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L’eccessivo buonismo rovina i figli (a proposito del Napoli e di Napoli-Juventus)

La risposta alla critiche ricevute (anche da mia madre) per non aver elogiato la prestazione del Napoli contro la Juventus. Senza autocritica, non ci si migliora.

L’eccessivo buonismo rovina i figli (a proposito del Napoli e di Napoli-Juventus)

Dagli insulti degli juventini alle critiche accese dei napolisti

È dura la vita del napolista (con la enne minuscola). Si passa nel giro di un paio d’ore dall’essere sommersi di insulti dai tifosi juventini che hanno scambiato lucciole per lanterne a proposito dell’audizione del prefetto Giuseppe Pecoraro alla commissione antimafia, all’esserlo invece dalle accese critiche dei napolisti per non aver riconosciuto il valore della prestazione del Napoli ieri sera che avrebbe messo paura alla Juventus e che invece secondo il sottoscritto non è mai stato realmente in partita.

Che la vita sul web fosse dura l’avevo capito tanto tempo fa, ero ancora al Riformista, e scrissi qualcosa a proposito di Moggi e calciopoli (Lucianone si incazzò), così come anche di Saviano (allora, dire qualcosa dell’autore di Gomorra equivaleva a dubitare dell’universo). Il giornalismo on line è fondamentalmente un corpo a corpo. Ci si può anche proteggere, eliminare i commenti ad esempio, ma in fondo mi chiedo sempre a cosa servirebbe aver scelto Internet al posto della carta senza il confronto, anche aspro, coi lettori?

Le critiche di amici e familiari

Il Napolista, stavolta con la enne maiuscola, ha senso quando dice quel che realmente pensa (non di rado, ahinoi, ci autocensuriamo perché non in condizioni fisiche tali da reggere l’onda d’urto). Ma poiché, almeno per quel che mi riguarda, spesso non c’è la voglia di provocare ma soltanto un altro modo di vedere le cose, autocensurarsi sarebbe un danno non da poco dal punto di vista editoriale nonché – parolone – politico.

Ma veniamo al punto. Dopo una serata col mio amico Roberto che ha disperatamente cercato di convincermi che invece no abbiamo fatto tremare la Juventus e se avessimo segnato il 4-2 eccetera eccetera, stamattina anche mia madre mi ha chiamato alla buon’ora (facendomi preoccupare) per dire che stavolta è pienamente solidale con tutti quelli che hanno inveito contro di me. Zambardino mi ha dato del giornalista nordista e Guido Ruotolo si è limitato a un “concordo con Vittorio”. E mi fermo qua.

Possiamo accontentarci di Barzagli al posto di Dybala?

Io ci ho pensato. E vi racconto la mia serata. Io ci credevo. Ci credo sempre. Ogni estate credo di vincere lo scudetto. Ogni fischio d’inizio credo di vincere la partita. Anche se spesso dissimulo. Mi sarei aspettato undici leoni pronti a mangiarsi il campo. Sono rimasto di sasso quando non li ho visti reagire al gol di Higuain. Ho sempre considerato la partita aperta. Forse ho vacillato sul secondo di Gonzalo, ma ci hanno pensato Neto e Mertens a ridarmi coraggio. Poi il terzo gol di Insigne. Ecco, secondo me la partita è cominciata lì. Una partita di venti minuti più recupero. In quel periodo, invece, ho capito che non ce l’avremmo fatta. Non ho visto gli occhi della tigre, anche se la stanchezza è fisiologica. Non posso farmene una colpa. E sì, Allegri ha tolto Dybala per Barzagli. E allora? Lo vieta il regolamento forse? Davvero dovremmo accontentarci di questo? O, come dice il mio amico Roberto, perché abbiamo fatto tre cross?

Quel Napoli-Juve con Dirceu e De Rosa

Trasecolo. Volete sapere quando abbiamo fatto tremare la Juventus? Era il 29 gennaio 1984, a Napoli arrivò la Juventus di Platini e Trapattoni. Volete le formazioni? Noi: Castellini, Bruscolotti, Frappampina, Masi, Ferrario, Dal Fiume, Caffarelli, Casale (Palanca), Pellegrini (De Rosa), Dirceu, Celestini. Allenatore Santin. Loro: Bodini, Gentile, Cabrini, Bonini, Brio, Scirea, Penzo, Tardelli, Rossi, Platini, Boniek. Vanno in vantaggio con Platini nel primo tempo. Nella ripresa è un assedio. Pareggia il povero De Rosa, prendiamo due pali uno con Dirce su punizione. Trapattoni manca poco che baci a terra al fischio finale.

