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Per aggirare le difese bunker, Sarri ha cambiato l’attacco del Napoli

Per aggirare le difese bunker, Sarri ha cambiato l’attacco del Napoli
Le parole di Sarri (e Ghoulam) dopo Napoli-Chievo, le difficoltà realizzative in cui la squadra azzurra era piombata dopo una mezza stagione da vera e propria macchina da gol. Fatti, numeri e dichiarazioni che ci hanno messo una pulce nell’orecchio. Ma come segna il Napoli? Ovvero: quali sono principi e concetti alla base della fase offensiva azzurra? E, soprattutto: quanto è vera la storia del cambiamento della squadra nel suo modo di attaccare gli avversari?

Analizzando e riguardando i gol realizzati dalla squadra azzurra, possiamo dire che nel corso della stagione sono esistiti due Napoli diversi. Chi pensa al 4-3-1-2 delle prime partite e poi alla versione in formato tridente, si sbaglia: il Napoli è cambiato, in attacco, pur mantenendo lo stesso schema. Sono variati i movimenti, è cambiato il modo di attaccare le difese avversarie. Non i principi, ma il modo di tradurli in movimenti sul campo. Del resto, lo dicono i numeri: il Napoli ha segnato 46 dei suoi 58 gol in campionato su azione manovrata. Solo cinque, invece, le reti su calcio piazzato. Uno squilibrio totale, se solo pensiamo ai dati di Juventus (34 gol in open play, 8 su palla inattiva) e Roma (39 gol su azione manovrata, 13 su azione da fermo), ad esempio. Un altro segnale su come la squadra di Sarri, semplicemente, giochi bene a calcio.

Il Napoli è cambiato, si diceva. E basta confrontare i gol segnati oggi e quelli dell’altro ieri, per capirlo. Questa è Napoli-Lazio, quarta giornata di campionato.

 

Insigne porta palla, Higuain chiama fuori il difensore e lascia ad Allan l’inserimento centrale. I due terzini della Lazio sono alti a chiudere su Ghoulam, che appoggia l’azione a sinistra, e sull’esterno destro del Napoli (Callejon). Una situazione di superiorità numerica che nasce da un recupero palla, ma che poi si evolve in un perfetto attacco dello spazio da parte del brasiliano, bravo a leggere lo spazio e a presentarsi solo davanti a Marchetti grazie a uno splendido assist di Insigne. In rosso, i movimenti dei due calciatori; in giallo, la traccia del pallone.

Nel commento del video su Youtube della Lega Serie A, il telecronista dice «Movimenti armonici da parte del Napoli». Un attacco continuo per recuperare il pallone in zona alta e poi sorprendere la difesa avversaria con le sovrapposizioni interne di tutti i calciatori, soprattutto di mezzali e (ovviamente) attaccanti. La stessa situazione si ripropone molto simile in Milan-Napoli del 4 ottobre.

La lettura difensiva dei rossoneri è davvero inguardabile: inferiorità numerica su situazione di palla scoperta e movimento assolutamente senza senso di Rodrigo Ely. Il brasiliano, schierato in posizione di estremo sinistro, scende al centro a copertura della palla senza accorgersi dell’inserimento ancora di Allan dal suo lato. Il passaggio di Insigne stavolta è molto più semplice, anche perché il centrocampo del Milan, semplicemente, non c’è. 

Nelle prime partite di campionato, nessuno affronta il Napoli chiudendosi a prescindere. La squadra di Sarri non è ancora un vero e proprio spauracchio, mentre gli avversari sono ancora in cerca della propria identità. Ecco che allora, mancando la giusta (eccessiva?) densità per bloccare il Napoli nei corridoi centrali, la squadra azzurra ha più libertà rispetto ad ora nell’attacco frontale, non avvolgente sull’esterno. L’alternativa all’inserimento da dietro è il dialogo stretto tra tutti i calciatori coinvolti nella fase offensiva: il Napoli segna così il gol del vantaggio con la Juventus, firmato da Insigne, e pure la rete del raddoppio a Milano (sempre con Insigne).

Entrambe le situazioni nascono da un momento di possesso di palla azzurro. Insigne, in tutti e due i casi, è entrato nel campo convergendo dalla fascia sinistra, non trovando nessuna opposizione in due linee di centrocampo, quella della Juventus e quella del Milan, schierate abbastanza alte e quindi distanti dalla difesa. Due bellissimi assist di Higuain premiano l’inserimento del 24 azzurro sul lato debole: quello interno, alle spalle di Hernanes, nella sfida contro la Juventus, quello esterno a San Siro.

