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Il Napoli gioca bene, ma alla fine vince sempre il croupier Juventus

Napoli-Juventus, l’analisi tattica: il dispositivo di Sarri funziona, ma i campioni e le migliori interpretazioni dei momenti della Juve costituiscono ancora un gap.

Il Napoli gioca bene, ma alla fine vince sempre il croupier Juventus

Un buon Napoli, non il solito Napoli

Chiariamoci subito: il Napoli visto ieri sera è stato abbastanza distante da quello visto appena domenica sera. Di mezzo, la differenza sostanziale in un approccio diverso, meno passivo, da parte della Juventus. Da qui parte il commento di Massimiliano Gallo ieri sera su queste pagine (per chi scrive, è stato eccessivamente severo ma non troppo distante dalla realtà): è stata la Juventus a dettare l’andamento delle due partite.

Il Napoli non ha avuto la forza di adattare davvero le due partite alla sua intensità, al suo modo di giocare. La cosa si è vista soprattutto nel primo tempo di ieri, una frazione di gioco che anche dal punto di vista delle statistiche racconta di una sola occasione vera per il Napoli (quella splendida costruita da Milik, Insigne e Callejon) e una sola occasione vera per la Juventus (il gol di Higuain). Troppo poco per poter gridare al dominio, come invece fatto (giustamente) domenica sera.

In alto, le posizioni medie della prima frazione di gioco nel match di campionato; in basso, lo stesso dato riferito alla partita di ieri sera

Come vediamo nell’immagine appena sopra, la Juventus ha modificato in senso proattivo il suo atteggiamento d’attesa. La doppia linea schiacciata verso l’area, deputata alla pura, semplice ed esclusiva chiusura degli spazi si è trasformata in una difesa più aggressiva, orientata sul pallone, che ha quindi generato una partita più veloce e meno dominata dal possesso palla della squadra di Sarri. Che ha concesso poche occasioni davvero nitide, ma alla fine si è trattato comunque di 7 tentativi verso la porta nei soli primi 45′ di gioco. Contro le 5 conclusioni arrivate dall’altra parte del campo.

Napoli

La Juve pressa in maniera non perfettamente organica, uomo su uomo, ma crea comunque un numero di duelli individuali mai visto domenica sera. L’atteggiamento è più aggressivo, di autodefinizione.

La scelta iniziale di Allegri è sulla falsariga di quella che cambiò all’intervallo il match di andata: creazione del due contro due sulle fasce e grandissima parte della costruzione del gioco dalla parte di Cuadrado. Ieri sera, la quota percentuale è arrivata fino al 50%, con un misero 23% dal lato di Alex Sandro e Sturaro. Una scelta offensiva, ma anche dal carattere conservativo: costringere Ghoulam a una gara di continui appoggi e ripiegamenti ha finito per creare la situazione di scompenso del gol veramente decisivo, il secondo di Higuain, nato proprio da quella zona di campo in un momento di cattiva lettura del terzino algerino.

Ghoulam scala con ritardo su Cuadrado, la difesa scappa all’indietro per coprire lo scompenso e Diawara non segue fino in fondo Higuain che attacca il centro dell’area sguarnito.

Lo strano caso dei cross

Il Napoli, dal canto suo, ha provato a riscrivere se stesso con un inserimento di Milik che però non è stato realmente assecondato nella fase di costruzione del gioco. Nella prima frazione di gioco, i cross realizzati sono stati solamente 4, 2 da parte di Ghoulam e altrettanti di Callejon. Il quinto pallone scodellato al centro è arrivato nella ripresa, ed è stato impattato bene di testa dal centravanti polacco. Il Napoli, che nel primissimo periodo post-infortunio dell’ex Ajax soffriva per l’eccessiva quantità di traversoni che finivano respinti dalle difese avversarie, ora soffre del problema inverso. A fine partita, i tentativi dall’esterno saranno anche parecchi (17), ma 11 di questi sono arrivati dopo il 70esimo minuto. Quindi, come dire: questi tentativi erano diventati preghiere, tra l’altro rivolte anche al nuovo entrato Pavoletti, più che veri e propri tentativi regolati da un preciso volere tattico.

