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Roma-Napoli, difese a confronto: la suggestiva sfida Kolarov-Ghoulam

Roma-Napoli, reparto per reparto: i registi Fazio e Albiol, i “gemelli diversi” Manolas e Koulibaly, le differenze tra Bruno Peres e Hysaj.

Roma-Napoli, difese a confronto: la suggestiva sfida Kolarov-Ghoulam

Le linee a quattro

È qui, perdonateci, che nasce e cresce la differenza tra le due squadre. Sì, la Roma ha subito un gol in meno del Napoli e quindi ha un buonissimo reparto arretrato. La percezione della qualità complessiva, però, dice Napoli. Perché Hysaj è un difensore meno bohemien di Bruno Peres, magari meno spigliato ma decisamente più attento alla fase di recupero del pallone. Vero che la Roma in quel ruolo ha Rick Karsdorp, ma l’olandese non si è ancora visto. E domani toccherà al brasiliano ex Torino, utilizzato da Spalletti come uomo a tutta fascia in modo da esaltare la fase offensiva e prevenire problemi durante l’attacco avversario.

A sinistra, la heatmap di Bruno Peres in Milan-Roma; a destra, Hysaj in Verona-Napoli

Al centro, Manolas vale Koulibaly, e forse il francosenegalese ha qualcosa in più. Stessa età (sei giorni di differenza), stessa impostazione (difensori di fisico più che di concetto), ma forse diversa dimensione internazionale. Perché Koulibaly ha una qualità di impostazione più elevata, gioca di più con la squadra e non è un puro terminale di marcatura. Accanto, noi per la Roma abbiamo schierato Fazio (domani in dubbio con Juan Jesus). L’argentino, esattamente come Albiol nel Napoli, rappresenta la chioccia mentale della difesa, il regista arretrato, il leader della linea. Esperienza internazionale altissima per entrambi, l’età premia l’uomo della provincia di Buenos Aires (30 a 32), ma l’importanza nel gioco di Di Francesco e Sarri è identica.

L’incredibile avvio di stagione di Ghoulam

E poi, la sfida tra i due calciatori più in forma. Per ragioni di specchio non si affronteranno, ma il duello a distanza tra Kolarov e Ghoulam è uno dei più attesi. L’algerino è in rampa di lancio, per alcuni è «il miglior esterno basso d’Europa». Il serbo ha più esperienza, ha già vissuto la fase dell’hype, è tornato a Roma per sconfiggere i pregiudizi sugli ex laziali e ci sta riuscendo perfettamente. È l’uomo simbolo di questo inizio di stagione, un irrinunciabile per Di Francesco nel suo 4-3-3 verticale; permette di aggredire la fascia sinistra (quella di Perotti, più associativo e accentratore dei vari esterni di destra) con grande continuità.

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