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Con quel turnover un po’ così che ha il Napoli di Sarri prima di andare in Champions

Con quel turnover un po’ così che ha il Napoli di Sarri prima di andare in Champions

Un articolo che abbiamo pubblicato oggi, sul Leicester e lo scarso turnover applicato da Ranieri con la sua rosa, ha scatenato il popolo dei commenti e ci ha invogliato a vedere come si sono comportate il Napoli e le altre squadre del nostro campionato. È un riferimento importante perché tocca un tema importante, quello della gestione dell’organico. E che riguarda da vicinissimo proprio il Napoli i cui numeri in relazione a presenze e minutaggio sono molto vicini a quelli delle Foxes. 

La squadra di Sarri è quella che in serie A ha utilizzato il minor numero di giocatori. Solo 23, addirittura undici in meno rispetto alla squadra che detiene il primato in questa particolare classifica, il Carpi. I titolarissimi del Napoli sono tornati, e questo è fuori di dubbio. Anche perché, analizzando i dati dei minuti giocati, notiamo subito il grande differenziale tra gli undici sempre schierati da Sarri (la formazione tipo, non c’è bisogno di scriverla) e gli altri componenti della rosa: i titolarissimi con meno minutaggio, Insigne e Allan, contano rispettivamente 2312 e 2292 minuti giocati. Il dodicesimo uomo, Dries Mertens, mette insieme 832 minuti in 27 presenze. In mezzo, 1440 minuti che distruggono due anni di turnover ragionato, scientifico, portato avanti da Rafa Benitez. Poi, quelli che sono stati i due “titolari aggiunti”, le prime riserve in caso di forfait: David Lopez (714 minuti) e Chiriches (607). Tutto il resto dei calciatori scendono sotto la soglia dei 500 minuti in campo.

Ognuno può giudicare o valutare questi numeri come crede, ma non può contestare l’inoppugnabilità della classifica e dello score degli azzurri: da quando Sarri ha impostato il sistema di gioco che caratterizza ancora il Napoli, e ha “indovinato” quello che poi sarebbe diventato l’undici base (Napoli-Bruges, prima giornata del gironcino di Europa League), ha messo insieme 28 vittorie stagionali in 39 partite, con 6 pareggi e 5 sconfitte. 87 gol fatti, 27 subiti. Una percentuale di successo vicina al 72%, con una media gol fatti di 2,23 a partita e con 0,69 reti subite ogni novanta minuti. Un rendimento eccellente, con un solo periodo negativo di cinque partite senza vittoria (il febbraio nero, da Juventus-Napoli fino a Fiorentina-Napoli) e alcune cadute isolate (Bologna e Udine). Un rendimento da scudetto certo, o almeno da lotta punto a punto per vincerlo, se non fosse per il ritmo indiavolato della Juventus. 

Più che la critica senza fondamento a un “necessario turnover che è mancato” (oggi Repubblica Napoli scrive di un De Laurentiis non proprio contento dell’allergia di Sarri al turnover), ha senso confrontare la gestione dell’organico di Sarri e quella di Massimiliano Allegri. Perché, lo ripetiamo, senza questa Juventus il Napoli sarebbe quasi certamente primo in classifica. Il tecnico bianconero ha dovuto preparare, durante la stagione, un numero di partite praticamente identico a quello del collega Sarri: escludendo la Supercoppa agostana, che comunque ha avuto un peso determinante nella preparazione della stagione bianconera, la Juventus ha giocato appena due partite in più rispetto al Napoli. Vale a dire, le due semifinali di Coppa Italia con l’Inter. Stesso numero di partite in campionato, nella prima fase europea e appena due match nella fase ad eliminazione diretta delle coppe europee, causa Bayern e Villarreal. Differenza quasi invisibile, quindi, se non fosse per il “peso” delle partite europee giocate nei mesi invernali: la Juventus ha dovuto affrontare Manchester City, Siviglia e Borussia Moechengladbach; per il Napoli, invece, avversari di tutt’altra pasta come Bruges, Legia Varsavia e Midtjylland.

Il confronto con i bianconeri parte da un dato: quello sui calciatori utilizzati in campionato. Un dato viziato, per i bianconeri, che dice 27 ma tiene conto anche di Coman, Isla e Llorente, ceduti dopo aver giocato la prima partita in casa contro l’Udinese. Quindi, sono in realtà 24, appena uno in più del Napoli. La differenza la fa l’analisi del  minutaggio. Allegri ha fatto ruotare molto di più i suoi uomini: 14 calciatori sopra i 1000 minuti in campionato, con Alex Sandro 14esimo con 1238. Più Sturaro a 915, Rugani a 721 e Pereyra a 701. Altri cinque calciatori sono tutti intorno ai 500 minuti, dai 598 di Hernanes fino ai 448 dell’infortunati Caceres. Solo Asamoah, pure lui al rientro da numerosi guai fisici, arriva a 399 minuti. Ovviamente, i numerosi infortuni patiti dai bianconeri hanno inciso molto sul turnover quasi obbligato di Allegri ma è innegabile che la rosa bianconera sia più profonda di quella del Napoli soprattutto dal punto di vista qualitativo. 

Questa considerazione è come una medaglia, ha due facce: una scelta più ampia dal punto di vista qualitativo, al netto degli infortuni, ti invoglia a ruotare di più i tuoi uomini, non ti scoraggia a cambiare formazione; d’altra parte, però, c’è anche una riflessione condivisibile fatta da Sarri che avrà presumibilmente pensato di aver trovato la formula giusta e di poter fare turnover solo nelle partite in più rispetto a quello che, nel frattempo, era giocoforza diventato l’obiettivo principale. Vale a dire, il campionato. E così è stato fatto, con i maggiori cambi di formazione in Coppa Italia contro Verona e Inter e nelle sfide di Europa League. Con risultati negativi, e anche questo è inoppugnabile.

Quindi, in conclusione, viene da dire che il Napoli ha avuto l’organico giusto e l’ha usato nel modo giusto per poter vincere lo scudetto. Può ancora succedere in un campionato in cui la Juventus fa 61 punti su 63 nelle ultime 21 gare. Però è mancato nelle altre competizioni dove il turnover a un certo punto si impone e dove hanno dovuto giocare calciatori che, risultati alla mano, non sono stati all’altezza dei titolari. Il gioco dei se, in caso di maggiore utilizzo delle riserve, non ha ragione di esistere: il “se Gabbiadini avesse giocato di più in campionato, avrebbe segnato contro il Villarreal” ha lo stesso identico valore del “se in campionato avesse giocato Gabbiadini col Carpi, il Napoli avrebbe pareggiato”. Assolutamente zero. Però, con una Champions che si approssima, una riflessione è d’obbligo. Perché il Leicester avrà giocato anche 37 partite stagionali utilizzando solo 23 giocatori, come il Napoli, e sarà pure in testa al campionato. Ma nel frattempo è stato eliminato in Fa Cup e League Cup. Che non sono la Champions League. 

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