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Gonzalo Higuain, le vie del gol sono infinite

Gonzalo Higuain, le vie del gol sono infinite

Partiamo dalla fine, stavolta. Come se avessimo già sviluppato l’analisi, visto i video, scritto i testi: Gonzalo Higuain è mostruoso. Nel senso di completezza, bellezza, killer instinct quando si tratta di dover fare gol. Chi scrive ha avuto la fortuna di veder giocare a Napoli due attaccanti come Higuain e Cavani. Non è possibile immaginare due modi più differenti di essere centravanti: l’uruguagio è una specie di robot in carne e ossa, atletismo ed elettricità collegate sulla frequenza del gol da segnare in tutti i modi; l’altro, invece, riesce a depotenziare un famoso slogan pubblicitario. Sì, perché Higuain è potenza e controllo, è eleganza e risolutezza. È la bellezza dell’arte pallonara aggiunta ad un ruolo, a delle zone di campo, dove in realtà servirebbe meno. Poi, grazie a Higuain, ti accorgi che invece serve, eccome. 

Le cifre nude e crude dicono tutto e non dicono niente: 26 gol in 28 partite, roba da fantascienza. Un gol ogni 84 minuti. E poi, la completezza di cui abbiamo già parlato: 15 di destro, 8 di sinistro, 2 di testa. Un altro, contro la Lazio all’Olimpico, con una parte ancora indefinita del corpo. Higuain segna in tutti i modi possibili in una squadra costruita intorno a lui. I due soli gol di testa non sono ovviamente un caso: basti pensare che il Napoli, in tutto, ne ha realizzati appena 4. Higuain salta e segna di testa quando e quanto la sua squadra gli permette di farlo. Non è il suo fondamentale migliore, e quindi bisogna battere altre strade. Noi, per l’appunto, ci siamo chiesti proprio questo: come segna Higuain? Quali tipi di movimenti ci sono alla base di questa messe di gol? Vediamoli.

Parte prima: i gol di squadra.

La prima tipologia di gol che esaminiamo è quella delle azioni che nascono da una situazione evidentemente studiata in allenamento. Ghoulam-Higuain è la direttrice utilizzata per pareggiare contro il Chievo, in un gol del tutto similare a quello realizzato a Verona nel match di andata. Ecco il frame: in giallo i movimenti del Pipita, in rosso la traccia della palla.

Il terzino algerino aggredisce la fascia mancina e “legge” in anticipo il movimento del centravanti argentino, bravo a tagliare alle spalle di Cesar e a crearsi da solo l’opportunità per la battuta a rete. Il sinistro al volo è una sentenza per Bizzarri. Il frame del gol realizzato nella sfida di sabato scorso ci racconta di una situazione analoga, con Ghoulam che spinge fino quasi alla linea di fondo e poi cerca Higuain con un passaggio arretrato, che taglia l’area per aprire lo specchio della porta alla conclusione del Pipita.

In questo caso, Higuain non anticipa di netto (ancora) Cesar ma gira intorno al suo movimento a coprire un cross che, nella sua lettura, è destinato sul secondo palo. Ghoulam, che evidentemente conosce le caratteristiche di Higuain, sa già che l’argentino non cercherà di chiudere sul pallone lungo e quindi sfrutta l’altra errata lettura di Frey per trovare Higuain, da solo, in area. Il tiro diventa semplice perché a quel punto Cesar è troppo avanti e può intervenire solo in scivolata. Inutilmente, tra l’altro: Higuain è una sentenza. 

Un altro gol più simile a quello realizzato sabato è il 2-1 al Sassuolo. La palla arriva sempre da sinistra, ma stavolta l’assistman è Marek Hamsik.

Higuain opera più o meno lo stesso movimento che ha eluso la guardia di Cesar, ma qui lo fa con l’ausilio di una finta. Il cross di Hamsik arriva dopo che l’argentino ha già evitato, con una leggera spinta, la marcatura di Ariaudo; il difensore del Sassuolo, una volta perso il contatto fisico con l’argentino, perde il riferimento e viene dallo stesso Higuain sul lato interno e dal pallone crossato da Hamsik dall’esterno. Il piattone di destro sul secondo palo è la ciliegina sulla torta di un movimento da perfetto centravanti, che pur combattendo in area in inferiorità numerica riesce a sfruttare l’ingenuità del marcatore diretto e a trovare la via della rete.

Accanto a questi gol che potremmo volgarmente definire di rapina, c’è la seconda macrocategoria: gol nati da verticalizzazioni. Il primo esempio, in ordine temporale, è quello delle due reti di Napoli-Sampdoria. 

Qui la Sampdoria commette un errore da scuola calcio, con una difesa che, semplicemente, non esiste perché non tiene la linea. Insigne è bravissimo a leggere il taglio di Higuain alle spalle del centrale blucerchiato, mentre il Pipita resta freddo e batte Viviano con un tocco sotto in diagonale.

La difesa di (fu) Zenga, qui, fa ancora peggio. Il taglio di Higuain non è neanche alle spalle del suo marcatore, perché il marcatore resta alto a sostenere una linea difensiva che, ancora una volta, non c’è, e dimentica completamente il centravanti argentino. Il passaggio di Allan è bello ma semplice, più difficile è invece il tiro in diagonale del Pipita, che compie una torsione col busto e batte ancora Viviano sul palo lontano. 

