
Più di 250 rappresentative di tifosi provenienti da 30 paesi dell’Europa e oltre si sono incontrati alla ottava edizione dell’European Fans Football Congress (#EFFC2015) a Belfast dal 2 al 5 luglio per discutere e lavorare del calcio e dei temi ad esso relativi. Erano presenti una serie di ospiti del calcio mondiale. Tra loro l’ex vice presidente della Fifa Jim Boyce che ha preso parte a una tavola rotonda sullo stato attuale della Fifa e rappresentanti della Disciplinare della Uefa.
Sono stati organizzati dibattiti su molti problemi comuni i fan di tutta Europa, tra cui le punizioni di massa, i divieti di stadio, la lotta contro la discriminazione, le Fans’ Ambassies per Euro 2016 e, ultimo, ma non meno importante lo stato della Fifa. Jim Boyce, Michael Maessen (vice-presidente della Commissione d’Appello Uefa, Paesi Bassi) e gli attivisti di spicco come Sylvia Schenk (Transparency International, Germania) hanno espresso il loro punto di vista all’interno delle diverse tavole rotonde e workshop.
Il giocatore di football professionista Ralph Gunesch ha parlato al workshop sull’omofobia nel calcio: «È stato un grande onore per me essere invitato. Sarebbe bello se un giorno ciascuno, indipendentemente dall’orientamento sessuale, di religione, di colore della pelle, di sesso o provenienza, potesse godere di questo gioco che è il più bello del mondo».
Tanti i convegni che si sono svolti, abbiamo tradotto per voi la sintesi di “Affrontare l’omofobia e la discriminazione nel calcio” che offre interessanti spunti.
Kadir Keles legge un messaggio di Halil Dincdag che non ha potuto partecipare perché non ha ricevuto il visto da parte del governo britannico. Halil è un arbitro turco al quale non è stato più consentito di lavorare da quando la sua omosessualità è stata resa pubblica dai militari turchi nel 2009. Da allora deve lottare contro ogni forma di discriminazione e le sue proposte di lavoro vengono respinte da ogni potenziale datore di lavoro.
Ralph Gunesch, giocatore del FC Ingolstadt, in Bundesliga sostiene la lotta contro la discriminazione (razzismo, omofobia, ecc) da quando giocava nel FC St. Pauli, nel 2003. Non ci sono molti giocatori che hanno a cuore tali questioni. Egli afferma che a St. Pauli la maggior parte dei giocatori si preoccupano più degli “atletici 90 minuti”.
Asa Wendin del “Fotbollssupportrar mot homofobi” dalla Svezia presenta la loro campagna. Non è collegato a un club in particolare ma a squadre di prima e seconda lega. Si tratta di un’iniziativa di ultras svedesi. L’obiettivo è combattere l’idea ossessiva dell’omofobia. La campagna lavora con una rete internazionale e vuole spiegare i principi base per contrastare la discriminazione e l’omofobia. Dal momento che in Svezia esiste la regola che il 51% dei club dev’ essere di proprietà dei suoi membri, è importante che i tifosi siano informati ed educati.
Kyle Cavaliere dello Human Rights Watch (USA) ha una storia di trent’anni di monitoraggio della violazione dei diritti umani in tutto il mondo. Kyle è molto felice di essere in un congresso di football-fan, che non sarebbe probabilmente stato possibile da 5 a 10 anni fa, sul tema dell’omofobia. “In Qatar, l’omosessualità è illegale e può essere punita con la pena di morte. In Russia, le leggi omofobiche rendono l’omosessualità illegale e creano un ambiente sociale molto discriminante. Human Rights Watch indaga, denuncia le violazioni e cerca di cambiare la situazione. Pertanto è molto importante creare reti, svolgere incontri internazionali come questo di oggi, per far conoscere queste realtá e unire gli sforzi”
Arriva poi Patrick Gasser, dirigente del dipartimento di responsabilità sociale della Uefa. “La Uefa ha dichiarato pubblicamente che si distingue per una posizione contro ogni tipo di discriminazione. Inoltre il calcio nel suo nucleo non ha nulla a che fare con razzismo e discriminazione. Nel 2020, San Pietroburgo e Baku ospiteranno partite del Campionato Europeo. Si apre una finestra per discutere questioni di omofobia in questi paesi. Questo tipo di sviluppo ha bisogno di tempo”.
