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La lezione del Monaco: plusvalenze per rimanere in alto. Ha venduto per 173 milioni (più 180 per Mbappé)

Come si fa il calcio, anche ad altissimi livelli, se non sei un top club: idee, scouting, politica dell sell-to-buy. Più fiducia nel progetto, come al Monaco.

La lezione del Monaco: plusvalenze per rimanere in alto. Ha venduto per 173 milioni (più 180 per Mbappé)

Il calcio liquido

Una foto su Twitter. Anzi, una fotonotizia: testi, immagini, cifre. Il mercato del Monaco raccontato velocemente, che poi in realtà è il calcio di oggi liofilizzato in pillole. Una piccola, grande lezione per tutti, non solo per i tifosi e gli analisti del mondo Napoli. Il calcio, in Europa, si fa così. Quando sei forte, quando sei fortissimo, si agisce in maniera liquida. Si vende per comprare, soprattutto se devi (vuoi) rispettare gli equilibri finanziari. Perché il Real Madrid, per esempio, ha ceduto Danilo, James Rodriguez e Morata. Per sostituirli, ha preso Ceballos e Theo Hernandez, per il momento. Poi, nel caso, spazio e soldi per Mbappé. Che arriva dal Monaco. Sotto, l’immagine da cui abbiamo fatto partire il ragionamento. Eloquente.

Un bilancio di mercato di 124 milioni. In positivo, ovviamente (solo le cessioni hanno fruttato 173,5 milioni). Con quattro acquisti anche abbastanza costosi, ma pensate per un attimo se il Napoli avesse deciso di vendere Zielinski e sostituirlo con Tielemans. E l’esperienza internazionale? E i 25 milioni per un calciatore dell’Anderlecht? Ansie varie, paranoie varie che esistono solo in Italia e che in Italia si moltiplicano rispetto ad altri ambienti.

La forza del Monaco

Il Monaco ha vinto il titolo francese, ed è arrivato in semifinale di Champions League. Battendo il Psg in casa, Man City e Dortmund in Europa. Ecco, secondo alcuni questi risultati giustificherebbero le cessioni. Della serie: “Hanno vinto, possono farlo”. Senza sapere che il Monaco va avanti così da tre anni. Dopo la prima annata di spese pazze di Ryobyolev, si è pensato a fare upgrade con la politica del sell-to-buy. Tra l’estate del 2014 e quella del 2016, giusto l’ultima, sono stati ceduti James Rodriguez, Falcao (poi tornato alla base), Martial, Kondogbia, Kurzawa, Abdennour, Ferreira Carrasco, Cavaleiro. E quest’anno si ricomincia, con le operazioni che leggete sopra.

Le cessioni del Monaco non conoscono ostacoli, economici o identitari. Accanto ai tre signori al centro, finiti a rinforzare Manchester City e Chelsea, sulla sinistra trovate Abou Diallo. Cresciuto nelle giovanili del club monegasco. Ceduto senza problemi al Magonza. Al posto di Bakayoko sono arrivati due mediani, uno dallo Zulte Waregem e uno dall’Anderlecht. Al posto di Bernardo Silva, ecco Mboula del Barcellona. Barcelona “B”, si intende. 18 anni, 3 milioni di euro.

Questa è la forza del Monaco. Muovere continuamente il proprio organico, il proprio mercato per crescere. Ha funzionato una volta, ma potrebbe andare male. Certo, ma intanto i giovani acquistati saranno rivenduti e il ciclo ricomincerà. Senza contare che c’è Kylian Mbappé. Lui, cresciuto in casa. E destinato a un avvenire da top player. In un top club.

Quando non sei un top club

Il Monaco non potrà mai pensare di assurgere al titolo di top club. Il Psg ci prova da anni, ora sta allestendo il colpo-Neymar per provare a segnare il territorio. Sarebbe una scorciatoia, sarebbe inondare d’oro il progetto senza una crescita organica. Possibile che ci riesca, ma il Monaco no. Come il Tottenham, come il Borussia Dortmund, come il Napoli o la Roma. Fino a eventi grossi e di rottura come cataclismi (sceicchi o cineserie varie), la dimensione resterà inferiore a quella dei vari Real Madrid, Manchester United, Barcellona, Bayern, Manchester City. Ci possiamo inserire la Juventus, ma la Juventus non può comprare Mbappé. Non a certi prezzi.

Ecco, Mbappè può essere ceduto quest’anno o al massimo l’anno prossimo. O l’anno dopo ancora, non c’è fretta perché non c’è attesa. O meglio: la cessione del giovane wonderkid francese è sicura, inevitabile. Il Monaco lo sostituirà con un altro giovane di mille speranze, continuerà nel suo ciclo infinito e proverà a riproporsi ai livelli che l’hanno portato in cima al calcio transalpino. C’è la voglia, il tempo, l’intelligenza per assecondare il progetto. Mentre Napoli indugia sui mancati acquisti senza cessioni e Roma si lamenta perché Monchi monta e smonta, in Europa il calcio va avanti. Prosegue, cresce, a volte stravolge le gerarchie e a volte è solo dei ricchi. Di quelli che hanno vinto sempre. E continueranno a farlo.

I meno grandi (perché meno ricchi) hanno solo un modo per provare a contrastare questo dominio: le idee. Il Monaco ha uno stadio piccolo e quasi mai pieno, lavora con lo scouting e le giovanili; il Borussia Dortmund riempie il Signal Iduna Park ad ogni partita e vende i suoi gioielli ogni anno; il Tottenham sta trasferendosi al nuovo White Hart Lane ma intanto Walker finisce al City per 50 milioni di euro; il Napoli non ha strutture di proprietà ma intanto ha un organico che, per Transfermarkt, vale 116 milioni in più di quello del Monaco. Ognuno, a modo suo, disegna un progetto. È fare il calcio quando non sei un top club.

Update

Marcaha appena annunciato che il club monegasco e il Real Madrid hanno trovato l’accordo per Kylian Mbappé. 180 milioni di euro per il cartellino. Con un solo calciatore, il Monaco ha doppiato l’intero fatturato del suo anno 2016 (77 milioni di euro). Tutto a posto.

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