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Una vigilia particolare, e io guardo solo a Frustalupi

Come raccontare tutto quello che ho dentro in questa straordinaria giornata? Una tempesta di pensieri e parole, la tempesta perfetta. È quando ti svegli la mattina e finalmente è arrivato il giorno in cui potrai passare dentro alla sofferenza e urlare come una matta per farla andar via. Il giorno in cui, per la seconda volta da quando ci siamo tornati, non sarai allo stadio in una partita di Champions. Contro il Manchester non c’ero: non comprai il biglietto per problemi personali. Poi ci fu la perdita di Vincenzo e ringraziai il cielo di non avere un biglietto da stracciare. Eppure quella partita la porto ancora impressa sulla pelle. Passata tutta intera su Facebook, nel gruppo di pazzi strampalati che sono diventati per tanti versi amici, e via sms con Francesca, assente anche lei. Ci promettemmo, prima di quella partita, che, se il Napoli avesse vinto, ci saremmo incontrate sotto il mio palazzo a notte fonda per fumare insieme la sigaretta della vittoria. E lo facemmo, in pigiama io e con la piccola Giulia lei. E fu una sigaretta bellissima. Ci promettemmo che saremmo tornate insieme allo stadio per la prossima di Champions. Ma non ci saremo, stasera, né lei né io. Per questioni di principio e di coerenza, quelle che devi rispettare per forza quando ogni giorno della tua vita chiedi agli altri esattamente questo, quando porti dentro la speranza che per risollevare le sorti della città che ami tanto ci voglia esattamente questo. Quando decidi di non andare allo stadio in un giorno così solo per non sentire il ghigno del ricatto sul collo mentre compri il biglietto, sei consapevole che si tratta di una scelta tua e basta, da rispettare, anche laddove non fosse comprensibile. Sai che non potrai prendertela con nessuno e ti chiedi mille volte se vuoi davvero farla, questa scelta oppure no. E quando la senti così tanto dentro, questa scelta, ti senti forte, quasi pura, nonostante tutto il dolore e la sofferenza che porti dentro da quando hai deciso e che stasera, alla vista del San Paolo, esploderà. E però. Però stasera Francesca ed io non saremo sole. Mi sono presa il pomeriggio libero, oggi, anche se, in compenso, ho avuto una mattinata d’inferno. Trascorrerò le ore di vigilia con Michele, che arriva da Nola e con Trapani, che da Piano ha deciso di unirsi a noi regalandomi un’immensa felicità. Insieme fino a sera, quando poi diventeremo trenta. Trenta tifosi sfegatati che hanno semplicemente deciso di alleviare il dolore di una scelta di coerenza vedendo tutti assieme la partita della storia che vale tutto un campionato e una stagione. Trenta persone che urleranno, insieme ai 53.000 del San Paolo ed ai 6 milioni nel mondo. Perché, al di là della profonda spaccatura che si è creata nella tifoseria, e che io sento palpabile in tutte le sue sfumature, c’è una cosa che ci unisce tutti, che è l’azzurro che descriveva de Giovanni nel suo libro. Una passione a parte, qualcosa che a raccontarlo con mille parole non lo fai mai davvero come lo senti dentro. Per cui, oggi, non voglio pensare a null’altro che ai trenta insieme a me, non alle offese personali, alle intolleranze, a quanti di antipatie personali hanno fatto bandiera (rendendosi anche un po’ ridicoli), a quelli che ci hanno urlato contro dicendoci di starcene a casa. Ovvio, non li dimenticherò. Ma, stasera, ci saremo soltanto noi e quelli che hanno capito, e che, sono certa, ci porteranno allo stadio urlando anche per noi. Nella vita ogni tanto si deve dire no. L’abbiamo fatto in tanti ed io sono orgogliosa. Di me. Poi degli altri, francamente, non mi interessa neanche un po’. Non mi interessa del Presidente e del suo ricatto, perché dicendo “no” non ho fatto in modo vincesse lui, almeno per quanto riguarda me. Non mi interessa della distinzione tra tifosi occasionali e fedelissimi, tra chi ci crede sempre e chi fa finta di averci sempre creduto. Sono a posto con la mia coscienza, mi va bene così. Guardo solo a Frustalupi, che sento quasi come un portafortuna, e a quegli undici che entreranno in campo con le gambe che tremano. Ecco, proprio voi, grazie ai quali, solo, per me, siamo arrivati lì (oltre che grazie al mio Walter, ovvio), fate che ne sia valsa la pena. Perché se vincete voi, stasera vinciamo anche tutti quanti noi. E io voglio stramaledettamente vincere. Per non scordarmene mai più. E Forza Napoli. Sempre. Ilaria Puglia

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