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L’Inter di Pioli, una squadra all’antica (non per la difesa)

Il Napoli stasera affronterà una squadra che nei suoi vertici i suoi giocatori migliori: Handanovic e Icardi. Il pacchetto arretrato ha tradito anche Pioli. Il nodo irrisolto del dieci

Per Inter e Napoli la classifica conta ancora

Il campionato è alle ultime giornate. Per molte squadre la classifica non fornisce grandi motivazioni. Per Inter e Napoli, però, la stagione non si è ancora conclusa. Sarri e Pioli saranno probabilmente costretti a lottare sino all’ultima giornata, nella speranza di raggiungere i rispettivi obiettivi. La partita di stasera, dunque, assume un significato ancora più importante di quanto non avesse già per il solo fatto di “chiamarsi” Inter-Napoli.

Una squadra “spaccata e all’antica”

Nell’osservare attentamente i neroazzurri (dall’esonero di De Boer in poi), salta immediatamente agli occhi una cosa: l’Inter è spaccata. Sei giocatori di movimento sono prettamente votati al lavoro difensivo, mentre gli altri quattro si occupano di “fare male”. Basta leggere la formazione che dovrebbe affrontare il Napoli per capirlo: (4-2-3-1) Handanovic, D’Ambrosio, Medel, Miranda, Nagatomo; Gagliardini, Kondogbia; Candreva, Joao Mario, Perisic; Icardi.

Quel che appare evidente è la poca qualità (fatta eccezione per il giovane e bravissimo Gagliardini che non è comunque un regista puro) degli uomini del pacchetto arretrato, poco inclini all’offendere e al costruire. Al contrario, l’Inter può forse vantare uno dei tridenti offensivi (nella fase di possesso palla, spesso, Candreva e Perisic si alzano fino a formare una linea offensiva a tre con Icardi, trasformando il 4-2-3-1 in un 4-2-1-3) più efficaci del nostro campionato. Efficace e, volendo, “antico”. I due esterni, infatti, giocano dal lato “giusto”, sarebbe a dire quello del proprio piede preferito. Il che dà ampiezza alla manovra di Pioli e si rivela fondamentale per Icardi, che va a nozze con i cross dal fondo.

Handanovic è un fenomeno, il resto della difesa decisamente no

I neroazzurri, è cosa nota, possono contare su un portiere fenomenale. Aggettivo che sentiamo di attribuire a Samir Handanovic perché universalmente riconosciuto come uno dei migliori d’Europa. Non si può certo dire lo stesso, invece, della linea difensiva a 4 di Pioli, vero cruccio del tecnico di Parma. Miranda, dopo l’ottimo campionato 2015-2016, ha avuto un calo, ma è rimasto comunque un centrale sufficientemente affidabile. Medel (e a volte Murillo) sono invece stati spesso disastrosi, penalizzando (oltre i suoi demeriti?) l’intera squadra.

La metamorfosi di Murillo

Il colombiano all’inizio della scorsa stagione era sembrato un degno erede di Ivan Ramiro Cordoba. Quest’anno, invece, ha avuto una stagione caratterizzata dalle difficoltà e dalla scarsa continuità. Sia d’impiego che di rendimento (quando chiamato in causa). Per il “Pitbull” (questo il soprannome di Medel), andrebbe invece fatto un discorso diverso, considerando che gioca in un ruolo che forse gli si addice poco, quello di centrale difensivo, cui è chiamato a causa dei problemi avuti da tutti i giocatori che, nelle idee estive dell’Inter, avrebbero potuto ricoprire quel ruolo. Il calcio sotto l’ombrellone, quante insidie che nasconde.

Gli esterni bassi

Pacchetto arretrato, si diceva. A completarlo ci sono i terzini: D’Ambrosio e Nagatomo. Entrambi preferiscono utilizzare il piede destro, cosa che ne differenzia l’interpretazione. L’italiano, infatti, arriva qualche volta in più al cross dal fondo, cosa che difficilmente capita al giapponese. Per lo più, come si diceva in precedenza, il “2” e il “3” dell’Inter, sono comunque animati dal famoso spirito “primo: non prenderle”. Anche perché, per i cross verso l’area, ci sono già Candreva e Perisic, lautamente ricompensati da Suning perché si occupino di tale mansione.

Kondogbia e Gagliardini sono più di due “semplici” mediani

Veniamo alla coppia di mediani: Kondogbia-Gagliardini. “Male assortita” secondo molti. Funzionale, in realtà, al gioco della squadra e alle caratteristiche dei quattro davanti, poco portati a rincorrere gli avversari. Il francese e l’ex atalantino garantiscono centimetri, corsa e muscoli, protezione della difesa e, a volte, anche qualità. Nessuno dei due, però, è un regista puro. Cosa che limita la capacità di “costruire dal basso” della squadra di Pioli che, come si diceva, appare spesso spaccata proprio per questo motivo.

Davanti sono in quattro, il capo è Icardi

Dulcis in fundo: il reparto offensivo. Si, perché non c’è alcun dubbio che questo sia l’asso nella manica dell’Inter. Se di Candreva e Perisic, che garantiscono corsa, cross e profondità, abbiamo già scritto, un discorso a parte va fatto per il “10” e per il “9” dei neroazzurri: ovvero il centravanti e il rifinitore. Alla prima definizione risponde, a pieno, Maurito Icardi. Il centravanti argentino, con le sue caratteristiche da bomber d’area di rigore, contribuisce senza dubbio alla natura “antica” del reparto offensivo neroazzurro. Parteciperà poco alla manovra, non sarà il miglior attaccante nel venire incontro e giocare la palla, ma è tra i più forti in circolazione quando è negli ultimi 16 metri. Ecco perché ci sentiamo di definire Maurito come “il nemico numero uno” del Napoli, cui Koulibaly e compagni dovranno prestare grande attenzione.

Il fantasista

Per ultimo, abbiamo lasciato il “10”, il fantasista di questo 4-2-3-1. Ruolo che quest’anno non ha avuto un padrone assoluto. Con l’alternanza Banega-Joao Mario che ha portato, appunto, ad alterne fortune. Contro gli azzurri, probabilmente, sarà il portoghese a scendere in campo. Andrà tenuto d’occhio anche lui. Per quanto abbia convinto solo parzialmente, resta un giocatore di livello, capace di far male se gli si lascia il tempo di pensare. A Jorginho, regista basso del Napoli, toccherà probabilmente seguirne i passi.

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