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Come sopravvivere al calciomercato

La paranoia mi assale quando mancano cinque minuti alla fine dell’ultima partita di campionato.
E adesso?
Cosa ne sarà delle mie domeniche?
Cerco di distrarmi pensando che c’è l’Europeo Under 21, la Confederation Cup, poi arriveranno le amichevoli estive e piano piano si tornerà alla normalità.
Ma nel frattempo c’è da sfangare a tre mesi senza pallone giocato.
Per fortuna, in soccorso alla dipendenza da sfera rotolante del tifoso medio, c’è il calciomercato: quel periodo spazio temporale in cui tutto sembra possibile, l’innato ottimismo del tifoso raggiunge livelli altissimi, i voli pindarici della fantasia sorvolano vette irraggiungibili.
Col calciomercato non ci si annoia mai. E’ un bombardamento continuo, costante: Sky, Mediaset premium, giornali cartacei, siti e sitarelli, tv locali, confidenze di amici e conoscenti.
E’ col calciomercato che i giornalisti danno il meglio di sé: la caccia allo scoop si fa selvaggia e si sparano le notizie più improbabili, tanto a smentire si fa sempre in tempo.
Rispetto a questo fenomeno ci sono due tipi di atteggiamento:

Il distaccato
Segue le notizie con moderazione. E’ perfettamente consapevole del meccanismo ingannevole di questo sistema e non si lascia prendere dall’ansia. Anche quando gli chiedono un commento al bar sorride sornione, con la faccia di chi la sa lunga. Tira diritto senza sussulti quando passa l’edicola che spara l’ennesimo titolone. Non si deprime e non si esalta, tanto sarà il campo a decretare verdetti. Aspetta l’ufficialità delle notizie, a cui dà un’occhiata solo quando la noia l’assale.

Il maniaco compulsivo
La prima cosa che fa quando apre gli occhi, ancora impasticciati dal sonno, è afferrare lo smartphone per verificare se nella notte c’è stato il colpo dell’estate. Segue tutto, febbrilmente. Si spara sei edizioni sportive al giorno, quattro nazionali e due locali. Sul pc, sempre aperti, sito della Gazzetta e del Corriere.
Aspetta i tweet di Di Marzio come la rivelazione del mistero di Fatima. I suoi migliori amici virtuali sono Bargiggia e Bonan, a cui scrive in privato nella speranza di avere novità in esclusiva.
Anche quando è in macchina ascolta solo trasmissioni sportive. Si sforza di credere anche alle balle di De Maggio e alle confidenze di Venerato. Aggiorna costantemente la formazione ideale, si auto convince di avere la competenza calcistica di Moggi senza la sua sfumatura criminale, si rende protagonista di lunghissime discussioni sui social network su chi dovrebbe comprare il proprio presidente per avere sempre una squadra al top.

Ecco. Io purtroppo appartengo alla seconda categoria. Dico purtroppo perché mi rendo conto, razionalmente, di quanto tempo perda. Mi rendo conto che potrei utilizzare meglio le mie risorse.
Potrei leggere più libri, vedere più film. Potrei semplicemente uscire di più, godermi l’aria aperta, fare più attività fisica.
Soprattutto, in un lampo di lucidità, mi rendo conto di quanto sia malato il mio atteggiamento.
Pendere dalle labbra di pseudo giornalisti che inventano notizie e falsi scoop allo scopo di alimentare interesse verso una categoria di privilegiati che guadagnano miliardi mentre noi qui ci puzziamo di fame.
Una categoria di privilegiati che se ne fotte della maglia, dei tifosi e dei loro sogni, ma pensa unicamente ad aumentare il loro già spropositato conto in banca.
E allora dico basta, e scrivo queste righe per redimermi e promettere di cambiare.
Basta. Esigo da me un atteggiamento più distaccato, più razionale, più maturo.
Posso farcela.

Adesso scusate, devo proprio andare. Mio cugino mi ha detto che un amico del portiere dove abita suo zio ha saputo come notizia certa che Cavani ha comprato casa in provincia di Caserta, nel paese della nuova fiamma Maria Rosaria. Quindi a sto punto potrebbe pure rimanere.
Strano perché Giggino, che fa le pulizie nel palazzo dove abita uno dei suoi procuratori, ha sentito invece che Maria Soledad, l’ex moglie abbandonata, nonostante tutto vuole vivere a Napoli, che si è affezionata alla città. Quindi magari lui vuole cambiare aria.
E allora poi se proprio dobbiamo cederlo che ci diano tutti i soldi della clausola. O magari Torres, che il Nino è già affiatato con Benitez e che ne sai tu che magari quest’anno ci scappa il colpaccio…

Roberto Bratti

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