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Le conclusioni di Pecoraro: «Condotta grave e duratura della Juventus che ha creato un sistema alternativo per l’ordine pubblico»

ESCLUSIVA, LE CARTE DELL’INCHIESTA PROCURA FIGC / La frase clou è: “Voi non create problemi, in specie a livello di ordine pubblico e noi vi facciamo guadagnare con i biglietti delle partite”

Le conclusioni di Pecoraro: «Condotta grave e duratura della Juventus che ha creato un sistema alternativo per l’ordine pubblico»
Andrea Agnelli col presidente della Federcalcio Carlo Tavecchio

Rocco Dominello

Rocco Dominello è figlio d’arte, secondo la procura di Torino. Insomma, come il padre, che adesso sembra volersi “licenziare” dalla ndrangheta, anche il figlio sarebbe, per la procura, un mafioso calabrese. Ci sono le intercettazioni telefoniche e ambientali che suggeriscono che Rocco Dominelli e il presidente della Juventus, Andrea Agnelli, si sarebbero incontrati da soli o in compagnia. È vero che rimane il dubbio che Agnelli sapesse della caratura criminale di Dominello, ma da un certo punto di vista, quello della contestazione della violazione del regolamento sportivo, tutto ciò è ininfluente.

Il primo incontro con Andrea Agnelli

Dominello conferma in un interrogatorio del 3 agosto scorso davanti ai pm torinesi, di conoscere Agnelli: «Io conobbi D’Angelo ad Asti a una cena in cui c’era Andrea Agnelli e anche Claudio Albanese. Divenni suo amico dal 2011 circa, quando fu aperto il nuovo stadio. Frequentai la sede della Juve a partire se non sbaglio dal 2012. Ricordo portai con Fabio Germani e D’Angelo un cesto di Natale ad Andrea Agnelli. Un’altra volta D’Angelo mi portò da Agnelli in piazza Cnl, forse anzi era la prima volta che lo vedevo. In quella occasione mi parlò di abbonamenti alla Juve perché aveva l’idea di azzerare i biglietti di ingresso per i gruppi di tifosi dando invece che i biglietti abbonamenti. Dissi che io non me ne intendevo ancora tanto, infatti gli dissi di parlarne con Ciccio o con Dino. Andrea Agnelli, nell’incontro che ho detto, su un foglio faceva degli schemi che nemmeno capivo del tutto in cui indicava la possibilità di dare ai gruppi abbonamenti, per cui la partita singola sarebbe anche costata meno rispetto al singolo biglietto».

Tale incontro, secondo gli inquirenti, è effettivamente avvenuto presso la Lamse Spa, Holding controllata da Andrea Agnelli, come si deduce dalla telefonata del 4 agosto scorso.
AGNELLI: «cioè si, so che erano lì (inc…) io..io..io.. Ogni volta che li vedevo per.. Quando li vedevo a gruppi..ogni volta che li vedevo a gruppi, scrivevo sempre le cose sui fogli… Perché nella mia testa era per dargli importanza che scrivevo quello che dicevano…
E io li vedevo ogni sei mesi una volta all’anno quindi non è che…».
C’è anche un’altra telefonata intercettata il 5 agosto che conferma l’incontro.

AGNELLI ANDREA: «no ma anche, però venivano, questo 4/4/2013 adesso io non è che, non mi ricordo, ehm, questa è l’unica nota che io ho, poi spesso prendevo, scrivevo, buttavo via eccetera, allora io di un incontro con l’altro, qualcosa mi ricordo voglio dire, e se io gli avessi suggerito di fare gli abbonamenti ci stava, a rigor di logica, però onestamente non ricordo il contenuto, cioè non posso dirti di preciso, però nella mia riflessione generale ci sta, perché vuol dire che loro comprano quello che devono comprare, a noi ci pagano subito e poi gestiscono loro tutto! Chiunque esso sia, cioè voglio dire chiunque si fa un abbonamento può fare questo ragionamento, quindi ci può stare che io, aver visto, ehm, il Dominello da solo, non credo proprio perché anche quando hanno provato a farmi gli agguati (verosimilmente a incontrarlo, ndr) io ho sempre chiesto Ale (Alessandro D’Angelo, capo della sicurezza Juve, ndr) presente, tant’è che Ale gli apre la porta voglio dire, guardano che cazzo ci fai tu? I due viaggiano sempre in coppia, ci può stare che lui sia salito una volta dieci minuti prima dell’altro eh! Ale pensaci anche tu».

