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Zeman condannato per non aver commesso il fatto

Nei giorni scorsi, Zeman, intervistato alla fine del ritiro austriaco, ha tra l’altro dichiarato che a suo avviso l’allenatore squalificato per un lungo periodo non dovrebbe neppure allenare.

È di palmare evidenza che l’affermazione del boemo è stata fatta a titolo di auspicio e comunque de jure condendo, anche se è altrettanto evidente che il bersaglio mediato era l’allenatore juventino, mai nominato.

Sennonchè apriti cielo, tutti i benpensanti del reame sono insorti indignati per la provocazione.

Gli Abete, gli Sconcerti, il sapientino Marotta che lo ha accusato di non conoscere le regole, gli Agnelli, gli Elkann, i Prandelli e la lobby della stampa amica hanno sparato a zero sul provocatore, qualcuno chiedendo addirittura l’intervento della associazione allenatori, in una gara di solidarietà degna di miglior causa.

La vicenda, veramente paradossale, si presta ad alcune considerazioni.

Un primo aspetto singolare è costituito dal fatto che travisando spudoratamente il pensiero di Zeman, senza mostrare alcun ritegno, sono intervenuti tutti appassionatamente in difesa del sistema, condannando in coro la provocazione del boemo che più volte ha colpito nel segno… In tutto questo, l’aspetto più inquietante della vicenda è ravvisabile nel fatto che nel variegato mondo dello sport, nessuno è uscito fuori dal coro per chiedersi se non era il caso di rimettere in discussione la normativa sportiva del settore,per rendere concretamente afflittiva, in caso di illecito sportivo dell’allenatore, la sanzione, dal momento che allo stato la punizione così come modulata è soltanto formale, senza alcun rilievo etico e si riduce alla mera assenza dalla panchina che, come è notorio, non impedisce di fatto la guida tecnica dell’allenatore anche in corso di gara.

Del resto, con le società che proclamano subito Santo l’allenatore squalificato, c’è poco da aspettarsi.
Antonio Patierno

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