Da oggi comincia la sua collaborazione col Napolista Otto Tifoso, grande protagonista del piccolo schermo con l’interpretazione dell’ispettore Gagliardi. Interprete della vera Napoli, scevra da intellettualismi e sopracciò, Otto ha scelto il Napolista per scrivere della sua vecchia e inesauribile passione: ’o Napule.
Chissà se se lo immaginava, il tifoso napoletano, che anche il turno interno preimmacolatizio contro la Pozzuoli fiorentina si sarebbe trasformato nell’ennesima replica del solito copione beniteziano, stanca emulazione del palinsesto dicembrino della nostra amata Televomero, che da anni ormai, come ben sa chi saggiamente boicotta le reti nazionali in favore dell’etere partenopeo, allieta le nostre tristi serate con la riproposizione dei grandi classici del teatro eduardiano, da Natale in Casa Cupiello a l’Avaro, degne metafore di questa tragicomica stagione calcistica azzurra.
E chissà se se ci penserà anche domani, nel sacro rito dell’allestimento presepiale, alle occasioni sprecate in un tiepido pomeriggio tardoautunnale e al segreto di pulcinella in salsa spagnola che una banda di ragazzotti toscani, in passato degni sparring partner della Puteolana nella coppa delle città senza provincia, ha soltanto rivelato a quei pochi aficionados che ancora fingevano di non vedere e non sentire, illudendosi che sulla nuttata della fragilità mentale del Napoli di Benitez dovesse alla fine, come su capo Posillipo, sorgere come ogni mattina il sole. E invece no, come da tradizione – manco il San Paolo fosse una succursale di Attanasio alla ferrovia – le presunte cenerentole del torneo arrivano, si godono il nostro tepore mattutino nelle alcove dorate dei loro ritiri, e poi passano a Fuorigrotta a ritirare l’immancabile cadeau che la banda Benitez ha premurosamente riservato loro, dopo una settimana di fervidi preparativi, tra schemi incomprensibili e formazioni tristemente sballate.
E così anche il baby Verdi può accomodarsi tra le belle statuine della difesa azzurra e scartare il suo dono in largo anticipo, senza nemmeno recitare la poesia di un dribbling sul diretto avversario o di un poderoso stacco di testa.
Restano così i rimpianti, la solita reazione tardiva e un inutile pareggio finale che avrebbe addirittura potuto trasformarsi in vittoria, facendoci dimenticare tutto in nome di una ritrovata fiducia per la corsa scudetto.
Certo adesso sarebbe sin troppo facile ricondurre tutto al ritardato ingresso di De Guzman e Higuain, che comunque resta la vera grande colpa del distratto nocchiero madrileno, e procedere ad un’analisi serena e costruttiva del match, guardando alle prospettive di un campionato comunque ancora lungo e proiettato verso il traguardo di un lusinghiero terzo posto. Roba da freddi addetti del settore. Chi vi parla soffre, e già sa che domani nemmeno il bue e l’asinello comprati a San Gregorio Armeno in occasione del primo scudetto riusciranno a tirar su il morale di noi tifosi. In attesa che sta nuttata passi davvero, e che i re Magi russi ci liberino finalmente dal vecchio Arpagone imbrillantinato.
Otto Tifoso