Il nuovo viaggio sulla linea 1 del Napolista. Dieci stazioni visitate. Da Frullone in avanti si viaggia alla luce del sole ma nel silenzio totale
Come promesso, dopo una settimana, siamo tornati in metro per viaggiare di nuovo fino al capolinea. Stavolta, però il nostro viaggio è stato nella direzione opposta, verso Piscinola.
L’inizio del viaggio: Vanvitelli
L’avventura inizia alla stazione metro Vanvitelli, in pieno quartiere collinare. Siamo sul binario alle 8.31. La prima notizia della giornata è che i display sono tornati a segnalare il tempo di attesa tra un treno e l’altro dopo settimane di buio. Quello che abbiamo davanti segnala l’arrivo del prossimo treno tra un minuto. La promessa è rispettata: saliamo sul vagone alle 8.32.
Il treno è pienissimo, naturalmente, data l’ora di punta, anche se in tanti sono scesi proprio a Vanvitelli. L’altoparlante interno, quello che comunica la successione delle stazioni, balbetta, almeno nel nostro vagone.
Medaglie d’Oro: il treno arriva in anticipo
La stazione successiva è Medaglie d’Oro. Entriamo ed usciamo dalla stazione per verificare che sia tutto in regola: trattandosi di stazione abbastanza superficiale in termini di profondità, torniamo sul binario dopo solo un minuto, alle 8.37: il display segnala un’attesa di 3 minuti. Il treno, però, sconvolge tutti arrivando con un minuto di anticipo rispetto alla promessa: siamo di nuovo a bordo alle 8.39. Il viaggio verso Piscinola promette bene.
Montedonzelli: inizia l’abbandono
Prossima fermata, Montedonzelli. La prima cosa di cui ci accorgiamo appena scesi dal treno è che ci sono ben quattro cartelloni pubblicitari vuoti, evidentemente la stazione non ha molto appeal per le compagnie di comunicazione.
Si nota un leggero abbandono, sporcizia varia, un secchio lasciato accanto alla parete ripieno di sporco e di terreno.
Una delle scale mobili in salita è in riparazione: c’è un addetto che se ne sta occupando. Scopriamo, arrivati in cima, che si tratta di una manutenzione programmata.
La scala mobile che utilizziamo per avviarci verso l’uscita procede finalmente senza strattoni ed è stranamente più pulita di tutte le scale mobili viste finora. Arrivati in superficie troviamo uno dei varchi di uscita fuori servizio.
Gli addetti Anm stanno pulendo l’atrio della stazione. Riscendiamo al binario alle 8.46. il display segnala un’attesa di 16 minuti. Sappiamo per certo, per averne visto segnalazione, che intanto, dopo 4 minuti dal nostro primo arrivo, è passato un altro treno in direzione Piscinola.
In più di un quarto d’ora di attesa abbiamo tutto il tempo di guardarci intorno. La copertura del pavimento è danneggiata in più punti, come si vede in foto, i muri sono sporchi e umidi.
Sul binario in direzione Garibaldi passa un treno stracolmo di passeggeri e poi ancora un altro, leggermente più vuoto. Quando arriva il treno, alle 9, il vagone in cui entriamo è vivibile ma ugualmente affollato.
Rione Alto: l’attesa si prolunga
Continuiamo il viaggio fermandoci alla stazione Rione Alto, fermata consigliata per chi debba raggiungere l’ospedale Pascale. Il display segnala che il prossimo treno passerà tra 14 minuti: abbiamo tutto il tempo di uscire e rientrare dalla stazione con calma. La guardiola degli addetti al controllo è vuota. Uno dei tappeti in discesa è fuori servizio senza alcuna segnalazione.
Alle 9.10 siamo di nuovo al binario, mancano ancora 5 minuti al prossimo treno, stando al display. Quattro i cartelloni pubblicitari vuoti, anche qui.
Fatiscenti i soffitti. La stazione è cupa e imbrattata, dà un senso di abbandono come quella di Montedonzelli.
Anche i neon sono opachi e sporchissimi.
Il treno passa alle 9.14 e il vagone è perfettamente vivibile, c’è addirittura un posto a sedere.
Policlinico: niente controlli
Arriviamo alla stazione Policlinico. Qui scendono davvero in tanti, complice la presenza dell’Università. Anche qui la guardiola di servizio è vuota. Il soffitto dell’ultima scala mobile prima dell’uscita è pieno di crepe nell’intonaco.
Siamo di nuovo al binario alle 9.22, il prossimo treno è previsto tra 4 minuti: mentre uscivamo e rientravamo ne è passato però un altro. Anche qui cinque cartelloni pubblicitari sono vuoti.
Il treno arriva alle 9.25: è quasi vuoto, siamo solo in 11 nel vagone che abbiamo scelto perché più affollato degli altri. Situazione assolutamente vivibile cui decisamente non siamo abituati.
Colli Aminei: la luce in fondo al tunnel e il wi-fi
Prossima fermata, Colli Aminei. Il display segnala che il prossimo treno passerà tra 19 minuti, un’eternità. Quando arriviamo alla stazione vediamo gli addetti delle pulizie intenti nel loro lavoro. La fermata è colorata con il tono di giallo e dei mosaici sulle pareti: fanno da contraltare ad essi i mattoni sporchi e anneriti del resto della stazione.
Anche qui muri scrostati e scritte ovunque.
Usciamo e rientriamo con calma. All’esterno troviamo cinque macchine da cui escono studenti accompagnati dai genitori che augurano loro buona scuola. Il binario è molto stretto e non ci sono panchine: in attesa del treno ci sediamo sulle scale. Fa effetto vedere la luce in fondo al tunnel e il wifi funzionante.
