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Lavezzi ha dato un calcio alla storica sudditanza psicologica nei confronti del biscione nerazzurro

Tutto in un attimo. Dzemaili che allunga il pallone a Lavezzi e il Pocho che si produce in una veloce pennellata inesorabile. Gol eccellente e Inter battuta. Un attimo, per scatenare un vortice di sensazioni stratificate negli occhi e nella mente. Un pomeriggio di molti anni fa, avvelenato da quattro reti nerazzurre scaturite dal gioco irresistibile del biondo Skoglund, di Wilkes e dell’ungherese Nyers, che tirava con l’esterno del piede.E poi l’allenatore che sposò il catenaccio, Alfredo Foni, con le sue vittorie striminzite, 1 a 0 e tutti in arcigna difesa, col Napoli che batteva la testa contro quel muro. E piu’ avanti nel tempo gli incontri a san Siro con formazioni nerazzurre agguerrite ma anche aiutate dagli arbitri. Resta negli almanacchi l’operato dell’indimenticabile Gonella. Forse per un istinto di rivalsa il pubblico del Vomero, in un pomeriggio degli anni ’50, si gettò allo sbaraglio, provocando incidenti. Ma naturalmente fu peggio, squalifiche e rampogne. Non era un derby nel senso classico, non c’erano motivi ben connotati per alimentare una rivalità specifica. C’era, ed è rimasto, un senso di dispetto, uno stato d’animo antipatizzante per quella squadra a strisce che con sussiego, o anche con prosopopea, agitava una superiorità sbandierata e considerata quasi metafisica, dai tempi del presidentissimo Masseroni in poi. Il Biscione, simbolo di ‘’Milàn l’è un gran Milàn’’. Così, ogni sfida con l’Inter ha sempre avuto questo retrogusto speciale, questa propensione a cercar la vittoria per allontanare quell’atteggiamento snob segnato da veri o presunti stati di superiorità calcistica ed esistenziale. Era connaturato al Napoli quel senso di sfiducia o scorreva nelle vene dell’Inter quel pensiero classista? Per anni l’interrogativo è rimasto in sospeso, con un senso di lieve, fastidioso sgomento. Poi, lentamente i piani psicologici si sono allineati e con Maradona raggiunsero la parità. Ma resta sempre dentro un filo di apprensione, un pensiero lievemente molesto. Quel gol del Pocho, nella sera ventosa del san Paolo, lo ha di nuovo spazzato via. Sgretolato per sempre, speriamo. Mimmo Liguoro

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