Intervista dopo il dissequestro dei terreni: «Sono un uomo di Chiesa, sempre dalla parte degli umili. I veleni non ce li siamo inventati, come sanno Renzi e De Luca».
«Un uomo di chiesa come me non si vergogna di chiedere scusa ai suoi parrocchiani se davvero si convince di aver sbagliato nei loro confronti, ma se io lo faccio prima di me devono farlo tanti altri autorevoli personaggi che mi hanno indotto all’errore».
È una sorta di avviso ai naviganti?
«No, è semplicemente una presa d’atto della drammatica situazione della Terra dei Fuochi che ha avuto e ha tanti medici al suo capezzale».
Don Maurizio Patriciello, il Parroco del Parco Verde di Caivano, non aveva molta voglia di rispondere al cronista petulante ma alla fine ha ceduto. Sa di essere diventato un bersaglio e ora che sono stati restituiti ai contadini i terreni che il parroco insieme a tanti altri compagni di cordata, aveva definito, anche dall’altare, maledetti, mostra di non essere abituato al ruolo perché è sempre stato convinto di essere dall’altra parte, dalla parte di chi ha ragione.
Parroco, come ha accolto la decisione della Procura di Napoli che ha riabilitato i terreni e, di conseguenza, i contadini che li coltivavano?
«Bene, ne sono lieto, un parroco accoglie sempre con gioia la lieta novella».
Ma per tre anni la stessa novella ha seminato odio e alzato steccati di discriminazione.
«Per quanto mi riguarda, io mi sono sempre espresso dopo le pronunce degli esperti. I roghi tossici continuano ancora oggi, la diossina vince sull’aria che si respira, la Forestale ha tirato fuori tanti rifiuti interrati, i pentiti hanno parlato, perché allora chiedete a me?»
Perché forse lei ci ha messo un pizzico di zelo in più, pensi a quel cesto di pomodori deposto sull’altare e offerto come un cesto di fiori maledetti ha fatto il giro del mondo.
«Io, lo ripeto, ho parlato dopo che la Forestale aveva denunciato e dopo che il ministro aveva visitato la Terra dei Fuochi proteggendosi con la mascherina. Mica lo ha fatto per puro desiderio di esibizione e allora perché venite a chiedere il conto a me, tra l’altro alla vigilia del processo per il barbaro assassinio della piccola Fortuna. Oltre il problema dei terreni liberati qui c’è un mondo che ci crolla addosso e questa vicenda mi tormenta».
È disposto a chiedere scusa ai contadini?
«Se verrà dimostrato che i contadini sono stati ingiustamente colpiti dovranno essere risarciti e chi ha commesso errori dovrà pagare. In questo senso non ho dubbi perché un parroco agisce sempre per e non contro la sua gente e poi non dimentichi che io sono andato in seminario a trenta anni dimettendomi dall’ospedale dove lavoravo come capo reparto. L’ho fatto certo per seguire la vocazione, ma soprattutto per dare una mano agli ultimi».
Nessun problema, quindi, a chiedere scusa ai contadini?
«Torno a ripetere che sono disposto a tutto per il bene della mia comunità, ma se lo faccio devono farlo anche tanti altri che stanno ben più in alto di me».
Don Maurizio, facciamo qualche nome?
«Non mi tiro indietro e per essere più convincente parto dal gradino più in alto, quello del presidente del Consiglio. Del quale sono amico perché non mi ha mai fatto mancare il suo aiuto».
Ma che c’entra Renzi con i contadini messi al bando per tre anni?
«Conta, altro se conta. Quando lo incontrai alla Reggia di Caserta riuscii a parlargli un attimo da solo e gli dissi: “Matteo, qui le cose vanno sempre peggio, ma tu sai che tra i veleni che vengono dissotterrati ce ne sono molti che vengono dalla tua Toscana”»?
E lui cosa rispose?
«Lo so Maurizio, sono le concerie. Questo per dire che su questa storia nessuno può dire di essere esente da colpe».
Un altro nome?
«Quello del governatore Vincenzo De Luca. Quando gli ho parlato dello spreco denaro pubblico nella Terra dei Fuochi, lui mi ha risposto in una maniera che la dice lunga: che vuole parroco, con tanta disoccupazione in giro. Che posso dire, devo limitarmi a chiedere giustizia per chi abita in questa terra. La Regione, qualche giorno fa, ha stanziato altri fondi, è una somma cospicua, speriamo che l’impiego sia funzionale alle esigenze drammatiche di questo territorio. Qui non ce la facciamo più».
Anche risarcendo i contadini per i danni che hanno subito in questi tre anni?
«Perché no? L’ho già detto, è un loro diritto».