Una di quelle domande che non servono a niente, che ti fanno pensare, poco ma veramente poco, al lavoro del giornalista: “Mister, aveva detto che parlare di scudetto significava bestemmiare, qualcuno bestemmia nello spogliatoio? Ha messo una multa per chi bestemmia?”
“Qualcuno bestemmia nel vero senso della parola, ci sono dei bestemmiatori nella squadra…”
Così ha risposto, mancando qualche iniziale come quando dice “ontinuità”, masticando raucedine succhiata da quella cicca attorno cui ruotano le nostre domeniche.
Ci sono bestemmiatori veri nella squadra, noi lo possiamo dire solo in toscano e lui in toscano lo dice, lo dice ridendo, come vuoi dirlo in effetti.
È una bestemmia anche questa? Forse è quello che serve, forse è quello che non abbiamo avuto mai, a Sant’Antonio dispiacendo passando per l’Africano vescovo, forse bisognava sillabare bestemmie cacagliando cicche inquadrati su Sky, chissà. Forse dal Friuli a Livorno, passando per panzoni spagnoli, quello che ci voleva era una sana bestemmia toscanaccia uscita da uno dei buchi fumosi dell’Italsider. Eh sì, perché appena sopra Roma non ci sono deformazioni travisanti divinità, lo si attacca direttamente, con disinvoltura, decisione, il destino non ha lati positivi, è un mannagia che equivale a un male ne abbia, qualcuno, chi?
Una bestemmia, sussurrata negata prima ancora che sia lecito definirla; prima che la si possa dichiarare, prima che l’autore compaia.
“Ci sono bestemmiatori in squadra, nel vero senso della parola”
“Mettete al bando la bestemmia. Comprenderete allora le sue virtù liberatrici, la sua funzione terapeutica, la superiorità del suo metodo rispetto a quello della psicanalisi, delle ginnastiche orientali o della Chiesa, e soprattutto comprenderete che proprio alle sue meraviglie, alla sua assistenza costante, la maggior parte di noi deve il fatto di non essere né criminali né pazzi.”
Cioran, Emil Cioran.
Bestemmiamo, senza scioglimenti dei globuli, o magari conservando effetti miracolosi da offendere, proviamoci sul serio, proviamo a fanculizzare il destino come fa la cicca perenne quando è inquadrata; cosa ciancica il Mister? È proibito fumare a bordo campo, porca…cicca.
Bestemmiamo, come uno di quelli sotto la doccia con uno stinco dolorante, con la coscia livida e il pelo alzato come quello di un cane idrofobo. Esce la bestemmia? Non ancora?
Quanto progresso ci sarebbe? A Napoli intendo, non mi importa d’ovunque, m’importa a Napoli, anzi al San Paolo.
Se qualcuno ha da obiettare che di iastemme ci sono, io controbatto che una iastemma non è una bestemmia, la radice è la stessa, forse, ma non colpisce chi di dovere. Bisogna centrare il bersaglio, bisogna emanciparsi, mettiamocelo in testa.
Che cos’è quella cicca? Questo mi domandavo durante Napoli Fiorentina, l’unica partita che sono riuscito a vedere, l’ho capito solo seguendo le notizie durante Napoli Palermo con un collega palermitano. A lavoro siamo due del sud e tre del nord, a un Italiano non sfugge la differenza: due Iastemme e tre Bestemmie, globuli duri e mangia preti, Dc e Pci nei rispettivi Dna. Non è come urlare che abbiamo vinto, è più come accendere la cicca nello spogliatoio, è come non mettersi il gel perché è da ricchioni, è come non essere su facebook ma su google+, non su twitter attenzione.
Bestemmiare non è di mal augurio, è i canti di Maldoror, è mannaggia.
Cos’è quella cicca? Una Bestemmia senza iastemme, l’iniziale questa volta è di troppo.
Ho imparato a non avere fretta senza pausa, ora imparo le iniziali necessarie, ora bestemmio, maledico il miracolo.
Alla prossima cicca Mister.
Andrea Virgilio