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Il Napoli non potrebbe fare un calendario elegante invece di questa cafonata?

Come ogni anno, ho comprato il calendario ufficiale del Napoli. Sono cinque euro (errata corrige ore 13,37: ne costa 9) che butto via ogni dodici mesi. Lo faccio come atto di automatismo religioso, tanto lo so che non farò posto sui muri di casa mia a quella “cosa”. Perché? Perché è brutta. È cafone. E quindi adesso sono esposto al vostro sorriso sarcastico: “questo è scemo, si compra una cosa che non gli piace”. Obiezione, signori: lo faccio perché ho una vecchia abitudine a guardare dentro il “trash” per capirne la logica, la ragione costruttiva. E quindi, ecco il 2014 come ce lo serve e forse lo vede De Laurentiis.

Ma farei subito una domanda, che non si sa mai, magari alla fine del pezzetto non ci arrivate, distrutti prima dalla noia: ma il Napoli perché non fa un calendario bello? Un bell’oggetto che possa piacere a tutti e che quindi venderebbe di più? Il bello vende, il bello piace. Invece Dela manda in edicola questa frittata “neomelodica”. Ecco, quello del Napoli è un calendario neomelodico. Guardiamolo un momento insieme.

Copertina.
Un gruppo di ragazzi esulta sullo sfondo del san Paolo: sono Pandev, il Pipita, Albiol, Hamsik e Callejon. In primo piano Rafa sembra star guardando l’apparizione del Messia, ha gli occhi aperti, sgranati, sorride appena. È felice perché vede un futuro radioso. Ha la mano piegata come per tenere un microfono ma fra le sue dita c’è una bottiglia di Lete. L’effetto è quello di una musica stonata. Il photoshop è brutale, leggibile e non va bene, ogni elemento della foto se ne va per conto suo, non c’è un “insieme”. L’immagine “non canta”.

Gennaio
Una piscina sul ponte della nave MSC. Quattro belle ragazze attorno a Hamsik, Higuain e Reina che stanno nell’acqua della piscina come spaghetti appena buttati in pentola appena prima che si ammoscino, un po’ fuori un po’ dentro. Tipo Al Pacino, tipo sceicco con mignotte insomma. Non so come dirlo, ma tutti gli sguardi sono “fuori sync”, ognuno va per conto suo anche qui, c’è una noia che si mangia l’effetto. La nave alle loro spalle è profonda come una decalcomania. Il risultato è irreale, dolciastro. E poi lo “spirito” della foto: fate presto che abbiamo da fare.

Febbraio
Qui si capisce che cambiando lo sponsor del mese, muta anche il “setting”. A febbraio siamo vestiti in modo decente, sullo sfondo della pineta di Castel Volturno. Un po’ meno tragico del precedente. Presenti: Hamsik, Callejon, ragazze, sguardo assente, come sbagliarsi? (E con prevalenza di bionde, notoriamente a Napoli le bionde fioccano).

Marzo
Higuain viene imboccato da una geisha giapponese-vesuviana, sullo sfondo di una vetrata con vista golfo. Esplosione di bianchi. Ci vorrebbero occhiali da sole. La geisha guarda in macchina come una bambina alla prima comunione. È il Giappone come potrebbe immaginarselo un camorrista con la cirrosi epatica.

Aprile
Magliette sbarazzine su rete di campo Castel Volturno. Appare Insigne, ma dev’essere brutto per il fotografo, perché porta occhiali da sole (il fotografo dev’essere mazzarriano, Insigne c’è sempre poco). Appaiono anche Inler, Cannavaro, Callejon. Donne bionde (‘all…) impegnate in una loro posa, come se si togliessero un capello dal vestito.

Maggio
A bocca di traghetto per Palermo, i giocatori sono in “corporate suit”, quindi in nero elegante. Ragazze con tubini o sottoveste, non ho ben capito. Chissà perché le foto di questo calendario hanno sempre le donne con espressione o tentatrice o post orgasmica. Non sarà un po’ maschilista, no? Ma quel poco, mica tanto.

Giugno
Qui l’immagine imita un po’ il calendario dei rugbisti francesi – che dovrebbe essere un punto di riferimento nel genere calendari, in quanto a “bello”, come anche il Pirelli- un po’ i bagni del carcere, ma temo siano quelli di Castel Volturno. Quattro giocatori a torso nudo. Britos tira su un lembo di asciugamano, si dovesse mai pensare che lui sta mostrando qualcosa di più che un osso di bacino. Immagino che i creatori si saranno detti che esistono anche le donne e gli omosessuali e che in fin dei conti anche loro sono esseri umani, quindi una foto andava dedicata a loro. Che ovvietà, che palle, che ipocrisia sessista.

Ecco dovrei proseguire su luglio, ma c’è un SUV con cofano aperto in una campagna appenninica e una ragazza “appozata” sullo stesso, con una banda di guaglioni minacciosi che poi sarebbero Armero, Mertens, Pandev e Dzemaili. C’è un’arietta da stupro adolescenziale, ma fatto in allegria, con coca cola e aspirina.

Basta, sono passati sette mesi e la “ragione costruttiva” non l’ho capita, se non che al marketing del Napoli sono convinti che ciò che esce da questa città debba per forza somigliare al mondo stralunato e demente di “Reality”, il film di Matteo Garrone. Come dire che noi dobbiamo rimaner chiusi dentro lo stereotipo peggiore, come in una bara mediatica e restare incapaci per sempre di produrre qualcosa che venga apprezzato anche a nord di Capua.

Va be’, tra dieci minuti passa la differenziata della carta e devo consegnare il sacchetto. Ma la cerniera in ferro andrà nell’indifferenziato? Mo’ mando un tweet a Giggino e vi faccio sapere.
Vittorio Zambardino

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