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Vi racconto l’Allianz Arena, io vorrei il San Paolo così

Vi racconto l’Allianz Arena, io vorrei il San Paolo così

Avete presente la coreografia del Bayern prima dell’inizio della partita? Io ero il cartoncino bianco che delimitava il confine nord della Germania. Accanto a me c’erano altri tre tifosi, napoletani, che indicavano la costa del mare del nord. Lo avevo promesso ad Ilaria, non vi parlo né del Napoli, né della Champions. L’ambizione di chi scrive è farvi vedere l’Allianz Arena con gli occhi di chi ha seguito la partita dalla curva del Bayern.
Iniziamo dalla fine. Ho esultato, ho gioito, ho trepidato. E sempre con la sciarpa al collo. Dietro con i tedeschi al massimo ci si prendeva in giro. Mi hanno offerto uno di quei cartoncini per asciugarmi le lacrime al terzo gol. Mi hanno chiesto: ma dov’è Cavani, perché gioca così male? Ed io, naturalmente, non ho saputo rispondere, non lo sapevo nemmeno io.
Se qualcuno ha in mente una festa del calcio, quella si svolge all’Allianz Arena. Capitolo 1, ritiro del biglietti su internet. Noi, napoletani, saremo in 6-700 ai 4 sportelli aperti sotto una foschia che come la nebbia si taglia col coltello ma rende ancor più affascinante uno stadio che dall’esterno è una via di mezzo tra un’astronave e un maxi-copertone. Ma è bello, Ah, se è bello. Dicevamo delle file. Premesso che avevamo solo le ricevute in mano, e quindi non c’era movimento di soldi e i biglietti erano già stampati, quindi operazione di pochi secondi a testa, siamo riusciti a fare una fila come se fossimo bestiame. Assolutamente inutile. Alla nostra destra c’era un’analoga fila dei tedeschi. Sembrava di vedere persone davanti alla banca. E allora si, siamo noi che ce l’abbiamo nel dna. Biglietto recuperato, pronti ad entrare.
Mani i tasca e tanto freddo in uno stadio che nasce nel nulla. I cancelli esterni sono tanti. Ogni tre o quattro varchi, uno è riservato alle donne. Diventa un imbuto ma la fila è regolare ed abbastanza veloce (e stavolta ci siamo anche noi napoletani che ci comportiamo come loro. Allora è una questione di emulazione, non di  dna). Mi colpiscono tre ragazzi alla mia sinistra. Alti, biondi, in una parola: tedeschi. Solo che indossano maglie del Napoli e sciarpe anni 80. Benedetti siano quei genitori emigrati anni fa che hanno trasmesso l’amore del Napoli. Perquisizione, obliterazione e via, siamo dentro. Una volta all’interno si può andare da qualsiasi parte, circumnavigare lo stadio, mangiare alla carta, comprare al Fan Shop, mangiare un panino con wurstel (3,50 euro), bere birra, coca ed aranciata. Il tutto con l’Allianz Card, una carta che si compra e si carica con tagli da 5, 10, e 20 euro. Ad eccezione dell’acquisto, non girano soldi, ma solo queste carte. Birra e panino di rito. Poi a girare. Gli steward che indicano il settore sono più all’interno di questo immenso corridoio ovale. Rosso-bianco-azzurro. Vi assicuro che non c’è soluzione di continuità.
Ho visto due bambini tenersi per mano uno con la maglia di Cavani, l’altro di Ribery (papà napoletano, mamma tedesca?). E mi sono dato una risposta: perché in Germania e in Inghilterra si siedono all’ultimo momento? Semplice, hanno di meglio da fare a dieci metri dal loro posto: mangiare, bere, chiacchierare e fare pipì (bagni puliti, tantissimi e con la carta igienica). Il posto dei disabili è tra il primo e il secondo anello lungo tutto lo stadio. Spazio per la carrozzina e sediolino per l’accompagnatore. Il posto? Assicurato, sempre.
Ad onor del vero la tifoseria ospite non è trattata con gli stessi onori. Li convogliano in un imbuto per farli passare tutti in un solo cancello (ma non potevano organizzare una fila con transenne?). Però dopo la ressa, tutti dentro, anche loro più o meno liberi di muoversi. Manca mezz’ora al fischio d’inizio, decido di sedermi. Noi quattro, azzurri, in una marea biancorossa. Abbiamo urlato, abbiamo tifato, esultato, gioito e ci siamo abbattuti. Insomma  ci siamo divertiti. E per ringraziamento: noi eravamo quelli col cartoncino bianco.

P.S. la birra scorre a fiumi. Non andrete voi da lei, è lei che viene da voi sotto forma di omino che ha attaccato alla cintura un palloncino bianco per farsi notare (e chiamare) dallo spettatre interessato

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