NAPOLI — Era uno dei tanti striscioni che appaiono negli stadi. Striscioni che ricordano qualcuno che non c’è più. «Per sempre al nostro fianco», «Un’altra stella brilla nel cielo», e frasi del genere. Il tono è sempre quello. Ma lunedì sera in curva A lo striscione in questione recitava così: «Resterai sempre con noi, Foffy vive». Nulla da eccepire: sarà l’ennesima commemorazione. Ma non è proprio così. Decisamente no. Il dettaglio che colpisce è proprio il nome che viene evocato, Foffy. La cronaca vuole che Foffy sia lo stesso soprannome di un morto ammazzato di camorra: il 24enne Fortunato Sorianiello, ucciso a Soccavo lo scorso 13 febbraio, all’esterno di una barberia.
IL CURRICULUM CRIMINALE – E non si trattava di certo di una vittima della barbarie camorristica, Sorianiello era ritenuto vicino al clan dei Grimaldi ed abitava in via Catone, nel Rione Traiano, dove nell’ultimo periodo si sta assistendo ad una fibrillazione delle organizzazioni criminali per il controllo del mercato della droga. Sorianiello era figlio d’arte: suo padre, Alfredo «’o biondo», è attualmente detenuto, un tempo era ritenuto fedelissimo del clan Puccinelli, famiglia camorristica di «peso» tra le palazzine del Rione Traiano. Un accostamento davvero inquietante che fa pensare, e che sicuramente ha fatto drizzare le antenne delle forze dell’ordine e degli investigatori che da sempre studiano i collegamenti che ci sono tra alcune frange estreme della tifoseria organizzata e le organizzazioni criminali. (Prosegue sul sito del Corriere del Mezzogiorno)
Antonio Scolamiero