Sempre meno napoletani seguono le partite dell’Italia. Non condivido ma penso anche alle loro ragioni. Il calcio è da sempre lo specchio del Paese
Hai visto la partita? No
Hai visto la partita? “Quale?” Spagna-Italia. “No”. A tutti quelli che l’ho chiesto, mi hanno risposto così. Neanche i miei figli l’hanno vista. Mi hanno lasciato solo. Ma come, il nostro Paese si è disinnamorato della sua Nazionale? Non lo penso, so però che i miei fratelli e sorelle tifosi e tifose del Napoli interpellati fanno tutti l’identica battuta: “La nostra Nazionale è il Napoli”.
E no, miei cari e care, non sono d’accordo. È vero che la struttura è molto juventina, che lasciare a casa Jorginho è stata una carognata ma mister Ventura non è Conte, sicuramente non è Sarri e sicuramente il Napoli gioca meglio della Nazionale ma non far sentire il calore dei tifosi agli azzurri non mi convince. Certo, voi mi direte, i giornali del Nord che attaccano, per anti meridionalismo, il nostro Insigne è un insulto (e avete ragione), che non c’è gioco, che le scelte del ct Ventura sono sbagliate, tutto vero per carità.
Solo due con passaporto italiano titolari nel Napoli
Ma, lasciando da parte la leggerezza, forse c’è un dato strutturale su cui riflettere. Il calcio dominato dagli oligopolisti del petrolio e dell’ex Unione Sovietica (senza fair play finanziario) sta distruggendo il calcio come lo abbiamo conosciuto noi. A centinaia di milioni si comprano e si vendono giocatori, si fanno e si disfano bilanci e si approfondiscono le fratture tra i club. Tra i nord e i sud del mondo.
Quando nella tua squadra del cuore, per esempio il Napoli, giocano solo in due con carta d’identità italiana è chiaro che ci si disinnamora della bandiera tricolore. Spero di essere smentito presto. Ma sapete bene che il mondo del calcio rispecchia quello che accade fuori dagli stadi. E se i valori di unità non ci sono nel paese reale come possiamo pretenderli da una partita di pallone? O da uno stadio di questo Paese che vuole che il Vesuvio lavi con il fuoco Napoli?