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Boniek: «Il fair play finanziario ha danneggiato e limitato solo i piccoli club»

Intervista di Zibì Boniek a Repubblica: «Qualsiasi limite al livello regolamentare fa sì che ridurre il gap sia più difficile».

Boniek: «Il fair play finanziario ha danneggiato e limitato solo i piccoli club»

Gli esiti del fair play finanziario

I piccoli restano piccoli, i grandi sono sempre più grandi. Sintesi estrema e forse banalizzante, ma è perfetta per descrivere le idee di Zibì Boniek. Ieri tuttocampista per Juventus e Roma, poi allenatore, oggi presidente della Federcalcio polacca. E membro del comitato esecutivo dell’Uefa. Insomma, una persona con l’esperienza giusta per parlare di fair play finanziario ed equilibrismi economici nel mondo del calcio. Soprattutto nei giorni di Neymar e Mbappé, affari che decreteranno (o al massimo anticiperanno) la distruzione di ogni primato di spesa nel calciomercato. Ecco, non è strano che questo tipo di operazioni vengano concluse nell’era del fair play finanziario?

Boniek – intervistato da Repubblica – spiega così la situazione, utilizzando paragoni e termini semplicistici: «Le regole esistenti sono già precise. Ma se un presidente fa tutto secondo diritto, non evade le tasse e ha molti soldi da spendere come fai a limitarlo? È difficile dire a qualcuno: “puoi essere ricco ma non puoi comprarti un rolex”».

Eppure, c’è qualcosa che non va. Anche in queste regole, anche secondo Boniek: «L’unica cosa importante è evitare che le società accumulino debiti. Ma se sei in grado di aumentare il fatturato, perché non dovresti spendere quei soldi come preferisci? Ma di una cosa sono sicuro: qualsiasi limite al livello regolamentare fa sì che ridurre il gap sia più difficile. Il Legia Varsavia fattura 20 milioni e il Real Madrid 500: per il Real è facilissimo aumentare il fatturato fino a 550 o 600, lo vediamo ogni anno. Mentre per il Legia è difficile anche solo portarlo a 21. Così è stato finora con il fair play finanziario: da quando è stato istituito, ha danneggiato solo le piccole».

Modifiche eventuali

Come cambiare le cose: «Ho sentito parlare di luxury tax e ipotesi simili. Ma nell’esecutivo Uefa non abbiamo ancora avuto notizie di nulla di tutto ciò. Credo comunque che qualcosa si farà. Io per esempio limiterei il mercato al periodo tra giugno e la metà di luglio: quando i giocatori tornano dalle vacanze, stop. Mi sono sentito dire: e se poi mi si fa male qualcuno? Facile: guardi nel vivaio, così magari scopri di avere qualche ragazzo valido ed eviti di spendere i soldi per comprare delle fregature».

Colpa dell’Uefa? Cosa può fare il presidente Ceferin? Ancora Boniek: «Con lui ci parlo spesso, ma penso che a preoccuparsene dovrebbero essere i presidenti delle squadre, visto che è nel loro interesse. Tutti i club chiedono perché l’Uefa non faccia nulla, io invece mi chiedo perché non siano proprio le società a muoversi, ad avanzare delle proposte concrete. Esiste l’associazione dei club, l’Eca, e quella delle leghe, la Epfl, che ha chiesto un posto nell’esecutivo e dovrebbe ottenerlo presto. Ma questo servirà solo a essere politicamente più forti. L’Uefa si prenderà la responsabilità di mettere mano ai problemi compreso il fair play finanziario, come sempre. Ma perché non ci pensano le associazioni? Così viene il dubbio che siano organismi utili soltanto a gestire il potere».

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