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Quell’immagine di Messi è un’icona. Quella di Scarponi non è stata una tragica fatalità

FALLI DA DIETRO – Un dubbio assale la Chinatown di Milano: sarà stato un affare comprare Inter e Milan?

Quell’immagine di Messi è un’icona. Quella di Scarponi non è stata una tragica fatalità

FALLI DA DIETRO – COMMENTO ALLA 33A GIORNATA

Cronache dal pianeta Messi

Il calcio più bello del mondo si gioca lì.
Al Santiago Bernabeu. Dove è di scena il Clasico. Indimenticabile.

La Pulce stabilisce le definitive distanze dal suo rivale di sempre.
CR7 è un grande campione. Ma lui è il Genio del calcio.

Mai viste tante emozioni. Mai visto uno spettacolo così.

Messi segna il gol del primo pareggio col fazzoletto fra i denti, per via della gomitata di Marcelo che gli fa sanguinare il labbro.

E la gara continua con una tensione crescente.

I portieri (che non sono esattamente dei Supermen) si esibiscono in una serie incredibile di interventi fenomenali.

I merengues, in dieci per l’espulsione di Sergio Ramos, riescono sorprendentemente a pareggiare il gol di Rakitic.

Ed è a quel punto che Leo Messi prende in mano la squadra come mai si era visto prima.

Praticamente fa tutto lui.

E gli vedi fare cose che non ha mai fatto.

Rincorrere per 80 metri un avversario, non ricordo chi, sull’out, per esempio.

Contrastare a centro campo.

E poi puntare inesorabilmente la porta con una determinazione, una velocità, una rabbia davvero pazzesca.

Alla faccia di chi lo riteneva al crepuscolo.

Ma il gioiello è all’ultimo istante.

Azione da urlo di Sergi Roberto coast to coast. Apertura a Jordi Alba e assist al centro all’accorrente Messia del calcio.

L’azione è velocissima. L’area è intasata. Non è facile per niente trovare uno spiraglio.

Ma lui no. Lui non sbaglia.

E segna il gol numero 500 con il Barca.
Memorabile.

Poi regalerà un’icona ai posteri mostrando la maglia blaugrana alla tribuna madridista.
E quando l’arbitro gli si avvicina per ammonirlo. Gli urla furibondo: “E chi se ne fotte!”.

Memorabile.

Torniamo sulla terra

Brividi sul mesto campionato de noantri.
Si riapre la lotta a un posto in Europa.
E si riapre anche la lotta per non retrocedere. Cosa volete di più dalla vita?

Nella Chinatown di Via Paolo Sarpi serpeggia qualche dubbio.
Ma poi sarà stato un affare comprare le due milanesi?

Pazzo risultato al Franchi dove è di scena la partita degli orrori in una rassegna impressionante di strafalcioni.

Difese inguardabili.
Equilibri inesistenti.
Cucchiaio su rigore mortificante.
Allenatori con la valigia.

E intanto gli stilnovisti ritornano in corsa e bestemmiano ancora per i tre punti regalati al Franchi ai cugini empolesi.

Sarà l’innesto di El Kaddouri, sarà chi sa, ma sono in stato di grazia, i nipoti di Farinata, e continuano a sorprendere.

A San Siro  lasciano l’Aeroplanino senza parole e mille maleparole in bocca agli imbufaliti tifosi  che all’uscita scaraventano  sul malcapitato De Sciglio.

Sono in stato di grazia anche gli squali pitagorici che sbancano Marassi nonostante il gol cartolina di Patrik Schick ventenne praghese predestinato.
Quando non ci riescono gli avversari, a fermare i beneamati fujenti ci pensa la sfortuna e l’arbitro.

Prospero-Sor Tuta

Prospero-Sor Tuta non ha peli sulla lingua. Con Damato o siamo sfortunati o come arbitro è davvero scarso.
Sul Fiammante Fiammingo il rigore era netto, non scherziamo.
Dopo di che scioriniamo il rosario delle colpe.
Cui non è immune il Mister. Per aver schierato un Maresharck non pronto.
Siamo imbattibili a far regali ai più deboli.
Berardi non segnava da agosto. Mazzitelli è al primo goal in serie A.
Però quando si prende una traversa e un palo interno, c’è poco da fare.

Per sperare ancora si sperava in un miracolo dell’amato ZZ contro i Sangue-Oro.
Ma il Pipistrello-Parapet irride i derelitti Delfini e li condanna alla B.
Vendemmia di gol  al Derby delle Aquile. Gli spellacchiati capponi panormiti si presentano all’Olimpico guidati da un certo Diego Bortoluzzi, figlio dell’infinita farsa Zamparini. E ne beccano sei dalla coppia Immobile-Keita.
Lo chiamavano l’Aquila di Filottrano.

Scarponi

Aveva il viso del ciclista antico. Un viso da vecchio precoce che raccontava nelle rughe e nei solchi la fatica e la sofferenza.
Aveva aiutato Nibali, lo Squalo, a vincere il Giro del 2016. E lui stesso ne aveva vinto uno, nel 2011. A tavolino. Dopo la squalifica di Alberto Contador. Una vittoria di cui non andò mai fiero. Perché in lui c’era comunque la coscienza della superiorità dello spagnolo. Doping o non doping.
Michele Scarponi è stato investito da un furgone mentre si allenava in vista del prossimo Giro.

Una tragica fatalità? No.
La morte di Michele disvela una tragica realtà.
Ogni anno sono centinaia le persone che perdono la vita sulle strade italiane per la sola colpa di circolare senza carrozzeria, senza inquinare e senza fare rumore.
Un’autentica piccola strage che avviene nell’indifferenza generale. Complice un codice della strada fra i più inefficienti d’Europa.
Immediata la risposta della politica.
“Dobbiamo porre maggior attenzione alla sicurezza stradale, alla sicurezza dei ciclisti e delle persone che vivono la strada”.
Lo ha detto il ministro dello Sport, Luca Lotti.
Quello messo lì in quota Giglio Magico. Quello inquisito per l’affare Consip. Quello dei 97 milioni regalati alla Ryder Cup 2022.
Dunque, possiamo stare tranquilli.
I politici continueranno a raccontare bugie.
E i ciclisti continueranno a morire.

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