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Lo Shakhtar, come Atalanta e Bologna, ha bloccato il gioco del Napoli

Sarri farebbe bene a mettere in discussione qualche dogma, compreso Hamsik. La qualificazione in Champions è ovviamente ancora aperta

Lo Shakhtar, come Atalanta e Bologna, ha bloccato il gioco del Napoli
Sarri (Foto Matteo Ciambelli)

La differenza l’ha fatta la qualità degli avversari

Sono state due trasferte, quella di Bologna e di Donetsk, molto più simili di quanto il risultato finale degli incontri possa far immaginare.

Il Napoli ha giocato male in entrambe le occasioni, ha cercato di raddrizzare la partita nel finale, con molta grinta, ma senza riuscire ad esprimere il proprio gioco.

La differenza l’hanno fatta la qualità degli avversari, lo stato di forma dei singoli e gli episodi, ma identico è stato l’approccio alla gara.

A ben guardare, con la notevole eccezione dei due incontri dei preliminari contro il Nizza, è dall’inizio della stagione che gli azzurri non si esprimono come avevano fatto nella parte finale dello scorso campionato. Meno possesso palla, meno velocità nella circolazione, molti più passaggi sbagliati, meno brillantezza e lucidità.

Il discorso Champions

Sarri, nel giorno del ritorno alla parola dopo la fine del silenzio stampa, l’aveva detto: stiamo giocando male e prima o poi ci lasciamo le penne. Così è stato ed è avvenuto nella prima giornata della fase a gironi della Champions League, su un campo difficile, certo, contro i campioni di Ucraina, vero, ma in una partita che era alla nostra portata. Il discorso qualificazione non è compromesso, ma si complica. Il Napoli dovrà puntare tutto sul doppio confronto con il Feyenoord e sul ritorno con lo Shakhtar, sperando di racimolare qualcosa contro il Manchester City, impresa che ora come ora appare fuori dalla nostra portata.

Molto dipenderà dal ruolo che reciteranno gli olandesi: se si dimostreranno al cenerentola del girone, un po’ come fece il Marsiglia qualche anno fa nella Champions con Benitez, il Napoli potrebbe trovarsi a giocare l’ultimo match del girone come uno spareggio per l’accesso agli ottavi. Lo giocheremo in casa e non abbiamo più Higuain (due punti a favore nelle partite decisive), ma servirà un approccio totalmente diverso da quello mostrato l’altro giorno.

La caccia al colpevole

Nell’ampia e diffusa analisi della sconfitta nella quale media e tifosi si sono lanciati, la parte del leone l’ha giocata il sempiterno sport della caccia al colpevole. Gli indiziati più gettonati sono stati Reina ed Hamsik, il primo per l’uscita a farfalle in occasione del secondo gol, lo slovacco per l’ennesima prestazione deludente.

Pur concordando nella bocciatura del capitano effettivo e del capitano morale del Napoli, non riesco ad attribuire agli stessi la responsabilità del risultato. Come abbiamo detto, letto e scritto un po’ dovunque, il Napoli è una macchina costruita da Sarri per mettere in opera gli automatismi che rappresentano il suo marchio di fabbrica. Quando qualcosa non gira, ne risentono tutti. Non a caso gli unici a salvarsi dall’insufficienza sono i difensori centrali e quelli che sono entrati a risultato compromesso, quando gli schemi erano saltati, avevamo 4 attaccanti in campo e tutto è stato affidato alle lodevoli, ma estemporanee, iniziative personali.

Le nostre sofferenze tattiche

Qui veniamo a quella che è, secondo me, la vera nota dolente che scaturisce da questo inizio di stagione. Sia l’Atalanta che il Bologna che lo Shaktar si sono messe in campo in maniera tale da rendere difficilissimo, se non impossibile, il classico gioco del Napoli.
Gli ucraini, in particolare, riuscivano a saltare sistematicamente il pressing alto degli avanti azzurri, pescando i loro trequartisti tra le due linee. Uno schema che si è ripetuto decine di volte durante l’incontro, senza che il Napoli prendesse alcuna contromisura, e che ha portato ad entrambe le segnature.

La sofferenza tattica contro l’Atalanta era stata risolta con il coniglio dal cilindro tirato fuori da Zielinski e grazie all’errore di Gasperini nel sostituire Petagna.
Contro il Bologna, invece, ci avevano tirato fuori dai guai Reina (in due occasioni) e la magia di Insigne (oltre che il duplice errore di Masina e Mirante).
Al di là del risultato, quindi, il Napoli tatticamente è stato messo sotto sia in campionato che in Champions, anche da squadre nettamente inferiori.

Di che si tratta, se non è (come crediamo) preparazione atletica?

Sarri dice che non c’è un problema di preparazione atletica (d’altra parte nessuno è sembrato sulle gambe). Sicuramente non si tratta di problemi nell’apprendimento degli schemi, visto che la squadra è la stessa dell’anno scorso.

Dunque, di che si tratta? Può esistere un problema di logoramento del modulo di Sarri? Possibile che le contromisure prese dagli avversari si siano fatte più efficaci?

La prima giornata di Champions League ha smentito una serie di certezze: ora sappiamo che Dybala è ben lontano dall’essere paragonabile a Messi, che l’Atletico Madrid, che ha dominato per 90 minuti all’Olimpico, non è una banda di picchiatori, ma una squadra che sa giocare al calcio e che il Napoli non ha (più?) il gioco più bello del mondo.

Farebbe bene, dunque, Sarri a mettere in discussione qualche dogma, compreso quello della trascendente presenza di Hamsik nella formazione titolare. Il Mister ne ha fatto, in conferenza stampa, una questione psicologica, con un ragionamento più da assistente sociale che da allenatore.
A mio avviso, insistere nello schierare un giocatore in questo momento non all’altezza ha conseguenze nefaste, proprio psicologicamente, sul resto della squadra, sia tra quelli che scendono in campo sia tra quelli che si accomodano in panchina. Temo che anche lo stesso Hamsik difficilmente possa sentirsi gratificato dalla continua ed inevitabile sostituzione al 60° minuto.

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