Il secondo tempo condotto all’arrembaggio “sistema” i dati e fa avvicinare questo secondo Napoli-Juventus al primo. Il possesso palla arriva fino a quota 61%-39%, il tipo di passaggi (77 lanci lunghi a 41 per i bianconeri, 635 a 386 corti in favore del Napoli) sottolineano (e confermano) i diversi principi di gioco delle due squadre, una orientata a una costruzione sempre ragionata e l’altra invece più sbrigativa nel ricercare i suoi migliori uomini nelle zone avanzate di campo. È uno scontro di filosofie che si è risolto, come nella maggior parte degli incroci precedenti, con la vittoria di chi ha i calciatori più forti, o che comunque riescono ad orientare meglio gli episodi. Perché riescono meglio a leggerli.

La questione del regista

La diversa conformazione tattica tra le due squadre si legge anche in una statistica avanzata particolare: il calciatore con il maggior numero di palloni giocati. Nel Napoli, come al solito, si tratta del centromediano. Amadou Diawara, 123 tocchi di palla, è stato uno dei migliori in campo per distacco – nonostante errori sparsi, come sul secondo gol di Higuain. Questa cifra, la qualità negli appoggi (93,5% di accuratezza), la personalità in alcuni momenti chiave. Insomma, l’impersonificazione del progetto tattico della squadra di Sarri, la ricerca ossessiva della bellezza e della sfrontatezza e il blackout su cui inciampare.

Nella Juventus, l’uomo che ha giocato più volte il pallone è stato invece Dani Alves (88 tocchi). La differenza numerica identifica una squadra che gioca un certo tipo di possesso rispetto all’altra; la posizione in campo spiega la vera natura del sistema di Allegri, basato sulla creazione di catene semplici che possano innescare le individualità più spiccate. Quindi giro palla basso e arretrato, apertura sugli esterni e palla che dal brasiliano viene smistata su Cuadrado o Khedira, che in assenza di Pjanic ha svolto lavoro di cucitura del gioco accanto a Rincon. La seconda fase è la creazione del triangolo di gioco con Dybala: sotto, nella heatmap dell’argentino, notiamo il suo sbilanciamento sul settore destro, che poi è lo stesso luogo su cui la Juventus ha investito gran parte del suo gioco durante la partita. Come dire: tutto torna.

Altri giudizi individuali e conclusioni

Per il Napoli, da sottolineare la solita partita di livello assoluto di Lorenzo Insigne (91 palloni giocati, solo Diawara meglio di lu, per un’accuracy superiore al 93%) e il buon contributo offerto da Koulibaly, preciso e puntuale nonostante la vicinanza di un Chiriches spesso svagato e sbadato. Il difensore francosenegalese ha chiuso la sua partita con 10 eventi difensivi totali (il migliore nel Napoli) e 88 palloni giocati. Al di là del gol, sempre determinante il contributo di Marek Hamsik alla costruzione del gioco: 3 passaggi chiave e 3 conclusioni verso la porta.

La sensazione che resta guardando la partita di ieri è quella di una superiorità della Juventus. Non tanto tattica e sistemica, quanto di interpretazione di diverse fasi della partita. Anzi, di sfruttamento dei momenti positivi e negativi all’interno di un match. Conosce il gioco, dà sempre le carte. Detta le regole, e vince. Il Napoli ha un dispositivo funzionante dal punto di vista offensivo (nessuno realizzava tre gol alla Juve da novembre) e dal punto di vista difensivo (al 180esimo di due sfide, circa 15 conclusioni concesse alla prima in classifica) assoluto, ma paga ancora una volta blackout individuali e momenti di pessima lettura individuale. Nulla di nuovo rispetto a quanto non sapessimo già.

Il lavoro sul campo di Sarri non riceve nuove indicazioni sul dove e sul come ridurre un gap già più sottile rispetto a quello della scorsa stagione, o rispetto a ottobre scorso. Il modo per farlo davvero sta solo nella testa e nella crescita di questa squadra, che ha limiti grandi esattamente quanto i suoi margini di miglioramento. Perché il limite tra la perfezione e l’imperfezione è così sottile che quasi si confondono.

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