Napoli-Udinese, l’analisi tattica: buona prestazione degli azzurri, per le partite chiuse, Sarri deve lavorare su una costruzione del gioco più rischiosa.
Nulla di nuovo, nulla di diverso
Analizzare tatticamente Napoli-Udinese è come rileggere lo stesso libro a distanza, breve o lunga che sia. Non cambia molto, non cambia niente. Il Napoli è andato in campo con la solita formazione , per interpretare le solite dinamiche e le solite situazioni di gioco. L’Udinese è scesa al San Paolo per interpretare la solita partita difensiva, solo difensiva e puramente difensiva. L’approccio iniziale del Napoli è stato di quelli voraci, mordenti, ma si è schiantato dopo pochi secondi contro un atteggiamento di puro attendismo: spazi intasati, linee di passaggio chiuse, difesa bassa. Il Napoli ha provato a disinnescare il dispositivo friulano con il solito possesso e qualche lancio lungo in più. Una specie di regalo di Pasqua per la coppia centrale Danilo-Hertaux. Nel primo tempo, i friulani vincono il 63% dei duelli aerei.
Il primo tempo si gioca su questa falsariga, e lo leggi nei numeri. Delle 8 conclusioni tentate, la prima in area e non ribattuta arriva al 41esimo, il colpo di testa di Albiol su calcio d’angolo. In quell’azione, c’è anche il secondo cross riuscito sui 15 tentati lungo tutti i 45′ di gioco. L’Udinese, con la sua disposizione e il suo atteggiamento, costringe il Napoli a fare il suo gioco ed alzare la palla. È una strategia che paga, quella di Delneri: la sua Udinese non subisce minacce che meritano questa definizione. La heatmap del Napoli riferita al primo tempo, in questo senso, è eloquente.
E la propensione del Napoli a costruire il suo gioco a sinistra.
Il gioco del rischio
Cosa cambia nella ripresa? Nulla o quasi, in realtà. Il Napoli morde e aggredisce pallone ed avversario come fatto a inizio gara, ma la differenza sta tutta nel tentativo. Ovvero, in una giocata particolare, e particolarmente difficile, che fa saltare il banco della difesa avversaria. Nella fattispecie di Napoli-Udinese, parliamo ovviamente del pallone in verticale inventato da Jorginho. Mertens è lì dove dovrebbe essere, l’ex Verona indovina il corridoio e la coppia Hamsik-Hertaux fa il resto. Lo slovacco attira il movimento del difensore friulano, che a sua volta cade nella trappola e lascia a Mertens lo spazio sul destro per cercare la conclusione immediata. Un passaggio realmente rischioso, un gol.
Hamsik si muove in orizzontale, “richiamando” un distratto Hertaux. Con questo doppio movimento, di apre lo spazio per l’inserimento di Mertens (tenuto in gioco da un altrettanto distratto Adnan). La cerniera dei mediani di Delneri è troppo schiacciata per opporsi al filtrante di Jorginho.
In realtà, succede la stessa identica cosa in un’occasione successiva alla rete di Mertens. Koulibaly azzarda una giocata che esce dal possesso classico, velocizza l’azione e il Napoli va in porta con la palla, letteralmente. La visione di questa sequenza di frame è fondamentale per capire come la squadra di Sarri possa ovviare alle difficoltà di costruzione del gioco contro squadre chiuse, concentrate esclusivamente sulla fase difensiva.
Hysaj tocca palla dalla fascia verso il centro. Koulibaly anticipa il pressing dell’avversario e trova Jorginho di prima, in posizione di mezzala destra.
Il brasiliano apre su Allan e si propone in verticale, mentre l’ex Udinese cerca il movimento di Mertens, che esce dalla marcatura dei centrali (classico appoggio del centravanti secondo Sarri) e tocca di nuovo verso Jorginho. Il Napoli, con un passaggio rischioso, ha saltato nettamente il centrocampo avversario. E ha tre calciatori sopra la linea della palla.
