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Europei: Italia sesta per i bookmaker

La quattordicesima edizione del Campionato europeo per nazioni scatta domani, venerdì, a Varsavia (Polonia-Grecia alle 18) e a Breslavia (Russia-Repubblica ceca alle 20,45) nel torneo organizzato da Polonia e Ucraina e che parte nel segno di Spagna e Germania, le due favorite. Proprio contro la Spagna debutterà l’Italia domenica a Danzica (ore 18), mentre la Germania giocherà la prima contro il Portogallo sabato a Leopoli. I gironi di qualificazione sono quattro, passano ai quarti di finale (eliminazione diretta) le prime due di ogni gruppo.

L’Italia dovrà centrare almeno il secondo posto nel suo girone che comprende l’Irlanda di Trapattoni e la Croazia, oltre alla Spagna. L’impresa (viste le condizioni del calcio italiano e della stessa nazionale, maciullata in amichevole dalla Russia) dovrebbe andare a buon fine uscendo imbattuti dal primo confronto contro i campioni d’Europa e del mondo di Del Bosque, la quadriglia iberica di Xavi, Iniesta, Fabregas e Xabi Alonso, capaci di “nascondere” il pallone per tre quarti di gara.

Dopo il titolo europeo del 1968 conquistato in casa (semifinale a Napoli, doppia finale a Roma contro la Jugoslavia), sotto la guida di Valcareggi, la nazionale italiana ha raggiunto la finale in un’altra sola occasione (2000), commissario tecnico Dino Zoff, battuta dal golden-gol di Trezeguet a Rotterdam lasciando alla Francia il titolo di campione d’Europa.

Nel 1980 la fase finale del torneò si disputò in Italia per la seconda volta e la nazionale di Bearzot giocò e perse il match per il terzo posto (a Napoli) contro la Cecoslovacchia (soluzione ai rigore, Collovati sbagliò dal dischetto). Nel 1988, la nazionale di Vicini si arrese in semifinale all’Urss nell’edizione giocata in Germania e vinta dall’Olanda di Rijkaard, Gullit e Van Basten.

Tre volte l’Italia ha preso parte alla fase finale degli Europei. Nel 1972 la squadra allenata da Valcareggi fu eliminata nei quarti dal Belgio. Nel 1996 l’Italia di Sacchi si fermò nella fase a gironi in Inghilterra. Nel 2004, sotto la guida di Trapattoni, si fermò ancora ai gironi in Portogallo.

Nell’ultima edizione (2008), giocata in Austria e Belgio, l’Italia di Donadoni si arrese alla Spagna nei quarti di finale dopo i calci di rigore (parati i tiri di De Rossi e Di Natale).

La nazionale azzurra, che non partecipò al primo Campionato europeo (1960), ha fallito quattro volte la qualificazione alla fase finale: nel 1964 con Edmondo Fabbri commissario tecnico; nel 1976 prima con Bernardini e nelle ultime tre gare con Bearzot; nel 1984 con Bearzot; e nel 1992 con Vicini e poi con Sacchi nelle ultime due partite.

Le “cifre” dicono che la nazionale italiana non ha mai avuto un buon “rapporto” con gli Europei e il prossimo si annuncia poco favorevole. Gli azzurri non sono in buone condizioni e sembra conclusa la fase “felice” del centrocampo “a rombo” che puntava sulla qualità degli interpreti (De Rossi, Pirlo, Marchisio, Montolivo) e sul possesso-palla. Il reparto sembra meno efficace nella fase passiva e, nell’ultima amichevole contro la Russia a Zurigo, è completamente saltato.

Potendo contare sul blocco juventino (sette bianconeri fra i 23 convocati), Prandelli potrebbe passare dal 4-3-1-2 al 3-5-2 con i tre difensori della Juve (ma Barzagli è acciaccato), restituendo peraltro Maggio nel ruolo naturale di esterno di centrocampo a destra. In difesa i rincalzi sono Abate, Ogbonna e Balzaretti. A centrocampo, Montolivo ha confermato di non reggere il ruolo di trequartista e Thiago Motta è appena migliore. Per le partite di combattimento tornerebbe utile Nocerino. Solo in una squadra bene in palla e ben registrata ci sarebbe spazio per Diamanti e Giaccherini. Nel 3-5-2, si rimpiange l’assenza di Pepe nel ruolo di esterno sinistro. Per l’attacco, se il giocatore “più titolare” dovesse essere Balotelli, è possibile che Di Natale prenda il posto di Cassano (gli altri attaccanti sono Borini e Giovinco).

Alternative nelle soluzioni tattiche non mancano, ma sarà fondamentale la condizione atletica. L’Italia è appena sesta nei favori dei bookmaker, dopo Spagna, Germania, Olanda, Francia e Inghilterra, e sconterà sui media la brutta fama del calcio scommesse e delle partite taroccate. Lo spirito di squadra non sembra a prova di bomba com’era invece per l’Italia campione del mondo nel 1982 e nel 2006. Ma la “statura” di quei nazionali era nettamente superiore.
Mimmo Carratelli

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