Il progetto degli Spurs: mantenimento dei calciatori e sovvenzionamento della costruzione dello stadio. Si cresce così, senza la pretesa dei risultati.
Il like di Mourinho
«Tutti parlano dei grandi investimenti del City, ma c’è un’altra squadra dal mercato fenomenale: il Tottenham. Finora hanno speso zero sterline. Hanno tenuto quelli che volevano. Hanno tenuto Dele Alli, Kane e Alderweireld, hanno tenuto Eric Dier. Walker? Hanno deciso di venderlo, credono che Trippier sia più forte. Ed è anche più giovane». Questa lode bella carica al calciomercato 2017 degli Spurs arriva da José Mourinho. Uno che ha sempre detto di aver bisogno di acquistare giocatori, l’ha detto anche quest’anno. Uno che, l’estate scorsa, ha messo a segno il trasferimento più costoso della storia, Pogba – ma poi è stato superato da Neymar. Insomma, uno che non dovrebbe credere a queste cose. E invece, ecco il like pubblico, come quello che lasci sui social.
Giovanili e stadio
Certo, ci sono tante motivazioni dietro questa scelta. Noi che seguiamo il Napoli, però, ci pare di riconoscere un profilo simile, comune. Il Tottenham, terzo nel 2016 e secondo nel 2017 (zero trofei), ha deciso di non fare praticamente mercato (Walker a parte, 50 milioni al City) per assecondare – anche economicamente – il progetto del nuovo stadio, in costruzione. E perché, in questo momento, ha il settore giovanile più florido di Inghilterra: sui 21 calciatori a disposizione di Pochettino, tre sono cresciuti nell’Academy (Kane, Winks e Carter–Vickers), mentre altri sono stati acquistati in tenerissima età (Alli, Dier, Davies, Rose). Insomma, si lavora sulla valorizzazione dei giovani talenti, quando possibile pescando dal vivaio. Altrimenti, sul mercato, anche quello estero: Dier, benché inglese, è cresciuto nello Sporting Lisbona; ci sono 15 calciatori stranieri, 71% dell’organico, per un’età media di 25,8 anni. Perfetta per giocare a calcio, anche se questo dato è “drogato” dai portieri Vorm e Lloris.
Insomma, l’intero progetto ruota intorno a una scelta strategica: mantenimento e sviluppo dei migliori calciatori fin quando possibile, sostituzione eventuale con calciatori giovani già inseriti. Intanto, il club sta provvedendo alla costruzione del nuovo White Hart Lane e il tecnico rilascia interviste in cui dice che il Tottenham «non è ancora pronto per vincere trofei importanti».
Percezione e progetto
Ecco, tra il Napoli e il Tottenham ci sono grandi differenze di strutturazione e management, ma è la percezione ad essere diversa. Tra i tifosi degli Spurs, c’è attesa e senso del progetto, comprensione delle necessità. Il mercato da zero euro, tra obbligatorietà e scelta, non ha portato a rivolte di piazza o scoraggiamenti generali. Nonostante le altre squadre di Premier abbiano speso, ad oggi, più di 900 milioni di euro in (grandi) acquisti. Il Napoli, che ha investito nei rinnovi contrattuali e non pare avere la forza economica (né la possibilità “istituzionale”) di costruire un nuovo stadio, vive invece la sua estate in una critica moderata per il suo “non mercato” da 20 milioni di euro (Ounas e Mario Rui).
Il Napoli che, effettivamente, non ha ancora uno stadio o un centro sportivo di proprietà, ha deciso di perseguire la politica del player trading per migliorare anno dopo anno la rosa. Quest’anno è stato quello della conferma del blocco, con operazioni onerose di mercato interno più due puntelli (per il momento). Ecco, il punto è che ognuno ha il suo progetto, e che non tutti possono essere vincenti. Intanto, si prova a crescere. C’è chi riesce ad aspettare, senza ansia del risultato a tutti i costi. Il caso del Tottenham. Che non vince il titolo dal 1961, per inciso.