Jorginho continua a portare palla, ha due soluzioni di passaggio pulite sulla destra. Hamsik, però, ha seguito l’azione sul centrosinistra. Badu, il marcatore “previsto” dello slovacco, si fa attrarre dal pallone e Jorginho può scaricarlo su Marek. Che, come possiamo intuire da questa immagine, potrebbe: a) servire Mertens nello spazio; b) aprire sulla sinistra verso Insigne; c) concludere verso la specchio della porta. Sceglierà la terza opzione, si farà ingolosire. Ma restano le tre soluzioni semplici in situazione di scompenso avversario, con la linea difensiva attaccata frontalmente da quattro uomini.
In questa azione, oltre a un vero e proprio saggio delle qualità tattiche e tecniche del Napoli, è descritta una possibilità. Anzi, un gioco: il gioco del rischio. Un pallone giocato da Hysaj e Koulibaly secondo una giocata complicata ha mandato in tilt il sistema di marcature e coperture preventive di una squadra ben messa in campo dal punto di vista difensivo.
Il Napoli deve lavorare su questo punto. Come detto da Sarri nel postpartita, la sua è una squadra che va in difficoltà quando deve uscire dallo spartito classico. Ovvero, da una serie di schemi e situazioni ripetute e inseguite nel corso della gara. Ovviamente, anche la doppia azione di sopra nasce da un set di movimenti che fanno parte del carnet di questa squadra. Che, però, può essere disinnescata e resa prevedibile quando viene bloccata in alcune zone nevralgiche del suo gioco. Solitamente, gli spazi di mezzo tra le linee. In questo due casi, una giocata estemporanea (insieme alle letture sbagliate degli avversaru) ha pernesso di saltare completamente una linea di pressing.
Un Napoli non prevedibile può essere letale sempre, in ogni momento della partita. Ecco perché Hamsik è così importante: è il calciatore che più di ogni altro, quando è in giornata, garantisce interpretazioni imprevedibili. Ieri sera è toccato ancora a lui, in combo con Jorginho. Poi a Koulibaly. Questa è la strada del Napoli per poter venire a capo di certe partite: aumentare la qualità delle giocate. Così si aumentano anche i rischi, certo. È il gioco del rischio, dopotutto.
Il resto e i calciatori
Dopo il 2-0, che nasce da un’altra giocata estemporanea (la scivolata di Mertens), la partita finisce. Il Napoli ha concesso una sola occasione vera agli avversari, il palo di Zapata. Anche in questo caso, come spesso accaduto quest’anno, si è trattato di un errore individuale. Koulibaly ha completamente perso le distanze con il centravanti colombiano, che è saltato in area di rigore senza la minima opposizione. È stato il momento slinding doors della partita. Ha sorriso al Napoli, ma sono situazioni che vanno evitate. Per la prossima stagione, l’obiettivo di Sarri deve essere la riduzione di questi momenti di blackout. Per il resto, il dispositivo difensivo del Napoli è stato praticamente perfetto, soprattutto dal punto di vista del recupero alto del pallone. Lo capisci dalla mappa posizionale degli intercetti, sotto (9).
Il Napoli attacca da sinistra a destra. Quindi, gran parte degli intercetti (palloni recuperati senza contrasto fisico) avvengono in prossimità della metà campo avversaria.
Tra i calciatori, prestazione ancora sontuosa per Jorginho (176 palloni toccati, accuratezza del 95%) e Callejon, uomo leader nei passaggi chiave (4). Molto presente Strinic in fase di costruzione e rifinitura: 101 palloni toccati e 9 cross tentati. Il croato si è preso la fascia sinistra, e oggi sembra la miglior soluzione possibile per Sarri. Il tecnico ha detto la stessa identica cosa nel postpartita. Era soddisfatto. Ieri sera, poteva esserlo davvero.