Fancisco Bosoletti, giovane artista argentino di street art, si prepara a riprendere il lavoro di Resis-tiamo il murales che sta realizzando sulle mura della basilica di Santa Maria della Sanità, che insieme al murale realizzato dall’artista Tono Cruz proprio di fronte (i volti dei bambini del rione) fa parte del progetto Luce promosso dall’associazione “Il fazzoletto di perle”. Resis-tiamo è un unicum, il primo murales in Italia realizzato su di una chiesa e come tutte le opere di Bosoletti nasce da una vera e propria riflessione che avvolge il genere umano, una testimonianza della lotta che quotidianamente si vive nel quartiere e che con l’amore può essere vinta. I due giovani stretti in un abbraccio, sono infatti due napoletani che hanno affrontato e vinto la malattia grazie al loro amore.
Non è la prima volta che Bosoletti è a Napoli per arricchire la città con la sua opera, aveva pensato di dipingere qui quando seppe dell’incendio a Città del Scienza, ma all’epoca non ci riuscì. È tornato la scorsa primavera e ha realizzato “La donna del Giardino”, “Le ombre di Napoli” e “Parthenope” a Materdei. Oggi sta per terminare Resis-tiamo, pantaloncini corti e maglietta, sorride a tutti mentre mischia i colori e prepara i pennelli. Saluta gli abitanti del quartiere che lo aspettano per vederlo all’opera, c’è chi insiste che vorrebbe tanto aggiungesse dei cani “perché ci starebbero bene”. Sembra un ragazzo del posto, un ragazzo della Sanità. Mentre sale sull’elevatore, cuffie alle orecchie, passa suor Rosetta che si sbraccia per salutarlo: «Ha degli occhi azzurri e limpidi che mi sembra di potergli entrare dentro, è un gran bravo ragazzo – racconta- La motivazione della sua arte, che la bellezza va fatta circolare nel mondo, ci riempie di gioia e entusiasmo».
Questa sera alle 19, in concomitanza con i festeggiamenti per San Vincenzo, è prevista l’inaugurazione del murales , interverrà anche il sindaco de Magistris, ma forse l’opera non sarà ancora completa.
Francisco si ferma, fa caldo, «ieri ha terminato tardi» racconta ed è esausto. Si siede al bar con i ragazzi del quartiere, chiacchiera con loro. Si parla di cibo. «Ho messo sicuramente qualche chilo in questi cinque giorni – confessa – si mangia troppo bene e le persone sono ospitali. Sembra di stare a casa se non fosse che io vengo da un paese piccolo rispetto a Napoli». Da quando è arrivato, fanno a gara per invitarlo a casa. «Tutte le ragazze sono impazzite per lui – ci dice il parroco Padre Antonio Loffredo – ma lui è fidanzato ed è fedele. Un ragazzo solare che si è subito integrato e ha legato con tutti, soprattutto con i giovani che lavorano nelle nostre associazioni e condividono con lui l’idea di arte che salva il mondo. Penso che si possa annoverare tra gli artisti che creano arte generandola con la gente del quartiere. Comprende che l’arte è bene comune, è libero e lo offre come dono. In questi giorni ho conosciuto anche la sua maestra delle scuole elementari che era in Italia e appena ha saputo è venuta per incontrarlo. Mi ha raccontato che era molto bravo a disegnare, ma non ha capito a cosa poteva portarlo quella sua capacità finché non è arrivato in Europa. Da allora non ha mai smesso di dipingere e di regalare la sua arte».
La pausa è finita, si torna su, Francisco rimette le cuffie: «Mentre dipingo ascolto sempre la musica per concentrarmi (oggi Calle 13, un gruppo sudamericano), poi qui è necessario per il traffico e il rumore dei motorini». Mentre l’elevatore si prepara, si continua a parlare di cibo, taralli e parmigiana di carciofi. «Prima di partire, un’amica di Napoli ci ha augurato buona fortuna perché dovevamo venire alla Sanità, – racconta Lorenzo che segue Francisco e altri artisti come lui per immortale con video e foto il suo lavoro – invece i ragazzi ci stanno portando in giro a scoprire la città, un tour soprattutto gastronomico, stiamo benissimo. Ci hanno adottato, ogni sera siamo a cena a casa di qualcuno e a pranzo a volte ce lo portano direttamente qui. Francisco è un ragazzo semplice, si vede subito, 27 anni ma sembra un ragazzino, non si atteggia a superstar. Ci siamo incontrati due anni fa a un festival a Gaeta e oggi potrei dire che è quasi un mio amico».
È quasi ora di pranzo, il quartiere si prepara alla pausa, le prime saracinesche di abbassano, il murales è quasi pronto. Lui, comunque, aveva già deciso di restare a Napoli, forse fino al 15, intanto domenica sarà al San Paolo a vedere Verona-Napoli, del resto anche lui è argentino!