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Verona-Napoli, è già tormentone turn over

Sarri ha già disinnescato l’idea della rotazione totale, i preparatori atletici (il Napolista ha intervistato Bartali, lo scorso anno) spiegano che è ancora presto.

Verona-Napoli, è già tormentone turn over
La panchina del Napoli contro la Roma (Cuomo)

Agosto

Allora, chiariamo bene il senso del turn over. Anzi, non lo chiariamo noi. Lo facciamo chiarire da Alberto Bartali, preparatore atletico ex Zenit e Sampdoria. L’anno scorso – a inizio ottobre – Bartali parlò così in un’intervista al Napolista:

«Siamo temporalmente vicini alla fase di preparazione della stagione, i calciatori che si sono allenati bene non possono essere vittima dello scadimento totale di forma che potrebbe sopraggiungere a primavera, e al quale si pone un argine con un periodo di riposo o di minor utilizzo in campo. A quel punto, si può iniziare a parlare di turnover fisico».

L’intervista arrivò dopo Atalanta-Napoli, prima sconfitta stagionale e critiche a pioggia per le mancate rotazioni. Il solito.

Ora che siamo ancora ad agosto, questa frase ha un valore e una dimensione ancora diversa. E per Verona-Napoli si inizia già a parlare di turn over massiccio, di rotazioni totali e situazioni simili. Un’eventualità che Sarri ha già disinnescato, prima e dopo il Nizza: «A questo punto della stagione, non può preoccuparci la fase di recupero tra una partita e l’altra».

Tutt’altro che strano: due addetti ai lavori, due professionisti, dicono la stessa identica cosa. Sono concordi, il periodo è difficile per la condizione fisica sul breve, non sul lungo. Spieghiamo anche questa – riprendendo ancora spunto dalle parole di Sarri -: «Il nostro timore era che i centrocampisti non avessero i novanta minuti nelle gambe». Ecco cosa vuol dire il “breve”. I novanta minuti, l’intera partita, la fatica del caldo e di una condizione brillante ma non piena.

La formazione titolare

Ecco che allora Verona-Napoli diventa una cosa diversa, tre giorni dopo Napoli-Nizza e tre giorni prima di Nizza-Napoli. Diventa un “problema di coscienza fisica”: chi non è riuscito a recuperare potrebbe andare in panchina o comunque non giocare i 90′. La costruzione dell’undici titolare deve partire da qui, da questa idea fisicascientifica, verificata durante le sedute d’allenamento. Iniziare a preventivare già da ora una rotazione totale è abbastanza prematuro, eccessivo.

Se partiamo da questa definizione delle cose, allora siamo calati nella realtà. A Verona, Sarri dovrebbe fare i conti – stando ai rumors – con i problemi fisici di Hysaj, e con un recupero non ottimale di Allan. Possibili i due cambi, ma per il resto tutti sembrano a posto. Con Maggio e Zielinski “in rampa di lancio”, la considerazione sul turn over passa ora dal punto di vista fisico a quello più strettamente psicologico. Il discorso qui si intreccia, diventa più complicato. Ma non tanto da starci male.

Da Milik in giù

Alternative, co-titolari, riserve. Sono condizioni mentali, non contrattuali. Ma vanno tenute in considerazione. Al di là di cambi dettati dalla condizione atletica, dunque, il turn over assume sembianze di terapia psicologica. Per chi non ha giocato a Nizza, e quindi tecnicamente non rientra nella shortlist dei titolarissimi. Si pensi a Milik, ma anche a Maksimovic, Rog e Ounas, per tanti motivi attesi dai tifosi e dagli analisti.

Sarri non ama particolarmente le rotazioni, ma ha saputo adattarsi alla situazione nella scorsa stagione – almeno fino a quando ci sono stati impegni multipli – e ha costruito, insieme alla società, un organico equilibrato sulla doppia squadra. La “prima” dà ovviamente più garanzie, la seconda va però valorizzata. Il tecnico lo sa, noi lo sappiamo. Solo che però le scelte sono sue, e in ogni caso sarà criticato. Se il Napoli vince con i titolarissimi, “Milik (o chi per esso) si poteva pure mettere”. Se il Napoli perde senza alcuni titolarissimi, “Perché cambiare?”. Insomma, ogni decisione nasconde un possibile errore. Una possibile critica.

Dal nostro punto di vista, l’ideale sarebbe una rotazione ragionata sulle due partite. Con Mertens in campo dall’inizio a Verona e Nizza, Milik potrebbe giocare entrambi i secondi tempi, una volta al posto di Dries e una al posto di Insigne. Con Allan affaticato e Zielinski titolare a Verona, l’idea di inserire Rog e Nizza potrebbe essere valutata. In difesa, si potrebbe pensare a qualche cambio a partita in corso, anche se (Sarri docet) sono i centrocampisti a essere più a rischio. Vedi il cambio di Hamsik all’inizio del secondo tempo di Napoli-Nizza.

Senza ansia

Il tempo passerà, arriveranno ottobre, novembre, dicembre e poi la primavera. Ci sarà tempo, per il tormentone turn over. Nella malaugurata ipotesi secondo cui il Napoli perdesse 3-0 a Nizza, ci sarebbe comunque una seconda competizione da onorare. Lo spazio c’è, ci sarà, esattamente come c’è stato l’anno scorso. Ci sarà sempre e comunque una formazione di riferimento, perché pensare a Sarri che sposa una rotazione continua scientifica è quantomeno irriverente. Del resto, il suo è un calcio basato tutto su automatismi e abitudine. Il Napoli ha l’organico per sostenere l’alternanza di uomini, ma ha anche la necessità di fare risultati, fin da subito.

Quindi, calma e gesso anche sul turn over, e per il turn over. Gridare alle bocciature preventive, al 19 agosto (!), non è saggio. Non è corretto. Anche se si tratta di Milik. Anche se forse sarebbe giusto, per il ragazzo, che giocasse da titolare qualche volta in più. Come abbiamo scritto ieri, però, in quel caso c’è una sana rivalità per il posto dall’inizio. Da vivere senza ipocrisie. E senza ansia. L’obiettivo è la vittoria del Napoli, e purtroppo non si può giocare in dodici. In un luogo calcistico in cui, nell’anno dei 36 gol di Higuain, qualcuno ha additato Sarri per la “pessima gestione di Gabbiadini”, può succedere davvero di tutto.

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