Le squadre che oggi affrontano il Napoli non concedono più questo tipo di giocata, avvicinando molto seconda e terza linea e aumentando la densità centrale. Da qui nasce il primo cambiamento del Napoli, che è costretto a rinunciare al gioco di scambi stretti tra i folletti dell’attacco per iniziare ad aprirsi verso zone meno popolate: ovviamente, le fasce laterali. 

Possiamo individuare in Chievo-Napoli dell’andata la partita del cambiamento: il Napoli costruisce molte occasioni, coglie il palo con Higuain con un tiro dal limite dell’area, ma aggressività e fisicità della squadra di Maran, oltre a uno schieramento molto più accorto, fanno sì che per sbloccare il risultato il Napoli debba per forza passare dagli esterni. In un’azione praticamente identica a quella che ha portato, l’altro ieri sera, al gol del pareggio, sempre i soliti Ghoulam e Higuain confezionano quello che è il primo gol segnato dal Napoli di Sarri, in campionato, con un vero cross dal fondo. L’altro fu l’autogol di Rodrigo Ely in una partita già finita da tempo a Milano. 

Più che quello del Bentegodi, vi mostriamo il frame di altri due gol realizzati dal Napoli “nuova versione”, quello che utilizza molto le fasce laterali. Il primo è il 2-1 di Hamsik in Napoli-Torino, il secondo è il vantaggio di Higuain in Napoli-Sassuolo.

  

In entrambe le occasioni, Hamsik si ritrova largo a sinistra pronto a offrire superiorità numerica sul doppio esterno in contenimento degli avversari. Soprattutto nella prima immagine, si vede la densità con cui le squadre che affrontano il Napoli, da un certo punto del campionato, sono solite sfidare la squadra di Sarri. Ci sono otto calciatori in maglia granata in fase di contenimento, e sette sono sotto la linea della palla. Il Sassuolo, nel secondo frame, è più aggressivo: fuori inquadratura c’è la linea difensiva, con Higuain che si inserirà alle spalle del centrale di destra per sfruttare il cross basso di Hamsik. Il centrocampo è invece più alto, ma forma comunque un quadrilatero difensivo a protezione della terza linea, con Duncan più basso a sorvegliare Allan. 

Il Napoli è cambiato perché sono cambiati gli avversari che l’affrontano, dunque. Chi ha criticato Sarri per la mancanza di alternative tattiche si ferma semplicemente al numero di attaccanti in campo, alle cifre senza significato del 4-3-3 o del 4-3-1-2 o del 4-2-3-1. Un altro gol bellissimo del Napoli, quello di Insigne sempre contro il Torino, nasce da un’altra variabile inserita dal tecnico toscano durante la stagione, l’attimo dopo in cui la squadra azzurra era iniziata a diventare prevedibile in alcune occasioni. In quell’azione, bellissima perché tutta di prima, Callejon e Insigne si trovano improvvisamente ad attaccare lo stesso lato di campo. 

Il resto del campionato vive su queste dinamiche: basta guardare la sintesi di Napoli-Empoli, e i gol su azione viva del Napoli che nascono tutti da palla dal fondo, o anche la stessa Napoli-Chievo per rendersi conto di come Sarri e i suoi ragazzi abbiano cambiato il loro modo di attaccare. E di come sia fondamentale la condizione fisica perché questi nuovi movimenti per andare in gol, imposti da disposizione e intensità degli avversari, possano essere in qualche modo fruttiferi. Ecco che allora il Napoli inizia a tirare meno in porta in alcuni momenti di alcune partite (Juventus, Milan, Villarreal), perché sui numerosi cross partiti dalle fasce non si riesce ad attaccare l’area in massa. Ecco che in Napoli-Chievo, dopo un lavoro di una settimana in questo senso, Higuain torna a segnare su palla laterale di Ghoulam. Ecco che, nel secondo tempo e quindi a Chievo stanco, il Napoli ritrova uno dei suoi inserimenti centrali di inizio stagione, con palla di Allan dalla trequarti larga (non dal fondo) a premiare il taglio di Callejon alle spalle del difensore avversario. 

Ecco che, quindi, possiamo dirlo in maniera certa, oggettiva: la piccola crisi del gol azzurra dipende (è dipesa) dagli avversari, che vanno in campo apposta per cercare di vincere le partite e di non farle vincere al Napoli. E da quello che Sarri ha sempre definito come «un momento di appannamento» degli uomini migliori. Tornati alla normalità questi due parametri, è tornato alla normalità, e alla vittoria, pure il Napoli. Facile, no?

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