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Milik era un’alternativa importante per il Napoli. “Inventarsi” un centravanti è quasi impossibile

Arakadiusz stava attraversando un periodo di difficoltà, ma offriva all’attacco azzurro soluzioni diverse. Tre mesi senza riserve non saranno facili

Milik era un’alternativa importante per il Napoli. “Inventarsi” un centravanti è quasi impossibile
Milik

Le fisiologiche paure

Il secondo intervento chirurgico nel giro di un anno è una mazzata sia per Arkadiusz Milik sia per il Napoli. Il centravanti polacco deve dimostrare di avere tempra e dovrà riuscire a superare momenti di comprensibile sconforto. Non è il primo calciatore a finire sotto i ferri due volte in poco tempo né a subire due rotture ai legamenti crociati. Di certo, successivamente, dovrà riuscire a vincere il condizionamento psicologico e anche la fisiologica paure di non avere il fisico idoneo. Sono domande legittime quando la sfortuna si accanisce contro di te. Il Napoli dovrà essere vicino al centravanti polacco, come lo è stato dopo il primo infortunio.

Un anno dopo

Stavolta è diverso. Lo scorso anno il Napoli si vide smarrito. Milik, dopo un iniziale scetticismo – che accompagna praticamente tutti i nuovi acquisti del Napoli – aveva conquistato squadra e ambiente con le doppiette al Milan, al Bologna, alla Dinamo Kiev. Il Napoli sembrava aver trovato l’erede di Gonzalo Higuain nel frattempo emigrato a Torino dove pure adesso non se la passa benissimo. Poi l’infortunio con la Nazionale polacca e Sarri fu costretto a creare in casa un centravanti. L’esperimento Gabbiadini naufragò immediatamente. L’invenzione Mertens, invece, cambiò il campionato del Napoli e del belga.

Una valida alternativa

Tant’è che stavolta il Napoli, perdendo Milik, perde il centravanti di riserva non quello titolare. Centravanti di riserva che quest’anno ha fatto discutere quando è stato impiegato dal primo minuto. Pur avendo segnato in entrambe le occasioni: a Verona e – su rigore – contro lo Shakhtar in Champions. “Con Mertens è un’altra cosa”. Sarà anche vero ma Milik rappresentava un’alternativa importante, anche perché completamente diversa. Sabato il suo ingresso in campo ha aperto la difesa della Spal. Ha sbagliato due gol, ma la sua presenza si è sentita eccome. Non sempre ci si può affidare alla tecnica e alla velocità. Anche il centravanti di peso ha la sua importanza. Senza dimenticare che Milik non è affatto quello scarpone che qualcuno vorrebbe far credere. È un centravanti diverso, che non stava vivendo felice, ma un calciatore di lusso in panchina.

Gli svincolati, il cattivo ragazzo Cassano

La sua assenza è un brutto colpo per il Napoli. È inutile negarlo. La squadra di Sarri dovrà giocare senza punte titolari in panchina fino a gennaio. Quando, dal Chievo, potrebbe arrivare Inglese acquistato a fine mercato estivo. Tre mesi sono tanti. Tantissimi. Il Napoli non è squadra che si affida agli svincolati, lo fece per Reveillere qualche anno fa. Ed è una squadra con automatismi perfettamente sincronizzati. La fase di adattamento di un nuovo calciatore prevede sempre tempi non banali. In giro non è che ci sia granché, ovviamente. Difficilmente il Napoli prenderebbe Gilardino o, ancora peggio, Cassano che rientra in quella categoria che il Napoli ormai sembra scartare a priori: i cosiddetti cattivi ragazzi. I sogni, o gli incubi per più di qualcuno (anche il pubblico a Napoli ormai vuole solo bravi ragazzi, come se il calcio fosse un ritrovo di educande) lasciano il tempo che trovano.

Senza follie, il Napoli deve fare i conti con quello che ha. Ed è inutile stare a pensare ai centravanti che la società ha venduto: da Zapata a Pavoletti. Stava giocando pochissimo Milik, figuriamoci una terza punta. Il Napoli ruota poco i calciatori, è un dato di fatto. È difficile convincere un calciatore a fare la comparsa e a giocare soltanto in caso di infortunio. Non a caso, sia Zapata sia Pavoletti stanno giocando titolari con Sampdoria e Cagliari. Volevano giocare. Non sarebbero mai rimasti a Napoli.

Sarri e i calciatori possono contare su loro stessi. Il coinvolgimento di Ounas subirà una accelerazione. E Mertens sarà costretto a fare gli straordinari. Non tutte le ciambelle riescono col buco. La trasformazione di un calciatore in centravanti non è un’operazione che avviene con lo schiocco delle dita. L’operazione Mertens è stata perfetta e geniale proprio perché difficile. Bissarla sarebbe da record. C’è solo da soffrire e sperare che questi tre mesi non si rivelino una traversata.

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