Tevez ha 33 anni, ma Oscar solo 25. Basteranno i 25 milioni l’anno nel suo conto in banca a dimenticare tutto quello che vuol dire il calcio europeo?
Shangai, centro del calcio
Jackson Martinez, Pellé, Lavezzi. E ora, Oscar e Tevez. La Cina conquista l’Europa e il Sudamerica, anzi fa opera di depredazione. Circolano sempre più insistenti, infatti, le voci che vogliono gli ultimi due grandi campioni, Oscar e Tevez appunto, praticamente già volati in Estremo Oriente. Per loro, ingaggi da favola: il brasiliano del Chelsea, allo Shanghai SIGP, guadagnerà 25 milioni di euro l’anno. Per l’Apache, cifre addirittura superiori: 735mila euro a settimana, circa 3 milioni al mese, nel suo contratto con lo Shenhua, sempre a Shangai. Tocchiamo i 38 milioni l’anno.
Tevez
Una rivoluzione, ovviamente. A cui, noi del Napolista, assistiamo sconcertati. Non tanto per Tevez, calciatore prossimo ai 33 anni e quindi giustamente interessato a monetizzare il crepuscolo della carriera. Certo, non abbiamo mai nascosto un certo desiderio di vederlo in azzurro. Lui, boquense. Lui, per dispetto alla Juventus. Lui, per sostituire in carisma Higuain. Lo vedevamo accanto a Icardi, in una vera e propria coppia dei sogni. È andata diversamente, andrà diversamente. In un modo che non piacerà ai romantici, ma che è facilmente comprensibile. Tevez aveva rinunciato a un grande ingaggio in Europa per tornare a casa, a giocare per il Boca. Un anno e mezzo, poi l’offerta dalla Cina. Irrinunciabile, lo ripetiamo, soprattutto se hai 33 anni.
Il vero problema
Il vero problema è Oscar. Le stesse cose che scrivemmo in un nostro pezzo su Jackson Martinez, poco meno di un anno fa. Copincolliamo, non per risparmiare tempo e lavoro o per autocitarci. Ma perché quello che scrivemmo allora, va bene pure oggi. Per un ragazzo che gioca nel Chelsea, che avrebbe un discreto mercato. E che, soprattutto, ha 25 anni compiuti da pochissimo.
Perché Martinez non ha voluto scommettere ancora su sé stesso, ripiegando su un campionato di livello infinitamente più basso? E se la risposta è, semplicemente, «per soldi», la situazione non è che sia spiegata: perché è incredibile, per chi scrive, pensare che uno stipendio anche 10 volte più alto guadagnato in Cina valga (già) di più rispetto allo status di protagonista riconosciuto nel calcio europeo. Ok la globalizzazione, l’apertura dei mercati, l’Oriente che avanza e il calcio che cambia. Però c’è anche altro, tanto altro: tradizione, identità, autostima. E quelli non si comprano da nessuna parte, né tantomeno si trovano nei 12 milioni e mezzo a stagione che, a quanto pare, l’amico Jackson guadagnerà nella terra della Muraglia. O forse sì, ma questo ognuno lo pensa e lo dice a modo suo.
Sostituite, in questo testo, la parola “Martinez” con la parola “Oscar”. E i suoi 12 milioni e mezzo con i 25 che guadagnerà dal prossimo mese il brasiliano scaricato da Conte. Ecco, la nostra visione non è cambiata. E non si tratta di romanticismo, proprio al Napolista dobbiamo necessariamente abiurare questo termine e questo concetto. Il problema è la Cina. Una cosa è la Russia che ti permette di giocare la Champions, una cosa sono i club gestiti da sceicchi oppure oligarchi. In Premier, in Ligue 1. Un’altra, diametralmente opposta, è un campionato senza sbocchi di visibilità. Tradizione, identità, autostima. E compagni scarsi, aggiungeremmo. Insomma, c’è un limite a tutto. Questa situazione di calciomercato ha ampiamente superato questo limite. Esattamente come gli stipendi che propone.