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Ho sognato lo sceicco azzurro che comprava il Napoli

Ho sognato lo sceicco azzurro che comprava il Napoli

Ho sognato lo sceicco azzurro. Era arrivato a gennaio, con la città sottosopra per i deludenti risultati del Napoli. La vittoria in Supercoppa non aveva placato gli animi, anzi li aveva ulteriormente incendiati. La piazza vomitava livore contro il presidente, mentre il club si sforzava per far fronte alle scadenze imposte dal Comune per il rinnovo della convenzione sullo stadio San Paolo. I giornali invocavano le dimissioni di Benitez e i programmi sportivi Sky e Mediaset annunciavano le cessioni di Higuain, Callejon e Mertens ogni giorno a una squadra diversa.

Poi, a un tratto, l’annuncio: un arabo vuole il Napoli. La trattativa si chiudeva in un lampo, De Laurentiis lasciava Castel Volturno scortato dalla polizia. Lo sceicco aveva un unico punto al centro del programma: «Il Napoli ai napoletani». Alla prima conferenza stampa nessuno gli chiese chi fosse e da dove avesse preso i soldi. Nominò Fabio Cannavaro presidente, Enrico Fedele direttore generale, Gianni Di Marzio osservatore. Scelse Ciro Ferrara come allenatore. Annunciò il primo colpo di mercato: il ritorno a furor di popolo di capitan Paolo Cannavaro dal Sassuolo. Ascoltò con cautela i consigli di un manager navigato napoletano d’adozione, Luciano Moggi, e volle organizzare un’amichevole con una società gemellata, la Salernitana di Claudio Lotito.

Le curve, finalmente felici, ripresero a incitare la squadra. I salotti televisivi benedirono la squadra e la ritrovata sintonia con l’ambiente «logorato da dieci anni di promesse mancate da parte di De Laurentiis». Il sogno si è fatto via via più confuso. Ricordo una trasmissione radiofonica che, qualche tempo dopo, ripercorreva i risultati dei primi cinque anni dello sceicco azzurro: «una bella qualificazione in Europa league, due ottimi settimi posti con una Coppa Italia persa in finale, una salvezza conquistata con merito e una sfortunata retrocessione». E poi, vagamente, la sagoma di uno striscione: «Dello scudetto non ci dobbiamo più preoccupare, solo il Pappone volevamo cacciare».
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