Da questo momento, infatti, viene a mancare la profondità del percorso e viaggeremo sempre alla luce del sole. Mentre aspettiamo il treno per Piscinola, ne passano due per Garibaldi. Anche qui ci sono gli addetti che puliscono i binari e svuotano i sacchetti. La cosa straordinaria è che da Vanvitelli a qui, in tutte le stazioni, abbiamo visto gente che leggeva: ad attese lunghe sopperisce la cultura. Il treno passa alle 9.47.
Nuove tinte al nostro viaggio
Da qui in poi il viaggio assume altre tinte. Tanto per cominciare, come già detto, si viaggia in superficie, godendosi i bei raggi caldi del sole di oggi che entrano nei vagoni in corsa. Ma è un viaggio verso il nulla, almeno così te lo presenta Anm: niente tv sui binari, niente filodiffusione, nelle carrozze neppure c’è la voce registrata che segnala la prossima stazione. Potresti stare andando alla fine del mondo o all’inferno. Ci ricorda, per alcuni versi, alcuni tratti del percorso della metro romana verso la periferia. Ogni periferia è paese, anche nella bella Napule.
Frullone: stop ai contatti col mondo
E così arriviamo a Frullone – S. Rocco. Il display ci mette in guardia contro un’attesa di 9 minuti per il prossimo treno. La guardiola, stavolta, è presidiata. Il binario appare molto fatiscente, desolato di certo, ma anche qui gli addetti stanno pulendo.
All’uscita, l’unico tocco che ricorda che Napoli ha una metropolitana dedicata all’arte, è un’opera mosaicata realizzata dalla preside Maria Cristina Gallo e dagli allievi della Rosa Taddei e della Salvo d’Acquisto di Miano, intitolata al Mediterraneo, “culla del pensiero occidentale e della civiltà Europea” (opera posta qui nel 2001).
Siamo di nuovo al binario alle 9.52. Quando arriva il nostro treno è praticamente quasi vuoto: nel vagone siamo in 16. Saliamo a bordo e il display annuncia che il prossimo partirà tra 4 minuti: un andamento totalmente schizofrenico degli orari visto che questo lo abbiamo aspettato 9 minuti.
Chiaiano: il tocco d’arte della sopraelevata
Prossima fermata Chiaiano–Marianella. Guardiola presidiata anche qui. Quando usciamo dalla metro, davanti a noi un autobus di linea scarica una quantità enorme di persone che si dirigeranno sul binario in direzione Garibaldi. L’unico tocco artistico è la sopraelevata che ci sovrasta.
Siamo di nuovo al binario alle 10.03. Tra il treno da cui siamo scesi e quello che aspettiamo sono passati in tutto 5 minuti. Ripartiamo alle 10.06: siamo pochissimi.
Piscinola: dove la metro si ferma come Cristo
Ultima fermata, Piscinola. Da qui il treno riparte a ritroso, perciò non c’è nessuno a controllare che scendano tutti, come ci era accaduto a Garibaldi. Il display sul binario ha smesso di funzionare, nel senso che non comunica più nulla circa il tempo di attesa. A Piscinola il tempo sembra fermarsi, un po’ come Cristo a Eboli.
La guardiola è presidiata da due addetti, un uomo e una donna. Il carnevale è celebrato, almeno in parte, alle pareti.
L’esterno è desolato come il preludio all’ignoto. Non c’è assolutamente nulla. Di notte ce lo immaginiamo completamente in stato di abbandono, alla mercé di tutti.
Ci dirigiamo di nuovo verso il binario. I tornelli sembrano apparentemente tutti funzionanti eppure in due non ci fanno obliterare il biglietto. Gli addetti al servizio sono estremamente gentili e disponibili e ci lasciano passare dopo essersi accertati che abbiamo con noi il titolo di viaggio.
Nel ridiscendere verso il binario ci soffermiamo a guardare dei quadretti alle pareti, unico tocco di colore.
E dove si ferma anche il tempo
Siamo di nuovo al binario alle 10.16, ancora nessuna segnalazione del tempo di attesa. La metro, quando arriva, alle 10.20, è vuota. Ci sediamo e ripartiamo dopo un minuto esatto. Riparte anche la comunicazione con il mondo: l’altoparlante inizia di nuovo a comunicare quale sarà la prossima fermata, come fosse un viaggio a ritroso verso la civiltà. Chiaiano, Frullone, Colli Aminei. Da qui ricomincia il percorso sotto terra ma torna anche la filodiffusione e la tv sul binario. Pensiamo che debba fare un po’ impressione agli abitanti della fascia che va da Frullone a Piscinola sapere di esser considerati indegni di avere la minima segnaletica necessaria, il minimo abbellimento sindacale.
Quattro Giornate: un’installazione permanente
Terminiamo il viaggio a Quattro Giornate: abbiamo un conto in sospeso con una delle scale mobili in salita. Venerdì scorso l’avevamo trovata riparata dopo aver aspettato mesi, ma già il giorno dopo, transitando in stazione, ci era apparsa di nuovo fuori servizio. Eccola lì, davanti a noi, di nuovo out of order, stavolta senza neppure una segnalazione. A Quattro Giornate il fuori servizio diventa installazione permanente.
Stavolta però quasi ci sembra che dobbiamo considerarci fortunati, dopo l’abbandono totale visto in direzione Piscinola. Dove, però, almeno le scale mobili funzionavano, a differenza di quanto riscontrato sulla tratta per Garibaldi.