L’analisi tattica degli avversari di domani: Di Francesco ha dovuto fare di necessità virtù nell’anno dell’Europa League, ora viene a Napoli alla ricerca della solidità perduta.
Vedere al quintultimo posto in classifica, oggi, il Sassuolo fa piuttosto strano. Dopotutto, parliamo di una squadra che lo scorso anno aveva battuto Juventus, Napoli, Inter (due volte) e Milan, concludendo al sesto posto in classifica. E che pure quest’anno era partita alla grande, qualificandosi per i gironi di Europa League e vincendo sul campo quattro delle prime sei gare di campionato. Da lì, l’involuzione dei neroverdi, almeno nei risultati, ha avuto del clamoroso: negli ultimi sessanta giorni, in undici gare giocate tra campionato ed Europa League, un solo successo con il Crotone ultimo in classifica, tre pareggi e ben sette sconfitte.
Messa così, sembrerebbe che la creatura di Di Francesco, che tanto aveva impressionato fino a qualche mese fa, sia letteralmente scomparsa. I fatti però ci raccontano una storia diversa. Nel periodo preso in esame, gli emiliani sono stati a lungo in vantaggio, prima di crollare nel finale, con Milan, Roma e Sampdoria in campionato e con il Rapid Vienna in coppa, lottando alla pari pur sconfitti con la Lazio e, giusto qualche giorno fa, con l’Athletic Bilbao. Il trend in effetti ci illustra quella che, pur non potendo spiegare tutto, appare una grande problematica del Sassuolo: la tenuta fisica. Gli 11 gol subiti negli ultimi 20 minuti, e, in generale, i 16 subiti nei secondi tempi che caratterizzano questa striscia negativa non possono essere un caso. La benzina della preparazione anticipata, se non è finita, è in esaurimento.
Certo, va detto per completezza di informazione che nello stesso periodo i neroverdi hanno anche rimontato il Crotone e pareggiato a Bologna e in casa del Rapid nel finale. Il discorso, dunque, va completato. Al Sassuolo sta mancando l’esperienza nella gestione delle due partite a settimana, e tutto sommato non potrebbe essere altrimenti considerando che 15 elementi sui 25 scesi in campo in stagione hanno al massimo 26 anni (e ben 11 non hanno più di 23 anni).
Per non parlare della sequela di infortuni che sta martoriando la truppa di Di Francesco. Al San Paolo, mancheranno in sei: Pellegrini e Biondini, infortunatisi nell’ultima gara a Bilbao, più i lungodegenti Berardi, Duncan, Letchschert e Sensi. Ma altri nove, a più riprese, sono rimasti ai box per periodi più o meno lunghi lungo tutto questo tribolato avvio di stagione. In pratica, Di Francesco non ha mai potuto schierare la formazione che avrebbe voluto e in più di un’occasione ha dovuto fare i salti mortali.
Il tutto si è tradotto in una perdita di automatismi e di certezze tecniche guadagnate col tempo. Un po’ quello che è successo al Napoli, per molti versi, ma su scala assai più estesa. Basta riguardare, come esempio, il tragicomico gol del 2-2 subito a Genova per rendersene conto. I numeri, però, sono più esemplificativi. Il Sassuolo è la quarta peggior difesa, con 23 reti al passivo (per Sassuolo-Pescara scegliamo di tenere conto del risultato del campo e non di quello del giudice sportivo). Un anno fa, con 40 reti subite in tutto il campionato, quella emiliana era stata la quarta miglior retroguardia.
La fase propositiva ha perso più di qualcosa in fluidità ed efficacia e ce lo racconta il 78,3% di passaggi riusciti, dato migliore in serie A solo di quelli di Cagliari e Crotone, ma le 13 reti realizzate su azione manovrata, sesto dato del torneo (dietro solo a Torino, Roma, Napoli, Juve e Lazio), stanno lì a dimostrare che la qualità del gioco data da Di Francesco non è sparita.
