ilNapolista

Se resta Mazzarri il Napoli non cambierà mai

Bene, abbiamo conquistato il secondo posto con due giornate d’anticipo. Bene, l’anno prossimo sentiremo di nuovo risuonare la musichetta della Champions nel nostro amato e sgarrupatissimo San Paolo. Bene. Non capisco però tutta questa euforia, tutti questi festeggiamenti, tutta questa goduria.

Perché non capisco questa gioia incontenibile? Per due semplici ragioni: quest’anno il Napoli non ha vinto mezzo trofeo (cioè a dire zeru tituli); il Napoli ha fatto niente più che il suo dovere. È arrivato secondo in campionato, come da pronostico. Sulle coppe, invece, è meglio stendere un velo pietoso.

Il Napoli di Mazzarri rischia di battere la media-punti del miglior Napoli di Maradona? Ma contestualizziamo, per favore: il campionato italiano è stato dominato dall’inizio alla fine da una squadra che, dopo un cammino europeo che possiamo eufemisticamente definire agevole, è uscita nei quarti di Champions senza fare neanche un tiro in porta contro il Bayern (fortissimo, per carità, ma cavolo, almeno un tiro in porta!); il Milan, rinnovato e poi definitivamente ritrovato, è partito ad handicap, e ha posto le basi, e che basi, per i prossimi cinque anni almeno; la Fiorentina, oggi la più bella realtà calcistica in Italia, ha giocato 36 partite senza praticamente avere un attacco degno di questo nome; la Roma si è confermata un aborto di progetto; la Lazio ha una rosa più che risicata ed è scoppiata, andando comunque più avanti del Napoli in Europa e in finale di Coppa Italia; l’Inter si commenta da sé; le altre sono di una mediocrità spaventosa.

Come di una mediocrità spaventosa è ormai diventata la nostra Serie A. Siamo il miglior attacco? Ok, abbiamo fatto un gol in più della Roma e due più della Juve, ma rispetto ai campioni d’Italia abbiamo preso appena appena 13 gol in più.

Abbiamo 17 punti in più dell’anno scorso? Ma l’anno scorso giocavamo in Champions, che per un noto teorema porta via 10/15 punti al campionato; quindi, se resta Mazzarri, per il medesimo teorema l’anno prossimo faremo 10/15 punti in meno di quest’anno, e quindi arriveremo terzi se tutto va bene, quarti/quinti se tutto va normalmente. Poi magari vinciamo di nuovo la Coppa Italia e la stagione alla fine sarà stata trionfale, boh.

Questa è una squadra con grandi margini di crescita e maturazione? Guardate la carta d’identità dei titolarissimi (ovvero pretoriani) mazzarriani, suvvia.

In verità, quest’anno abbiamo perso una grandissima occasione: l’occasione di fare il vero e definitivo salto di qualità, a livello tecnico, tattico e mentale; l’occasione di crescere davvero, di rinnovarci dove ci dovevamo rinnovare, di esaltare definitivamente i nostri punti di forza e correggere i nostri limiti. Quest’anno il Napoli non avrebbe mai potuto vincere lo scudetto, e non perché Mazzarri non ha avuto tutti i giocatori che voleva (no eh, non venitemi a parlare dei mancati acquisti di Diarra, Ivanovic, Meireles eccetera, per favore!), ma perché Mazzarri ha avuto esattamente i giocatori che voleva e, soprattutto, non è andato via.

I limiti di Mazzarri sono stati evidenti, quasi imbarazzanti, in tutti questi quattro anni; e quest’anno sono emersi ancora una volta, e ancor più prepotentemente. Limiti tecnico-tattici: la difesa sempre e comunque a tre, Maggio che gioca ancora, la gestione di Insigne, il rifiuto di Verratti. Limiti caratteriali: la gestione delle partite non tanto con le piccole, quanto piuttosto con le grandi. Limiti di comunicazione: dichiarazioni nel 99% dei casi fuori luogo, imbarazzanti, opportune ed auspicabili come i cavoli a merenda. Limiti di gestione della rosa: innamoramenti inspiegabili, accantonamenti fulminei, giocatori bruciati (nella maggior parte dei casi giovani e stranieri) che altrove fanno cose egregie.

Il ciclo di Mazzarri, bellissimo, che ci ha portati a livelli sconosciuti da vent’anni e più, esaltante doveva finire al momento giusto, cioè con la vittoria della Coppa Italia; Mazzarri, che ci ha regalato grandi emozioni, che ringraziamo tutti sentitamente, se ne doveva andare da vincente; al Napoli doveva venire Montella, il Napoli doveva fare due/tre acquisti mirati e di prospettiva, e allora sì che il Napoli avrebbe potuto sognare di lottare per lo scudetto (sognare, eh, non vincere).

Invece tutti hanno fatto la scelta più comoda e meno coraggiosa, tutti si sono accontentati, e chi si accontenta non gode, ma è solo un povero fesso, e più fesso ancora è chi si illude ingenuamente: il Gatto Aurelio e la Volpe Walter hanno deciso di tirare a campare nelle stesse condizioni dell’anno prima, ognuno scaricando sull’altro la parte fondamentale delle proprie responsabilità mancate, ognuno sapendo perfettamente che così si sarebbe rimasti sullo stesso identico livello dell’anno prima.

Vogliamo che accada lo stesso anche l’anno prossimo? Allora che resti Mazzarri. A settembre, col mercato chiuso e il calendario in mano, sapremo già cosa accadrà. Perché questo Napoli è carta stra-conosciuta; e senza un cambio radicale, senza il cambio dell’allenatore e senza che si possano aprire prospettive nuove e a lungo termine, non andrà mai oltre i suoi standard attuali e i suoi limiti.

Senza rivoluzione resteremo sempre allo stesso livello: alto, ma non altissimo. Senza rivoluzione non si sogna. E io sono un tifoso, voglio sognare sapendo che posso sognare.
Andrea Manzi

ilnapolista © riproduzione riservata