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Il gioco di sponda del Chievo, la nostra bestia nera

Cosa sia il Chievo per il Napoli è chiaro. Un altro Bologna. Un’altra di quelle squadre che puntualmente, ogni anno, in un modo o in un altro, ti portano via dei punti, spesso neppure pochi. Quattro delle ultime sei partite le hanno vinte loro. Negli ultimi tre anni, a Verona il Napoli ha sempre perso e senza mai segnare un gol. Nelle ultime 10 giornate di campionato, il Chievo ha vinto due sole partite e l’ultima è stata contro il Napoli, per poi raccogliere appena 3 punti in 5 giornat al Bentegodi. Pure Benitez ha già assaggiato la maledizione Chievo: l’unica volta che è stato lì (con l’Inter 2010/11) è tornato a casa con una sconfitta.
Ecco. Basta e avanza per considerare questa partita con rispetto. Il Chievo di un anno fa era squadra con una fisionomia di gioco precisa. Tra le più forti d’Italia nei duelli aerei, con Thereau su tutti, faceva fatica a dare uno sbocco verso la porta alla manovra: solo il Siena ha tirato di meno. Rigoni ed Hetemaj rappresentavano il primo argine alla manovra altrui, un argine spesso ruvido, va detto, se è vero che sono stati fra i venti giocatori più ammoniti dell’ultima serie A. La costruzione del gioco passava principalmente attraverso i piedi di Luca Rigoni, un aspetto che l’arrivo di Sannino in panchina non ha ritoccato. C’è solo la gara giocata domenica scorsa contro il Parma su cui basarsi, ma basta per cogliere l’immutata centralità di Rigoni nel gioco. La novità sta nel cambio di direzione di gioco che Sannino (mai una vittoria contro il Napoli) gli ha chiesto nel suo 4-4-2. Le soluzioni più frequenti di Rigoni sono le aperture sulla destra per Sestu e gli appoggi centrali per Thereau, chiamato al più classico lavoro di gioco di sponde. L’altro fuoco della manovra di Sannino è il terzino sinistro, nel caso di Parma Dramé, sul quale scarica il gioco Thereau appena può, e dal quale arrivano spostamenti totali della manovra verso Sestu a destra. Sono questi i tre punti del campo in cui si deve spegnere la luce (Rigoni, Sestu, Dramè) per tenere isolato Thereau, e di riflesso anche il suo partner Paloschi. Contro il Parma l’architettura di gioco del Chievo si è parzialmente inceppata per il grosso numero di cross sbagliati, ben 13 su 17. Saranno decisivi il lavoro difensivo degli esterni di Benitez e il gioco aereo, caratteristica in cui nello scorso torneo primeggiavano per numero di duelli vinti Britos e Maggio. Un altro elemento da considerare è il tipo di distribuzione di gioco che parte sal portiere Puggioni: contro il Parma dodici azioni sono iniziate da lui, cinque volte ha lanciato lungo oltre la metà campo, negli altri casi ha appoggoato corto al centro della difesa per far cominciare il gioco da lì. Ma quando ha lanciato lungo, 4 volte su 5 è stato impreciso. Catturare quei palloni vaganti e prendere di infilata la difesa che sale può essere un’altra chiave.
Il Ciuccio

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