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Il Napoli ha perso meritatamente, ma quanti errori individuali…

Una partita sbagliata, però, le cappellate dei singoli – Koulibaly, Hysaj, Gabbiadini, Jorginho – sono state decisive. E spiegano l’interpretazione di Sarri nel dopopartita.

Il Napoli ha perso meritatamente, ma quanti errori individuali…

Di solito, dopo la partita, scrivo un pezzo di getto su cose e/o fatti e/o persone che mi hanno colpito. Non a caso, #HovistoMilik dopo Napoli-Milan e poi dopo Dinamo Kiev-Napoli e dopo Napoli-Bologna. Mi è successo anche in altri casi, e oggi non posso esimermi. Solo che farò una compilation, ed è ovviamente a tema horror. Come questo Napoli, che come squadra ha colpe almeno pari a quelle dei calciatori che hanno sbagliato in singoli episodi o giocate specifiche.

Chiariamo questo, prima di cominciare: si è perso tutti insieme, Sarri e i suoi ragazzi, schiacciati in quasi tutte le cose del campo da una Roma ordinata e precisa. Due doti che non c’entrano niente con la fortuna, con l’episodio. Quello viene dopo. 

E il dopo viene quando all’improvviso, al 43esimo del primo tempo, il tuo calciatore con l’hype internazionale più certo e verificato decide di tenere palla e rallentare la ripartenza sull’unico uomo in campo in grado di tirarsi lo spunto con lui. Anzi, probabilmente Mohamed Salah è uno dei pochi al mondo che fisicamente è al pari di Koulibaly, pur se strutturalmente diverso. Più che l’errore tecnico in sé, Kalidou sbaglia questa valutazione, non considera questo aspetto. Dopo, è come quando togli una carta dal castello: cadono tutte le impalcature, una per una. Piano piano. Il gol di Dzeko è una conseguenza, e siamo 0-1. Un risultato che il Napoli avrebbe meritato, forse. Ma che premia oltremodo la Roma. Chi capisce la sottigliezza di questo concetto ha capito anche il senso di questo pezzo.

La stessa identica cosa succede sul secondo gol di Dzeko. Un cross tagliato da calcio piazzato, Hysaj si accoppia al bosniaco (primo errore di valutazione) e poi pensa di poterne contenere la stazza. Edin Dzeko. Probabilmente, il centravanti più fisicato dell’intera Serie A. Non è tanto il concetto di marcatura da dietro, che di per sé è già errato, ok. Quanto il fatto di averlo applicato nel momento sbagliato e contro il calciatore sbagliato. Inutile andare a cercare in campo, è tempo perso: forse, Dzeko è l’unico tra i 22 in campo (Manolas e Maksimovic a parte) in grado di tenere bene i duelli aerei corpo a corpo. E siamo 0-2, stessa cosa di sopra. Meritato per il Napoli. Anzi, meritatissimo. Per la Roma, non so.

Poco prima di questa roba qui, però, è successa un’altra cosa. Non so in quanti l’hanno notata. Anzi, lancio un sondaggio online tra chi mi avrà onorato di una lettura. Vi ricordate uno dei pochi momenti prima dell’1-2 in cui il Napoli è riuscito a verticalizzare? L’inizio del secondo tempo, siamo ancora 0-1. Se non ve lo ricordate, leggete e fidatevi: è successo. Praticamente, il Napoli indovina bene il gioco a due sulla fascia sinistra e permette a Ghoulam di avanzare un po’ palla al piede, pure con un bel corridoio davanti per il passaggio filtrante. Siamo spostati sulla sinistra, diciamo all’altezza di centrocampo ma un po’ prima. Il 3-4-1-2 della Roma, e quell’1 non è un trequartista ma il marcatore di Jorginho, viene saltato e permette al terzino (Faouzi, in questo caso) di servire il pallone in avanti, appoggiarlo sull’attaccante e costruire la classica manovra armonica del Napoli. Ghoulam fa proprio questo. Lo fa bene, preciso, con un tocco basso e veloce e ben orientato. Solo che Gabbiadini non c’è. Semplicemente. È scattato in profondità, probabilmente in fuorigioco. Comunque, in ogni caso, alle spalle del difensore. Un movimento senza senso, soprattutto su un pallone che parte da una zona non centrale. Soprattutto quando a fare il lancio è Ghoulam. Soprattutto quando – e questa è la frase che ho in mente fin da quel momento – sei il centravanti del Napoli. Ovvero, una squadra che non verticalizza nello spazio, ma sui piedi. A meno che non ti chiami Milik, il lancio te lo fa Hamsik e tu segni con un pallonetto. Quella, purtroppo o per fortuna, è un’altra storia.

La fotografia della partita di Gabbiadini è tutta in questo episodio qui, che è un errore individuale e di valutazione del contesto. Vedere quel pallone stoppato dal difensore centrale della Roma (forse Manolas, forse Fazio) senza alcun tipo di problema è stata una cosa tremenda, bruttissima. Non voglio cercare il video, non voglio pensare di dover rivedere questa cosa. Quindi, potrebbe anche essere frutto della mia fantasia. Se volete credermi, bene.

L’altra foto è il tiro di Jorginho all’ultimo minuto. Ce ne sarebbe un altro, nel primo tempo, ci sarebbe la sua terrificante punizione/cross nei primi minuti. Insomma, ci sarebbe da raccontare frame by frame il peggior Jorginho dell’anno, forse di sempre. Però, quel tiro è come tutte le altre cose di cui abbiamo parlato. E anche di più. È un errore di valutazione per il contesto, e stavolta il contesto era un sé stesso. Jorginho proprio lui, che non aveva capito quanto questa non fosse la sua giornata. Quanto non fosse la giornata del Napoli. Un tiro alto dopo la buonissima azione di Mertens, a tu per tu con la porta e con il portiere della Roma già battuto. Un emblema, di questo Jorginho e di questo Napoli.

Un Napoli che ha perso, meritatamente. E questo capita, a tutti. Solo che, stavolta, il Napoli ha fatto di più: gliel’ha anche regalata, questa vittoria, alla Roma. Un’aggravante? Forse sì, ma rileggendomi ho capito quello che ha detto Sarri nel postpartita: «Ero più preoccupato dopo Bergamo». Quello che volevo dire io in questo pezzo. Il Napoli ha perso meritatamente anche quindici giorni fa, ma non gliel’ha regalata. Oggi sì, ed è già un primo passo avanti. Piccolo, forse. Che non consola, questo è sicuro.

Ps. «Senza centravanti è dura. Non lo scrivete più che il Napoli è uscito più forte dal mercato!!?». Ho letto questo commento sotto il pezzo di cronaca/commento della partita. L’ha scritto un mio omonimo, il signor Alfonso De Vito. A cui vanno i miei ringraziamenti per lo spunto. A Bergamo, quindici giorni fa, il Napoli aveva “un” centravanti. Milik. Abbiamo perso, comunque. Continuo a capire, sempre di più, quanto abbia voluto esprimere Sarri nel dopopartita di oggi. 

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