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Quando Verona-Napoli era partita da illeciti sportivi. La congiura contro Lauro e la denuncia di Clerici

Due tentativi di corruzione sull’asse Verona-Napoli a distanza di soli 12 anni, non male secondo gli statistici. “Quella sporca dozzina” di maledette primavere, per dirla alla Gringo, così si usava nei film western a cavallo tra gli anni ’60 e ’70, con tanti sospetti, dubbi e perplessità su due gare chiave della stagione ma a parti invertite. In un caso fu, infatti, il Napoli ad essere sospettato di illecito, nell’altro fu il Verona e in entrambe le situazioni si creò un bel polverone. Siamo rispettivamente nel 1962 e nel 1974, anni luce dal calcio scommesse che verrà e sconvolgerà certezze che sembravano scolpite nella pietra, quelle di un calcio pulito e leale, giocato su un rettangolo verde da undici uomini che indossavano magliette di lanetta e numeri dall’1 all’11. Soprattutto uno sport seguito da milioni di ignari appassionati. All’alba degli anni ’60 qualche “male intenzionato” approfittò dell’amicizia dell’allora dirigente Corcione, successivamente riabilitato e poi presidente per un breve periodo del Napoli, e a metà dei ’70 fu lo stesso presidente del Verona, Garonzi, che tentò di corrompere il bomber azzurro Clerici. In entrambi i casi, però, venne tutto fuori e, come dicono i saggi, “quello che non si fa non si sa”.

Campionato 1961-2 : Il trio PostiglioneCorcione e Lauro, rispettivamente giocatore degli scaligeri ed ex partenopeo, dirigente e presidente del Napoli, sembrano essere i cardini di questa vicenda che ebbe più di una sfumatura di noir. Il primo, napoletano verace cresciuto all’ombra di Vinicio, con Maioli Bertucco, altri due ex, ed il portiere Ciceri, che giocano coi gialloblù, viene contattato da uno strano quartetto e da Corcione che promettono soldi per far vincere gli azzurri che sono in lotta per la serie A insieme a Genoa e Modena. Anche il Verona, però, può rientrare in questa lotta e quindi la gara è una sorta di spareggio per salire di categoria. Il colpo di scena è che la partita non si gioca per un violento nubifragio abbattutosi su Verona e, senza più destare sospetti, viene recuperata a fine campionato. L’arbitro dell’incontro, Campanati, diede così, senza volere, una mano all’avvocato Angelini, presidente della Commissione d’Inchiesta Federale, non facendo disputare una gara che sarebbe stata forse falsata dalle pressioni e minacce fatte dai quattro compratori agli ex giocatori del Napoli e al portiere Ciceri. Quando a fine campionato la gara sarà giocata, un gol di Corelli espugna Verona, porta gli azzurri in A ed il Modena è addirittura scavalcato per differenza reti. Nel processo che seguirà, Corcione viene riconosciuto colpevole e squalificato a vita, il Napoli sarà assolto poichè il tentativo di corruzione non era partito dalla società ma dal malefico piano di un suo dirigente in combutta con i “loschi figuri”.

Infatti quando Achille Lauro si presentò al cospetto dell’avvocato Angelini, chiarì non solo la sua completa estraneità ai fatti ma addirittura indicò all’inquisitore una nuova strada da seguire che avrebbe dovuto evitare al Napoli anche la responsabilità oggettiva nella tentata corruzione dei calciatori ed in particolar modo di Ciceri. Sembra che l’operazione che il quartetto di balordi cercò di attuare facesse parte di una manovra anti-Lauro. La vicenda si allargò poi a dismisura perché Ciceri rivelò tutto. Disse che quei quattro pseudo tifosi, capitanati da un certo “Totonno ‘o monco”, gli avevano promesso tre milioni, due li avrebbero dati ad un terzino e cinque al centrocampo intero del Verona, cifre considerevoli per l’epoca. Poi rincarò la dose dicendo che perfino la mamma di Postiglione era stata minacciata e che se il figlio avesse giocato avrebbe anche potuto dimenticare la carriera di avvocato che gli si prospettava. Ma il colpo di teatro ci fu quando Ciceri disse di essere stato al gioco, pensando in cuor suo già alla denuncia, recitando la parte del finto “comprato” e facendo credere ai “compratori” che avrebbe fatto passare un gol del Napoli. In effetti non era la prima volta che loschi personaggi cercavano di rovinare il comandante e la sua compagnia navale che, pare, facesse acqua da tutte le parti. Ma anche in quella occasione non ci riuscirono, il comandante dimostrò la sua estraneità ai fatti eppure si creò un brutto precedente, quello dei dirigenti (in quel caso Corcione) che, circondati da persone con la fedina penale non proprio immacolata, si lasciano plasmare e convincere a “truccare” partite.

Campionato 1973-4: Garonzi, presidente del Verona che rischia la retrocessione in serie B, cerca di convincere Clerici, in memoria degli antichi trascorsi di quest’ultimo tra le fila dei gialloblù, ad essere “morbido” quando il Napoli va a giocare al Bentegodi il 21 aprile del 1974. Gli telefona alla vigilia del match e gli promette una concessionaria Fiat in Brasile dopo la carriera di calciatore. Il buon Gringo, però, dice tutto a De Biase dell’Ufficio Inchieste, salva la sua coscienza, salva la Sampdoria e spedisce il Verona in B, forse con un po’ di rimorso. La telefonata, dal tono amichevole, destò più di un sospetto e al Verona fu contestato l’illecito sportivo con retrocessione d’ufficio pur avendo raggiunto la salvezza sul campo. Per la cronaca quella partita fu persa dagli azzurri per 1 a 0, rete di Luppi che bucò Carmignani ed una difesa inedita. Giocarono Punziano stopper, Landini libero (Zurlini, il titolare, aveva rischiato la morte in un brutto incidente stradale qualche giorno prima riportando un trauma cranico) e Ripari terzino destro. La stessa difesa giocò anche la gara successiva in casa col Foggia, quella in cui il puteolano Punziano fece autorete pareggiando il gol del suo compagno Clerici. Dopo quella gara Vinicio diede la maglia numero 5 a Bruscolotti mettendo, in pratica, fine alla carriera del rosso crinito stopper proveniente dalla Primavera azzurra. Anche lui messo sotto inchiesta per una autorete.
Davide Morgera (Dall’alto, Achille Lauro con Angelini, la foto del campo impraticabile di Verona, Angelini che esce dal campo con Vinicio quando giocava nel Napoli e poi el Gringo Clerici, archivio Morgera)

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