“Bravo Casaro!” gridò un ragazzo fra i tanti che, un giorno degli anni ’50, guardavano il portiere del Napoli, entrato in una pasticceria vomerese. “Se chiamma Casari e no Casaro!” gridò un altro giovane tifoso. Nel frattempo il numero 1 del Napoli protendeva, dall’interno, la sua grande mano nel “boccaccio” che in vetrina mostrava una gran quantità di colorate pastarelle con strisce di cioccolato e zuccherini bianchi. Quella mano, di robuste proporzioni, a mo’ di tenaglia afferrava a gruppi interi i biscotti e li riversava in un “cartoccio”, fin quando la misura non fu colma.
Quando l’operazione finì, Casari agitò tutte e due le mani verso i ragazzi, con un aperto sorriso sulle labbra. Le stesse mani enormi che afferravano i palloni scagliati dagli avversari verso la porta napoletana. Al portierone fu dedicata una parte dell’inno scritto per il Napoli: “N’porta ce sta Casari / purtiere ‘e Nazionale / pare ca tene l’ale quanno vola a ccà e a ‘lla’”.
Certo al portierone dovette piacere quel bel richiamo. E poi, ispirato dalla musicalità napoletana, un giorno scrisse una canzone: “Mi ha fatto un gol una bella bambina / ed ha spezzato la rete del mio cuor…”. Un feeling robusto con la città e la grande schiera dei tifosi.
Dopo di lui arrivò un altro portiere che presto trovò la strada della “empatia” con il popolo azzurro: Ottavio Bugatti, talento venuto dalla Spal di Ferrara. Di aspetto “serio”, non soffocava i richiami di un animo giovane. Come quando, nel prender posto in autobus dopo gli allenamenti per andare verso l’albergo di via Bonito, si sedeva sul sedile del controllore. Anche Bugatti lasciò tracce lucenti della sua permanenza a Napoli.
Ora tra i pali c’è Rafael, e certo si fa sentire la responsabilità di venire dopo un numero uno affermato e stimato. La “leggerezza”, si sa, è una conquista. Forza Rafael
Mimmo Liguoro