Il prossimo gol simile arriva nella sfida Napoli-Udinese, e pure questo è un dato che va registrato. In un articolo pubblicato qualche giorno fa, avevamo sottolineato come il Napoli avesse cambiato modo di attaccare dopo che dopo che le squadre avversarie avevano in qualche modo capito che non giocare serrati contro questa squadra, possedendo valori tecnici troppo dissimili verso il basso (la Fiorentina può giocare a viso aperto contro il Napoli, insieme a Juventus e forse Roma; le altre no), voleva dire andare incontro a sconfitta certa. Quello realizzato al San Paolo contro i friulani, undicesima giornata del girone d’andata, resta l’ultimo gol su azione manovrata (non ripartenza) in cui Higuain si ritrova a poter calciare dopo una verticalizzazione. 

Il tiro, ovviamente, finirà la sua corsa in porta dopo aver toccato il palo alla sinistra di Karnezis.

Ultima categoria dei gol da analizzare è quella che nasce dal rapporto ormai strettissimo con Lorenzo Insigne. I due hanno una convivenza particolarissima, come un marito e una moglie che si amano ma che non riescono a smettere di litigare: i loro scontri nascono soprattutto quando il folletto di Frattamaggiore vuole mettersi in proprio e andare in porta da solo. Quando vanno d’accordo, però, e si trovano lungo splendide linee di passaggio, disegnano cose così:

L’Empoli ha una difesa organizzata più o meno come quella azzurra. Una volta saltata la prima linea di pressione, compattamento degli uomini con scivolamenti sulla zona del pallone. Qui Insigne viene accerchiato da tre uomini, ma riesce comunque a trovare lo spazio per infilare un meraviglioso pallone d’esterno. Errore di Camporese, che guarda solo la palla e non segue la traccia dell’inserimento di Higuain. L’argentino prende bene il corridoio e trova l’impatto con la palla di testa. Tutto molto bello.

Parte seconda: i gol in azione personale

Il resto dei gol di Higuain è la risultanza di quelle che sono le sue doti atletiche e tecniche. Certo, la squadra ha un suo peso fondamentale anche in queste realizzazioni, ma la vera forza dei grandi campioni è proprio quella di saper segnare anche nei momenti in cui i calciatori che corrono intorno a te non riescono a darti la possibilità di essere decisivo. Il più bello di questi è senza dubbio il primo realizzato con la Lazio.

Palla passata male, all’indietro, dai difensori biancocelesti; protezione della sfera col corpo, pallone che gira intorno a Hoedt insieme al corpo del centravanti argentino e tiro di prima sul primo palo con Marchetti immobile. Un capolavoro. Che, nel tiro più che nella costruzione, ricorda a chi scrive questo gol qui di Diego Armando Maradona.

Il resto dei gol vive su dinamiche diverse: la progressione su errore di passaggio dell’avversario (l’altro gol con la Lazio, quello con la Juventus o a Genova con la Sampdoria), la corsa solitaria in contropiede (la seconda rete a Bergamo e contro l’Inter), ma soprattutto le azioni personali travolgenti. Le due più belle: Bologna e Frosinone.

Gran palla nel corridoio di Hamsik, Higuain la stoppa e con lo stesso tocco se l’allarga verso destra per eludere la chiusura di Oikonomou. Solo davanti a Mirante, trova l’angolino con un tiro potente di destro. 

Apertura palla al piede verso la fascia destra, dribbling a rientrare e ulteriore finta, col destro, per mandare a vuoto il ritorno di Chibsah e l’uscita un po’ così di Zappino. Facile, data la scarsa consistenza della difesa ciociara, ma comunque bello. 

L’ultimo gol di cui vogliamo raccontare è un po’ la sintesi delle qualità di Higuain. Non è un gol che resterà negli annali, ma che forse raccoglie e racconta meglio di tutti gli altri la completezza del centravanti argentino. Il servizio di Callejon non è né carne e né pesce, in quanto è solo un passaggio che non apre spazi di campo. Per Higuain non è un problema: controllo col destro ad aprirsi l’unico spiraglio possibile, verso destra, e il secondo tocco è già il tiro. Sul primo palo, ma fortissimo e a sorpresa. Anche un fenomeno di reattività come Handanovic non fa in tempo a opporsi coprendo lo spazio tra sé stesso e il legno. 

Riprendiamo dall’inizio, che poi era ed è la chiosa finale: Higuain è mostruoso. Questo è il suo anno, senza se e senza ma. E il Napoli non può fare altro che godersi il suo attaccante e cercare il più possibile di assecondarne la verve, l’ispirazione massimale e assoluta. Anche perché, al di là di tutti i dettagli tattici di cui abbiamo discusso, Higuain è innanzitutto un calciatore straordinario.

Uno che segna un gol così, a Varsavia, non può essere definito altrimenti. Questa è la nostra chiusura: bellezza assoluta, senza parole. Anzi no, con un titolo. Quello usato da Rivista Undici nell’intervista realizzata al Pipita nell’ultimo numero, in cui hanno parlato anche di questa rete: “Anatomia di una meraviglia“. Non possiamo che concordare.

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