I passi in avanti compiuti dal calcio sono evidenti. Trent’anni fa era quasi inimmaginabile che i giocatori neri giocassero in tutti i club inglesi in Inghilterra – al giorno d’oggi, il razzismo è stato respinto dai fan di tante squadre . C’è un parallelo alla lotta contro l’omofobia: iniziative di un movimento grassroot (in italiano “radici dell’erba”) hanno spinto i giocatori ad aprirsi e prendere posizione contro l’omofobia.
Asa Wendin: “Abbiamo la responsabilità di contribuire a invertire la tendenza attuale, ora le persone non si sentono sicure. Il calcio è un business ma sta correndo il rischio di perdere supporter. I tifosi devono dimostrare che si tratta di una paura sbagliata”.
Ralph Gunesch: “Non so se questo è il momento giusto. I media inseguono i giocatori per diffondere messaggi spettacolari e creano un’atmosfera molto drammatica. Quando Thomas Hitzlsperger ha dichiarato la propria omosessualità, alcune risposte dei media sono state terribili. Anche i giocatori, che hanno giocato in squadre con lui, per esempio un portiere tedesco, che ha giocato in Inghilterra, ha rilasciato interviste omofobiche, commentando negativamente l’aver fatto la doccia insieme. I giocatori devono pensare al loro impatto sui media, in particolare i social media, che sono rapidi e ovunque. Pertanto, un tale passo deve essere ben studiato. Essere un giocatore non è un lavoro normale – è un lavoro con una pubblicità travolgente”.
Asa Wendin: “Bisogna partire col capire la cultura del calcio. È una cultura molto conservatrice e prevalentemente maschile”.
Kadir Keles: si dichiara impaurito dall’enorme divario tra la maggior parte dei paesi europei occidentali e paesi come la Russia, il Qatar e la Turchia. “Il dibattito in Europa è a un livello avanzato, i problemi in altri luoghi sono molto più elementari e minacciosi. Come si può portare questi paesi verso la posizione in cui ci troviamo oggi?”.
Gerd Dembowski, rappresentante della Fifa: è coinvolto in campagne contro la discriminazione da 25 anni. “Il razzismo è più facile da combattere da quando ci sono persone interessate. La Fifa è un nuovo terreno su cui lavorare”.
Ralph Gunesch: “Le associazioni di calcio sono esperte in materia di organizzazione dei giochi, ma non sull’attivismo contro la discriminazione. La Federcalcio tedesca ha coperto lo slogan “Nessuno slogan per i facisti” ad un allenamento per una partita nazionale a St. Pauli lo scorso autunno. È stato sbagliato: prendere una posizione contro la discriminazione non è solo fare campagne, ma anche prendere decisioni intelligenti”.
Asa Wendin spiega il background del logo “Fotbollssupportrar mot Homofobi”. Mostra due uomini che si baciano e non sono gay. I giocatori di football americano non hanno alcun tipo di problema se sanno che l’altra persona non è gay. Dovrebbe essere normale che ci si abbraccia e ci si bacia tra due uomini.
Patrick Gasser: “Il potere del calcio ha i suoi limiti. Ha la sua responsabilità, ma non può risolvere tutti i problemi del mondo. Tiene conferenze internazionali contro la discriminazione con le ONG. Ma, d’altra parte, non ha autorità sul business delle federazioni nazionali. Questi sono i limiti”.
Ralph Gunesch: “St. Pauli è una situazione particolare, perché i tifosi del club sono molto coinvolti nel sociale. Molti giocatori di altri club in Germania si preoccupano di questioni sociali: ad esempio, Neven Subotic del Borussia Dortmund si occupa di sviluppo internazionale”
Domanda alla UEFA: c’è qualche percorso interno in corso o qualche linee guida? “Perchè i comportamenti per quanto riguarda la discriminazione, ad esempio l’omofobia, vengono spesso attuati inconsapevolmente. Quindi Bisogna essere consapevoli di ciò discriminamazione significchi per poterla cambiare”
Asa Wendin: “Educhiamo i tifosi, ma chi educa i proprietari dei club? Riguarda tutto le parole, il vocabolario. Abbiamo bisogno di pensarci. Non solo alle campagne”