L’analisi politica del voto

Dobbiamo per forza dire che il nostro figlio è il più bravo e il più bello anche se non lo è? Non credo. E non per questo, come ha scritto qualche commentatore su facebook, abbiamo abbandonato lo spalla a spalla. Che poi bisognerebbe intendersi sullo spalla a spalla. Se vale sempre, vale anche quando vendiamo Higuain e non scarichiamo le responsabilità anziché trincerarci nel papponismo. Analizzare la realtà – ovviamente ciascuno dal proprio punto di vista – è il primo passo per crescere. L’analisi del voto si diceva nelle sezioni. Cui seguiva l’autocritica. Parola che pare bandita dal Napoli e anche dall’ambiente.

No, non abbiamo spaventato la Juventus che ha giocato senza Buffon, con titolari Rincon (ha 193 minuti giocati in campionato) Sturaro (753 minuti, il 19esimo più utilizzato della rosa) e Benatia (774 il 18esimo). Alfonso Fasano e Gianluigi Trapani hanno spiegato bene come sia stata sempre la Juventus a imporre il tipo di partita da giocare e a ottenere quello che voleva.

La peggiore partita delle quattro giocate contro i bianconeri

Non sono nemmeno d’accordo con Sarri che dopo la partita di ieri sera ha dichiarato che ora il Napoli è più vicino alla Juventus. Ritengo invece quella di ieri sera la partita – sulle quattro disputate – in cui siamo apparsi più inferiori, incapaci di far davvero male alla squadra di Allegri. A tratti ho percepito una sensazione di impotenza che non avevo avvertito in alcuna delle tre precedenti sfide. A Torino, in campionato, giocammo una grande partita e prendemmo il 2-1 nel nostro momento migliore (e ci fu il malinteso Insigne, con Sarri che credeva avesse i crampi). In Coppa Italia a Torino siamo stati perfettamente in partita fino alla scellerata ripresa (per colpa non solo nostra, ma anche tanta responsabilità nostra). Lo stesso vale per domenica scorsa in campionato. Ieri sera no. Almeno non dal mio punto di vista.

Non è questione di formazione

Come vedete, non parlo della formazione. Non lo faccio praticamente mai. L’allenatore ne sa sempre più di noi. Non è questo il punto. Il punto è sempre il tie-break. C’è differenza – e tanta – tra piazzare un colpo vincente sul 3-3 al primo set e nel tiebreak del quinto. Ci passa un oceano. Sono due sport diversi.

L’intesa Sarri-De Laurentiis deve essere duratura

Poi, ovviamente, ciascuno resta della propria idea. Siamo a 53 gol subiti in 42 gare. E in campionato, a otto giornate dalla fine, abbiamo già subito un gol in più rispetto al dato totale dello scorso campionato (33 contro 32). Un complesso società-allenatore-squadra che ha in animo di guardare con fiducia in prospettiva, deve analizzare quello che non va. E stabilire che cosa manca per migliorarsi. Altrimenti il prossimo anno staremo un’altra volta alle iacovelle presidente-allenatore.

L’aspetto migliore della serata è stato proprio il post-partita, la mano tesa di De Laurentiis a Sarri. Ma la saldatura tra i due non dev’essere estemporanea. La distanza dalla Juventus è tanta. Ma non tanto per Higuain. Abbiamo avuto tre anni Higuain e siamo sempre arrivati dietro (qualche volta li abbiamo battuti, due a Napoli e una Doha). È il resto che ci manca. Una solidità di struttura che inizi dalla società e arrivi all’allenatore e passi per i giocatori e la comunicazione. L’eccesso di buonismo rovina i figli. E poi – ma questo non riguarda il Napoli – il Napolista non avrebbe senso se non scrivessi (io come gli altri) quello che penso.

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