Quando una campanella suona, da qualche parte c’è un nuovo angelo che mette le ali. Clarence, ve lo ricordate? L’angelo di Frank Capra nel film La Vita è Meravigliosa. Di meraviglioso, nel calcio, c’è assai meno e quando proprio un trillo si sente, non sono ali che spuntano, semmai siamo dalle parti di Hemingway e di Per Chi Suona la Campana. Anche se ti chiami Clarence. Il povero Seedorf lo ha scoperto nel giro di quattro mesi, passando da predestinato a ghigliottinato. A gennaio era l’uomo del destino, chiamato in fretta e furia dal tramonto brasiliano per tirare la squadra fuori dal guado. A maggio è l’uomo del fastidio, con lui il Milan neppure ci parla più, se la sbrighino gli avvocati, trovino loro la formula per chiudere questa storia. Lui pensava fosse amore invece era una parentesi. Per sostituire Allegri, il Milan aveva tanto ragionato sul tipo di figura che fosse più opportuna: un allenatore per aprire un nuovo ciclo o una soluzione ponte? Hanno imboccato la via peggiore: un traghettatore con lo stipendio di uno a cui ti vuoi legare per davvero.
Nel frattempo, in questa storia fatta di delirio e di tristezza, una maschera da visagista sul volto rugoso di un ex grande club, andrebbe ricordato che nel periodo di Seedorf (il girone di ritorno) il Milan è stato la terza forza del campionato. Se contasse solo il lavoro dell’olandese, senza il fardello del cammino con Allegri, sarebbe in Champions. Eppure Seedorf andrà via. Non per lasciare il suo posto ai nomi di cui i giornali hanno scritto: la suggestione Conte, il vecchio amore Ancelotti o l’emergente Emery. No, va via per Pippo Inzaghi. Curriculum: un torneo di Viareggio. Benemerenze: prende meno. Mette tristezza un Milan così, mette tristezza un Berlusconi così, stretto fra un Galliani che starà mormorando io ve lo avevo detto e la figlia Barbara convinta che si possa costruire una grande squadra vendendo e risparmiando. La Gazzetta ha ricostruto i 100 giorni che hanno sfasciato il Milan. Va detto, per interpretare la pagina dedicata al tema, che Seedorf non pare uno che abbia molti amici tra i giornalisti. Ha il torto di essere un uomo intelligente, a volte molto consapevole di sé, si racconta di interviste rilasciate e poi “corrette”. Alessandra Bocci scrive che a parte qualche asprezza nel carattere, a far saltare l’olandese sono state scelte tattiche. Una frase attribuita a Berlusconi accende la luce dietro la scena: “Non mi ascolta mai, tanto valeva tenersi Allegri”. Oppure tanto vale prendere Inzaghi, e ripetere lo stesso schema che aveva portato a scegliere Seedorf, se possibile al ribasso. Inzaghi avrà il sostegno di Galliani, di cui è un pupillo e del gruppo di calciatori italiani, che con Seedorf non si sono presi, per non dire che gli hanno fatto la fronda. Poi, al prossimo campanellino che suona, ci ricorderemo del povero Clarence, bruciato con troppa fretta, e vedremo friggere Pippo. Ovviamente anche lui senza le ali.
Elena Amoruso
Seedorf pensava fosse amore, invece era una parentesi
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