Un anno fa, l’ex giocatore della Roma tenne a battesimo in campionato il Napoli di Sarri. Chi scrive, allora aveva ampiamente previsto, prima del match, la sconfitta degli azzurri, che si trovavano a dover giocare con una squadra che predicava un gioco simile a quello che voleva far attecchire il nuovo allenatore, ma facendolo da molto più tempo e dunque in maniera molto più proficua. I principi di Di Francesco, al di là di infortuni, inesperienza di alcuni giocatori ed episodi poco propizi, sono rimasti gli stessi, anche se con qualche fisiologico adattamento. Il 4-3-3, marchio di fabbrica, di recente è stato addirittura rivisitato con qualche esperimento (poco riuscito) di difesa a tre, ma sarà sicuramente riproposto al San Paolo. Inoltre, gli emiliani tengono molto meno la palla rispetto al passato (49,2% di possesso medio, solo 12esimi in questa graduatoria) e non disdegnano di restare con la linea di difesa piuttosto bassa.
Campetto posizionale medio tenuto dal Sassuolo contro la Sampdoria: il 41% di possesso palla contro i blucerchiati si spiega facilmente guardando il baricentro degli uomini di Di Francesco, che però sono riusciti a non schiacciarsi eccessivamente grazie al lavoro dei centrocampisti.
L’immagine di sopra ci da’ anche una prima chiave di lettura della partita che sarà. Ovvero, una prima linea di pressione avversaria piuttosto alta e portata congiuntamente sia dagli attaccanti che dai centrocampisti. In mediana, le assenze peseranno non poco per Di Francesco, che però proporrà un terzetto a buon impatto fisico e dinamico: ai fianchi del capitano Magnanelli, Missiroli e Mazzitelli metteranno gamba ed intensità. Trovare spazi non sarà semplice come i numeri difensivi suggerirebbero, anche se la prima linea di pressione dovesse essere saltata:
La Samp ha provato una ripartenza affrontando a campo aperto la linea difensiva, che però è rimasta in posizione senza perdere le distanze. Inoltre i centrocampisti sono tornati immediatamente chiudendo tutti i varchi. A Quagliarella rimane solo il tiro da fuori, che proverà di lì a poco.
La fase difensiva del Sassuolo, in generale, soffre più di letture errate, o, peggio, cappellate sciagurate dei singoli che non di reparto, come dimostrano un po’ tutte le reti incassate di recente (su tutte, quelle del suicidio genovese). Qualche piccolo miglioramento si è intravisto già giovedì, con la coppia Cannavaro-Acerbi finalmente riproposta dopo un mese (vero, tre gol subiti, ma due per errate marcature individuali su corner).
Anche in avanti, meglio comunque non sottovalutare il potenziale degli uomini a disposizione di Di Francesco. La mancanza di Berardi si sente, ma c’è chi sta provando a non farlo rimpiangere: Gregoire Defrel, che tra campionato ed Europa League ha già stampato 10 gol stagionali e in serie A viaggia al ritmo di una rete ogni 2,6 tiri nello specchio della porta. Il francese sta giostrando da prima punta ma contro gli azzurri potrebbe agire da attaccante esterno, con Matri prima punta. Improbabile che venga rischiato Politano dal primo minuto, essendosi ripreso da poco dall’infortunio, il terzo attaccante sarà uno tra Ricci e Ragusa. In gran forma soprattutto il secondo, reduce da due gol consecutivi. Occhio alle combinazioni offensive dei neroverdi, da cui il Napoli, chissà, in mancanza di una prima punta di ruolo potrebbe avere qualcosa da imparare:
Sul cross proveniente dalla destra, Ragusa taglia dall’esterno addirittura sul primo palo. Non inquadrato, ad attaccare il secondo palo arriva Pellegrini, un centrocampista. Una situazione che poi, con protagonista Ricci a fasce invertite, si riproporrà sul gol del vantaggio.
Servirà un Napoli attento e dal ritmo costante per tutti i 90 minuti. Anche in grado di gestirsi per sfruttare le defaillances avversarie che sicuramente ci saranno. Un turnover ragionato da parte di Sarri (almeno un giocatore per ruolo) sarebbe opportuno per dare energie fresche alla squadra, anche in considerazione del vero e proprio tour de force da qui fino a Natale. Il piano tattico della partita sarà quello consueto: Napoli a menare le danze. Ma è sbagliato attendersi un avversario che miri primariamente a contenere. L’anima del Sassuolo di Di Francesco non è rinunciataria, dunque servirà concentrazione massima.