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Il salto in alto “alla Fosbury” doveva chiamarsi “alla Fink” ma alla Germania dell’Est non piaceva

Fu lui a inventare il salto di schiena. La Faz racconta l’incredibile storia. Il regime lo pose davanti a un aut aut e lui scelse di fare lo stuccatore

Il salto in alto “alla Fosbury” doveva chiamarsi “alla Fink” ma alla Germania dell’Est non piaceva
Italy's Gianmarco Tamberi competes in the men's high jump final during the European Athletics Championships at the Olympic stadium in Rome on June 11, 2024. (Photo by Andreas SOLARO / AFP)

“Dicono che salto in modo troppo strano”, diceva Roland Fink. Non rientrava nei canoni della Ddr ed  era considerato un “rivoluzionario”. Non sapeva nemmeno lui quanto. Era il 1963 e poco dopo la sua carriera sportiva, la sua – embrionale – rivoluzione finì prima ancora di iniziare. L’avessero lasciato fare oggi la tecnica di salto in alto “alla Fosbury” si chiamerebbe “alla Fink”. Insomma, fu lui ad inventarla, mica l’altro. Solo che era nato dalla parte sbagliata del muro.

Fink, racconta la Faz, aveva sviluppato da autodidatta il proprio stile di salto. Perché non riusciva a competere saltando con il “Rollstil” o “Wälzer”, come veniva chiamata la tecnica comune in Germania all’epoca. E allora lui prese a sorvolare l’asticella alla Fosb… ehm… alla Fink. All’indietro. Di schiena.

In una gara del 1959 nell’Uckermark, quando aveva 17 anni, fece scalpore per quello stile così particolare. E l’anno dopo superò 1,80 metri diventando il campione giovanile della DDR. Mentre prestava servizio militare vinse la medaglia di bronzo ai campionati a squadre della DDR allo Stadio della Pace di Lipsia nel 1963, arrivando a 1,93 metri.

Ci sono le prove, ovviamente. Uno dei suoi compagni dell’epoca, Peter Riedel oggi ha 82 anni e gode ancora di buona salute. E’ il padre del cinque volte campione del mondo del disco Lars Riedel, e all’epoca scattò molte foto a Fink.

Richard Douglas Fosbury ebbe più fortuna, e nel 1963, allora sedicenne, arrivò a provare lo stile che lo avrebbe reso immortale. Nel frattempo Fink in patria era stato ostracizzato. E quando, a metà degli anni 60, dovette scegliere tra lo sport agonistico – sinonimo di impegno come soldato – e l’attività di stuccatura del padre, la sua decisione ricadde a favore dell’artigianato. In linea d’aria, 8.300 chilometri più a ovest, a Portland, nell’Oregon, Dick Fosbury continuava a lavorare in segreto sulla sua tecnica di salto in alto, che poi avrebbe eseguito davanti al mondo alle Olimpiadi del Messico del 1968.

Peter Riedel guardò quei Giochi in televisione. E si chiedeva perché la leggenda del giornalismo della Germania dell’Est Heinz Florian Oertel facesse tante storie sullo stile di salto di Fosbury. L’aveva già visto fare, da anni, al suo vecchio amico Fink.

Fosbury è morto nel 2023 all’età di 76 anni. Ogni atleta lo conosce, il suo nome è ancora considerato sinonimo de “La” tecnica del salto in alto. Fink ha avuto successo come stuccatore e ha dedicato tutta la sua vita al suo secondo passatempo: la pittura. È morto nel 2017 all’età di 75 anni. Al di là Dell’Uckermark, nessun lo conosceva, ma almeno lì era considerato una “leggenda dello Sport”. Riedel ne ha fornito la prova fotografica. 

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