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Alberto Bartali: «Il Napoli era stanco di testa, il turnover non c’entra»

Intervista all’ex preparatore di Zenit, Sampdoria e Catania. Un punto di vista realistico e professionale su rotazioni, recuperi, critiche di tifosi e addetti ai lavori.

Alberto Bartali: «Il Napoli era stanco di testa, il turnover non c’entra»

«Un Napoli stanco», «giocatori senza forze», «mancanza di brillantezza». Cose che si scrivono, che abbiamo scritto anche noi. Un po’ come la storia del turnover, su cui ognuno può esprimere la sua senza possibilità di verifica o di essere smentito: Allan avrebbe fatto meglio di Zielinski, Rog e Diawara, Gabbiadini. Un sacco di se, di ma, di periodi ipotetici.

Noi abbiamo voluto capirci un po’ di più. Per farlo, abbiamo fatto riferimento a chi fa proprio questo mestiere, e lo fa ad altissimi livelli: Aberto Bartali, ex preparatore atletico di Catania, Sampdoria, Zenit San Pietroburgo. Esperienza internazionale (la Champions con Spalletti, in Russia), quindi la percezione perfetta del momento che sta vivendo il Napoli. E una domanda secca, precisa: «Cosa ne pensa delle critiche per il turnover di Sarri a Bergamo?».

La risposta contiene tanto, forse tutto. Spiega molte cose. La dividiamo in paragrafi. Questo è il primo: «Ovviamente, le critiche nascono quando i risultati, e quindi il rendimento dei calciatori, non sono ottimali. C’è da fare una premessa a tutto questo: molto spesso, quando dei calciatori non riescono a offrire prestazioni all’altezza delle loro doti, non è solo una questione di condizione fisica. È una combinazione di più fattori, che sono fisici ma anche mentali e sanitari. Per quanto riguarda la mia esperienza, posso dire che ogni calciatore reagisce in maniera diversa, ogni anno, al lavoro fatto in estate. Oggi siamo ad ottobre, un rendimento non ottimale potrebbe tranquillamente dipendere dall’adattamento ai carichi di lavoro proposti in allenamento. Quello che voglio fare è un semplice esempio: se Insigne non sta rendendo come l’anno scorso, potrebbe essere a causa di un problema di questo tipo, o magari a causa di una micropatologia di cui non siamo a conoscenza. Questo discorso vale per lui come per altri calciatori».

«Nessuno più dello staff tecnico e medico di Sarri conosce la condizione dei calciatori in rosa, quindi le valutazioni che si possono fare all’esterno non possono mai essere precise come quelle professionali. E i collaboratori di Sarri formano una squadra eccellente, rodata. Per quanto riguarda la mia esperienza personale sul senso del turnover, posso dire che siamo in un momento della stagione in cui non si può parlare ancora di stanchezza come a marzo. Siamo temporalmente vicini alla fase di preparazione della stagione, i calciatori che si sono allenati bene non possono essere vittima dello scadimento totale di forma che potrebbe sopraggiungere a primavera, e al quale si pone un argine con un periodo di riposo o di minor utilizzo in campo. A quel punto, si può iniziare a parlare di turnover fisico. Quando un tecnico arriva a lavorare per il secondo anno di fila in un club, ha perfettamente la percezione di quello che c’è bisogno, per ogni partita, a livello tattico e tecnico».

«In virtù di tutto questo, credo che le critiche fatte a Sarri per le scarse rotazioni siano premature, e soprattutto non trovino riscontri nei risultati. La partita di Bergamo ha mostrato un diverso tipo di stanchezza, se di stanchezza si può parlare: una stanchezza mentale. Che, ovviamente, non è misurabile a livello statistico ma ha una spiegazione che è al tempo stesso scientifica e inconscia. I calciatori vanno a Bergamo con la voglia di spaccare il mondo, questo è ovvio, ma è la situazione endocrina a essere diversa. La produzione di adrenalina, dopo una partita di Champions di quel livello, non può assolutamente essere la stessa. Un match come quello col Benfica ha bisogno di un recupero psicologico lungo, a maggior ragione quando i giocatori coinvolti riescono a ottenere un risultato tanto positivo anche a livello di gioco e restano comunque dei calciatori senza grandissima esperienza in Champions League. Ci vogliono otto-dieci anni di Champions, almeno una ottantina di partite per abituare il proprio corpo a un recupero psicofisico e ormonale perfetto per affrontare al meglio un’altra partita anche meno prestigiosa. Le motivazioni diventano fondamentali».

«Non mi pare che il Napoli abbia calciatori così avvezzi a giocare ad altissimi livelli ogni tre giorni, e questo ha contato tantissimo a Bergamo. Molto più della stanchezza fisica, che in questa fase della stagione è dovuta a fattori diversi e che Sarri avrà valutato sicuramente al meglio, insieme ad altri parametri tecnici e tattici come l’aderenza al sistema di gioco, l’inserimento negli schemi. E poi, ma questa è una considerazione personale, credo che i risultati del Napoli siano abbastanza in linea con il valore della squadra, la sua esperienza e la qualità delle avversarie affrontate in questo primo ciclo di partite».

Un’ultima aggiunta la facciamo noi, che avvalora un po’ tutto il discorso di Bartali: tra martedì e domenica, la Juventus ha cambiato due calciatori nella formazione titolare. Lo stesso numero del Napoli, appena uno in più considerando l’infortunio di Albiol contro il Benfica. Come dire: i fatti che confermano le parole (di Bartali), e smentiscono le critiche (di altri). O almeno, le depotenziano.

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