La favola di Del Toro racconta come raggiungere il cuore di un altro non potendo usare le parole. Il Napoli quando gioca bene comunica in maniera straordinaria
Le soste per la Nazionale alterano lo stato di salute dei tifosi
Mi rendo conto che le soste per le partite della Nazionale alterino gravemente lo stato di salute dei tifosi del Napoli (accadrà anche a quelli delle altre squadre ma non possiamo provarlo); durante le pause del campionato i tifosi del Napoli soffrono e si perdono (o meglio ancora ritornano) nei propri tormenti, che sono, in ordine sparso: Il terzino mancato; la speranza che Insigne non giochi così non si stancherà o non si infortunerà; Jorginho non convocato e quindi un solo calciatore del Napoli convocato (ma tolto Jorginho gli italiani sono terminati, più o meno; ah certo, c’è Maggio); Sarri non fa il turnover; Sarri fa il turnover sbagliato; Sarri può anche non fare il turnover basta che inserisca quello che piace a me; i titolarissimi; Il Var sì il Var no, il Var forse, il Var vabbè.
Addirittura alcuni si pongono nel salotto del web questioni di questo tipo: “Cosa ne pensate del Napolista”, roba così importante da interessare anche la sicurezza nazionale. Persone che mi scrivono volendo chiarire a me il proprio pensiero su Il Napolista. Pensiero che a me interessa meno di zero (giusto per citare il buon vecchio Easton Ellis), così come non mi interessano i futili discorsi che si tende a fare tra una partita e l’altra, qualche volta – addirittura – tra il primo e il secondo tempo. Che volete che vi dica, sarò strano io.
“The shape of water”
Ieri pomeriggio sono andato a vedere “The shape of water”, il film di Guillermo Del Toro che ha vinto il Leone d’oro alla Mostra del Cinema di Venezia, film che vi consiglio. La favola che racconta Del Toro ha tra i protagonisti la comunicazione tra esseri viventi; ovvero si racconta – tra le altre cose – come raggiungere il cuore di un altro non potendo usare le parole. Nel film si usa la musica, si usa il cibo, si usano le mani, si usa il linguaggio dei sordomuti. La protagonista, una straordinaria Sally Hawkins è muta e sarà l’unica in grado di trovare un canale comunicativo con il “Mostro”, che poi mostro non è. Pensateci bene e ditemi se il gioco del calcio non è una forma di comunicazione.
I movimenti dei calciatori ci parlano
Il Napoli quando gioca bene comunica in maniera straordinaria: ci parlano i movimenti dei calciatori, i tagli, i triangoli, gli anticipi, la ricerca e l’occupazione dello spazio. Ci dice molto e ci accompagna la squadra che si accorcia e che si allunga, sono i momenti in cui i calciatori ci parlano tutti insieme. Il Napoli sul campo non fa altro che scrivere una storia e allo stesso tempo raccontarcela. Una narrazione in presa diretta con un canovaccio – un timone – preparato nello spogliatoio. Il linguaggio del Napoli è molto bello e non è mai banale.
Se ci voltiamo a guardare la partita di ieri ma – in generale – a tutte e tre le prime partite di campionato, ci accorgiamo che il linguaggio usato è stato diretto, scarno. Dove la frase si scriveva in modo armonioso, con tanto di principale e subordinata, la si è dovuta scrivere breve, tagliata via, un po’ sporca, priva di aggettivi, in modo da mantenere l’efficacia e di agevolare il passo della prosa in un momento meno brillante. Se questo è un libro di racconti non aspettiamoci di trovarli tutti uguali.
La differenza tra i due tipi di racconto
Parecchi tifosi, tra questi anche alcuni cari amici, prediligono questo tipo di scrittura; cioè apprezzano il racconto sporco più di quello pulito perfetto armonioso, li capisco ma una distinzione va fatta. Il racconto armonioso, perfetto dall’inizio alla fine è qualcosa che ti risolleva, appaga, insegna sempre anche quando il finale non ti piace. Il racconto sporco, scritto magari con un po’ meno di cura non è sopportabile senza un bel finale. Io preferisco il Napoli che gioca bene ma sono ovviamente contento quando vince partite come quella di ieri, o come quella con l’Atalanta, partite che in passato non si vincevano.
Il Napoli ha vinto le ultime dieci gare ufficiali
Il Napoli ha vinto le ultime dieci (10!) gare ufficiali disputate, ma ad alcuni tifosi e a qualche opinionista non basta, si vuole che Sarri ruoti 6/7 giocatori a partita (sì, ho sentito dire che 4 cambi sono pochi), sapendo da casa, da dietro la tastiera chi dovrebbe giocare e chi no. Siccome abbiamo tutti un’idea diversa, a centrocampo dovrebbero giocare in sei – sempre. Stupendo. In attacco dovrebbero giocare sia Mertens sia Milik, in difesa si faccia posto al cugino di Tonelli.
Battute a parte bisogna considerare seriamente una cosa: le partite fini qui giocate sono molto poche e molti giocatori hanno già ruotato, e – sono certo – che col Benevento ne ruoteranno di più. Torno per chiudere al racconto, avrete notato che il Napoli, pur scrivendo un pezzo sporco, almeno tre bellissime frasi le ha piazzate. Ogni tanto bastano.
Il Napoli c’è e mette paura a tutti. Come scriveva il grande poeta Franco Fortini (di cui ieri si è festeggiato il centenario: “È tutto chiaro ormai, / le parole dei libri diventate / tutte vere”.
Notizie da ogni dove
Volevo raccontare di Zapata e di Strinic ma il meteo ha detto di no. Buon esordio di Pavoletti a Cagliari, mi dicono. Nessun gol per MarcoVanSonoUnaSecondaPuntaGabbiadini. Il Newcastle di Benitez (vai Rafa) vince in casa dello Swansea. Negli Usa stanno pensando di chiamare il prossimo uragano Zuniga, auspicando una tempesta irrilevante senza pioggia né vento, che non faccia nulla o che scompaia. Attenzione: il Watford di Britos è quarto.
Note a margine:
- Ho letto: “Il gioco del Napoli è prevedibile ma nessuno riesce a fermarlo”. E allora forse non è prevedibile.
- Per questa settimana Reina è di nuovo fortissimo.
- Per questa settimana Jorginho è scarso.
- Hamsik è diventato un somaro a sentirvi parlare.
- Salutiamo il ritorno del Milan (dove non si prendono in giro i tifosi milanisti ma i giornalisti sportivi).
- Salutiamo Dybala che, ma quale Messi, è più forte di Maradona.
- Complimenti a Rafa Nadal, ma chi lo avrebbe mai detto che gli Slam del 2017 fossero ugualmente divisi tra lui e Federer come se ci fossimo spostati indietro di dieci anni. Che meraviglia.