ilNapolista

Il primo atto di Tavecchio: niente curve chiuse per i cori contro Napoli

Il primo atto di Tavecchio: niente curve chiuse per i cori contro Napoli

Oltre all’ingaggio di Antonio Conte (ci starà antipatico ma è il miglior allenatore in circolazione, rassegniamoci) come commissario tecnico della Nazionale e la delega a Fiona May per la lotta alle discriminazioni razziali (il minimo dopo la figuraccia internazionale), il piano politico della Federcalcio di Carlo Tavecchio comincerà lunedìcol primo consiglio federale. E in quest’occasione sarà presentato il primo atto politico della nuova Figc. Secondo Repubblica, che lo scrive stamattina, «sarà modificata la norma sulle discriminazioni territoriali. Per i cori contro Napoli (Repubblica, con grande onestà intellettuale, scrive proprio così, del resto il punto è solo Napoli, ndr), previste di nuovo attenuanti ed esimenti: quindi, multe a go-go e solo nei casi di (grave) recidiva curve chiuse». Poi è prevista la solita compensazione all’italiana: «I club dovranno garantire un vero piano contro ogni genere di discriminazione». Insomma, una norma che non sarà mai applicata.

E così si capisce uno dei veri motivi che hanno garantito l’appoggio a Tavecchio di tante società. Il problema era talmente sentito che al primo consiglio federale il primo atto sarà quello di “liberalizzare” i cori contro i napoletani. Saranno “finalmente” sdoganati i «colerosi, terremotati», così come «lavali col fuoco». La pretesa che questi cori fossero sanzionati è stata evidentemente vissuta in questo anno dai presidenti dei club come un’intollerabile prepotenza. De Laurentiis in testa. Che ha sempre appoggiato la protesta delle società contro la chiusura dei settori e non ha mai speso una parola in difesa dei napoletani.

Che cosa dire? Non ci illudiamo che con Albertini sarebbe andata diversamente. Bisogna però analizzare la realtà e non quel che sarebbe successo. Ed è con amarezza che constatiamo come il primo atto della nuova Federcalcio sia quello di sdoganare definitivamente il razzismo, perché è una forma di razzismo, negli stadi. È evidente che nessuno ai piani alti del calcio abbia capito che cosa stia accadendo nei nostri stadi. Del resto, in tribuna autorità, tra un aperitivo e l’altro, è difficile accorgersene.

ilnapolista © riproduzione riservata