Maradona è Napoli e a Napoli il passato è una cosa seria. A De Laurentiis andrebbe eretto un monumento ma coinvolgere Diego non sarebbe solo folklore.
Aborro le tesi di Mughini
Sono fortemente tentato di seguire, anzi inseguire, Massimiliano Gallo sullo scivolosissimo terreno della contrapposizione passatisti-progressisti oggetto di uno dei suoi ultimi borbottii dopo aver visto Maradona al San Carlo.
Ma non lo farò, limitandomi a sottolineare quanto sia invece molto smart il possibile coinvolgimento del Pibe nelle strategie del Calcio Napoli come sostiene l’ottimo Fabio Avallone.
Certo, resterei nel campo delle ipotesi di scuola perché sulla durata di questo matrimonio ci sarebbe da fare belle scommesse, viste le peculiarità caratteriali dei due sposi. Con Maradona che cambia idea ogni trenta secondi e De Laurentiis che si incazza ogni trentacinque. Ma chi può dirlo? Conosco coppie messe molto peggio che hanno festeggiano le nozze d’oro.
Comunque, dicevo che sarebbe un buona scelta ed aborro le tesi di coloro che come Giampiero Mughini liquidano gli entusiasmi per lo spettacolo al San Carlo come normali per una città ripiegata su se stessa e con lo sguardo rivolto fisso verso il passato. Aborro.
A Napoli il passato è una cosa seria
Il passato qui a Napoli è sostanza, è una cosa seria. Così come lo è il legame dei tifosi, ma direi dei napoletani in generale e della città tutta con il calcio. È un rapporto fisico, come con un parente, con un cristiano.
Non voglio dire che sia meglio o peggio che altrove. Ma quest’è.
Maradona rappresenta molto di più di un ex campione che torna per l’abbraccio della sua folla. Lui è stato il terminale ultimo di un enorme corpaccione fatto di milioni di napoletani che in quegli anni si sono mossi appresso a lui seguendolo in tutta la sua parabola, dai trionfi alla caduta. Grati per sempre perché in quel periodo magico il movimento che Maradona ha fatto fare a tutta la città è stato un ballo allegro, vincente, sfrenato. Per la prima volta in assoluto. Tutti insieme a ballare con lui, disoccupati e professionisti, democristiani e comunisti, belli e brutti, tutti sulla giostra.
Ripeto, non dico che Napoli per questo è meglio di Torino, Milano o Madrid. Ma qui funziona così.
Perché non provare a metterlo a frutto valorizzandolo invece di trattarlo come un fenomeno folkloristico?
Un equilibrio tra le due anime della città
Maradona è il più grande giocatore di pallone mai esistito, conosciuto in tutto il mondo e legato al Napoli ed ai suoi tifosi che lo venerano come un santino. Perché non provare a fare un pezzo di strada insieme e far crescere più velocemente il brand Napoli a livello internazionale? Non ci vedo nulla di male, anzi.
Personalmente non credo che sia un passaggio indispensabile per la crescita dell’attuale società sportiva. Tutt’altro.
Però male non farebbe se si trovasse un buon equilibrio tra queste due anime. Sarebbe bello per lui e pure per ADL che potrebbe giovarne anche nei rapporti con la piazza. Lo sappiamo che lui se ne fotte, ma non penso che sia felice di questo assurdo clima che lo circonda.
De Laurentiis meriterebbe un monumento
Come ho già detto altre volte, gli andrebbe dedicato un monumento equestre per quello che ha fatto: abbiamo i conti a posto, un rosa infarcita di ragazzini fortissimi che tra 2-3 anni saranno dei veri e propri fenomeni, siamo stabilmente al vertice del campionato e tra un mese sfidiamo il Real Madrid negli ottavi di Champions. Mi correggo, niente monumento equestre: su una biga trainata da quattro cavalli. Ben Hur.
Ma la cosiddetta “piazza”, i giornalisti sportivi e gli addetti (non ho mai capito bene a cosa) non lo sopportano perché lui non se li fila. Non importa che abbia creato una società sportiva modello e vincente: non se li alliscia e allora è un pappone.
Ecco quindi che Maradona, anche se non riuscisse a portare investitori arabi o cinesi, potrebbe servire a ricreare un clima più giusto e sereno intorno al Calcio Napoli. Francamente se lo meriterebbero tutti.
E, allora, provare a coinvolgere Maradona non è passatismo, è marketing. Avanzato.