord, Sud, Est ed Ovest. Per un week end nessuno osi entrare in uno stadio o sedersi in curva o in tribuna. Uno sciopero che deve rappresentare il grido, anzi, il silenzio del dolore, perché hanno spento la passione. Provate solo ad immaginare cosa sarà un’estate senza l’Italia al mondiale. Sarà peggio delle peggiori delusioni calcistiche. Peggio della finale persa a Città del Messico nel ’70, di quella notte napoletana che impedì la finale romana nel ’90. Peggio del calcio di rigore sbagliato da Baggio a Pasadena nel ’94.Niente è paragonabile a quello che non sentiremo tutte le sere della prossima estate, quando l’Italia non potrà illuderci o deluderci, semplicemente perché non ci sarà.

Uno sciopero per urlare a Tavecchio, Lotito, Ventura e a tutti coloro che rappresentano i vertici del calcio italiano di lasciare questo ambiente con ignominia. La Storia riserverà poi loro il trattamento che meritano, ma adesso devono sparire, finire in un limbo dantesco, lontano da ogni luogo italiano dove esistono il calcio e la passione.

L’ora più buia

E se il “palazzo” non sarà in grado di fare piazza pulita, come probabilmente accadrà, allora dovrà essere il Governo a commissariare la Federazione Italiana Giuoco Calcio. C’è la motivazione: il danno economico e d’immagine che il Paese dovrà scontare per questa mancata qualificazione ai Mondiali. Sì perché la questione ormai è d’interesse nazionale e non la si può circoscrivere al fatto che Insigne non sia stato schierato o che l’allenatore fosse palesemente inadatto anche per la finale di un torneo intersociale. Coloro che hanno nel proprio bagaglio culturale solo gli almanacchi sportivi possono pensare che questa onta derivi da una questione di modulo o di formazione.

L’Italia ha spesso utilizzato i successi sportivi come trampolino per un balzo economico. E’ una caratteristica comune al resto del mondo. Altri Paesi, sugli allori dello Sport, hanno addirittura costruito una identità nazionale e si sono “confrontati” tecnicamente coi propri rivali. Basta aprire un libro di Storia per accorgersene.

Ecco perché serve una iniziativa forte, d’impatto, come uno sciopero che preluda all’azzeramento dei vertici del Calcio. Non può essere solo un mediocre allenatore a pagare per tutti. Questa è l’ora più buia. Per riaccendere la passione serve altro, ben altro.

 

ilnapolista © riproduzione riservata