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Il Cagliari è per sempre Gigi Riva, la bandiera che Ferlaino provò a portare a Napoli

Il Cagliari è per sempre Gigi Riva, la bandiera che Ferlaino provò a portare a Napoli

Dici Cagliari e pensi a Riva, dici Cagliari e pensi a “Rombo di tuono”, dici Cagliari e pensi a Giggiriva, dici Cagliari e pensi ad una delle più belle bandiere delle squadre italiane tra gli anni Sessanta e Settanta. Mica Zola, Fonseca, Firicano o Conti. Pensi ad uno che non ha mai voluto lasciare la Sardegna sebbene fioccassero le offerte allettanti di Juventus, Inter, Milan, ovvero le più grandi dell’epoca, che a più riprese cercarono di portare invano il bomber d’Italia tra le proprie fila. In verità ci provò anche Ferlaino, poco prima dell’avvento di Luis Vinicio alla guida degli azzurri, offrendo 900 milioni di lire quando Riva aveva già subito vari infortuni e ormai la sua carriera era in declino. Nelle intenzioni di Corrado Re del Cemento il cannoniere lombardo doveva sostituire Altafini nel cuore dei tifosi partenopei e fare impennare vertiginosamente la campagna abbonamenti. Ovviamente la cosa non avvenne, Riva aveva rifiutato ben altri soldi e club del Nord pur di rimanere a Cagliari. In un periodo in cui i milioni erano milioni “veri” la sua quotazione arrivò a sfiorare il vecchio miliardo di lire almeno cinque anni prima che Savoldi venisse acquistato dal Napoli per due miliardi. E sappiamo quanto scandalo suscitò quell’acquisto.

Riva ha sempre incontrato le mie simpatie poiché incarnava il cannoniere vero, quello che tira forte, con la castagna ben impostata e che, se è il caso, sembra anche sfondare le reti avversarie. Un bomber nato, uno che quando avanzava verso la rete avversaria incuteva timore, un “centravanti” tutto nervi e muscoli che però ha sempre portato la “undici” poiché nel Cagliari c’era un altro scaramantico che voleva la maglia col nove ed era Boninsegna. Seguivo l’Italia quasi sempre per lui vista la penuria di giocatori azzurri presenti in Nazionale a quei tempi e quando Gigi “Rombo di tuono” (come lo appellò il maestro Gianni Brera) segnava mi esaltavo. Il gol nella semifinale del 4 a 3 con la Germania a Messico ’70 resta un pezzo di storia, una piroetta sublime di un mancino assassino e cinico che si andò ad insaccare nell’angolo più lontano del portiere teutonico Maier. Eppoi come non poteva non piacermi, da tifoso del calcio vero, l’idea che un giocatore diventasse la bandiera “eterna” di una squadra non cambiando mai maglia? L’ho sempre desiderato per i nostri colori e fortunatamente non sono mancate anche a noi gli idoli, quelli che non hanno mai tradito. Bruscolotti, Juliano (tranne l’ultimo anno fatto a Bologna per ripicca contro Di Marzio) e Sallustro non hanno mai abbandonato la maglia azzurra e questo mi sembra un valido motivo per cui queste persone avrebbero meritato di più dalla società.

Quante volte i partenopei si sono trovati di fronte a questa autentica leggenda del calcio italiano? La storia è relativamente recente poiché risale alla prima in Serie A tra Napoli, dopo la promozione dalla B e Cagliari al San Paolo. Il 2 gennaio 1966 le due squadre scendono in campo in un freddo tagliente di inizio anno. Risolvono i due rigori di Bean e Josè Altafini concessi da Gonella, Riva è guardato a vista da un mastino come Panzanato, un carro armato che raramente faceva vedere palla ai suoi avversari, ed in effetti l’attaccante non tocca quasi mai palla. Ma quando segna Riva per la prima volta a Fuorigrotta? Nel 1968-9 nella sconfitta per 2 a 1 (reti di Canè e Nielsen) il bomber di Leggiuno buca Zoff ma il Cagliari abbandona precocemente i sogni di gloria. L’anno successivo, quello dell’apoteosi del Cagliari scudettato, quello che fece capire che il campionato lo potevano vincere anche le “provinciali” a fronte delle corazzate del Nord, i sardi sbancano Napoli proprio con una doppietta di Riva. Quel giorno Panzanato andò in bambola, sostituito da Improta, centrocampista inserito con l’intento di rimontare, e su Riva passò il povero Monticolo. Come dire “Braveheart” contro “Pollicino”, con tutto il rispetto per il basettone Monticolo. Fortunatamente finì solo 2 a 0 ma quella fu una gara che fece capire all’Italia intera che il Cagliari era la squadra più forte di tutte.

Una delle vittorie più belle in assoluto e col maggior numero di reti che io ricordi negli anni di Vinicio, il favoloso biennio 73-75, fu proprio quella eclatante contro il Cagliari in casa. Rivedo, come in un film in bianco e nero, il pantano del S.Paolo, la pioggia battente, gli ombrelli degli spettatori (lo stadio non aveva copertura) e la grandine che realmente e metaforicamente piombò sui ragazzi dell’ex Chiappella. Juliano e una doppietta a testa per la coppia d’attacco Braglia e Clerici tramortirono i cagliaritani per un cinque a zero tondo. L’ultima volta di Riva al S.Paolo, invece, fu abbastanza triste. Nel 1975-6 il Cagliari retrocesse e per diversi anni passò per il calvario della serie B ma il bomber varesotto aveva già deciso che quella sarebbe stata la sua ultima stagione in Serie A. Il 9 novembre del 1975 proprio Riva portò in vantaggio i sardi ma Massa ed una doppietta di Savoldi sancirono la superiorità del Napoli che, anche per le immagini che si possono ancora vedere in rete, ebbero una supremazia schiacciante. Così, nel migliore modo per noi e quello più triste per i cagliaritani, si concluse il mio amore/odio per una bandiera che proprio allora ammainava il suo vessillo.
Davide Morgera

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