D’ANGELO: «Sì».

AGNELLI ANDREA: «perché quell’altro, come abbiamo detto fin oggi tutti quanti, era una persona con la Ale dialogavi, aveva un ragionamento, aveva una capacità manualistica e aveva una capacità propositiva, mentre gli altri tutto questo, tranne i milanesi, non ce l’hanno! quindi che uno abbia fatto delle riflessioni con lui, e poi sia stato seguito dall’altro ci può stare! Ci può stare».

Le conclusioni di Pecoraro

Il procuratore federale Giuseppe Pecoraro affida le sue conclusioni a una valutazione  del gip di Torino, che scrive a pagina 82 dell’ordinanza di custodia cautelare: «Non si può concludere questo capitolo della vicenda senza fare riferimento all’emerso preoccupante scenario che vede alti esponenti di una importantissima società calcistica a livello nazionale e internazionale consentire di fatto un bagarinaggio abituale e diffuso come forma di compromesso con alcuni esponenti del tifo ultras (“voi non create problemi, in specie a livello di ordine pubblico e noi vi facciamo guadagnare con i biglietti delle partite”). Avere consentito, da parte di taluni responsabili della società juventina, un sistema di questo tipo ha determinato, fra l’altro, la formazione di un importante giro di facili profitti su cui (come non era difficile prevedere) hanno messo gli occhi e poi le mani anche le famiglie mafiose operanti in zona, creando (come nel caso in specie) un pericoloso e inquietante legame di affari fra esponenti ultras e soggetti appartenenti a cosche mafiose».

Le violazioni disciplinari

Gli atti del procuratore federale si concludono con il capitolo delle contestazioni delle violazioni disciplinari.
«Le condotte sopra descritte presentano profili di particolare gravità e allarme in ambito non solo sportivo ma anche sociale. Innanzitutto, va rimarcato il coinvolgimento a livello apicale della società Juventus nelle condotte illecite oggetto di interesse, fino al vertice massimo rappresentato dal presidente della società, circostanza che si caratterizza per un particolare valore anche in ragione dell’affidamento insorto all’esterno – nei soggetti appartenenti alle categorie degli ultras e dediti ad affari illeciti, quale l’attività di bagarinaggio – di potersi confrontare e avere diretto accesso alla carica massima della società juventina, o indiretto, attraverso il costante e strutturato contatto con i collaboratori più stretti dello stesso presidente.

«A ciò si aggiunga la notevole estensione temporale delle condotte antiregolamentari, fatto che denota, quindi, la creazione di un’organizzazione di tipo stabile e duraturo, piuttosto che una occasionalità di comportamenti dettati da contingenti ragioni opportunistiche, che ha finito con il dare vita a un vero e proprio sistema alternativo rispetto a quello rappresentato dagli organi statali istituzionalmente deputati alla gestione e al mantenimento dell’ordine pubblico in occasione di eventi sportivi e che ha indebitamente alimentato il business della malavita organizzata.

«Infine, ma non ultima per importanza, la frustrazione di una delle maggiori caratterizzazioni dello sport del calcio, quale quella di essere facilmente fruibile, accessibile a tutti gli appassionati, anche da un punto di vista economico, nel caso di specie evidentemente vanificata dal filtro, tanto necessario quanto inopportuno, rappresentato dalla gestione, da parte degli ultras e di malavitosi, di un notevole quantitativo di biglietti che veniva poi immesso sul mercato a cifre sconsiderate e sicuramente non alla portata di tutti».

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