ilNapolista

Gargano, un Guarracino post-moderno

Pochi secondi dal fischio d’inizio e lo schermo del televisore è diventato il cristallo di un acquario. In profondità marine scosse dal fremito di voci, gesti, urla e canti è andato in onda il film del “Guarracino” . La battaglia clamorosa tra i pesci d’ogni genere – descritta nella celebre canzone del ‘700 napoletano – si è riprodotta come per magìa sul prato verde, dove si lottava per una vittoria equivalente alla conquista del cuore della Sardella, promessa sposa del pesce Alletterato ma bramata anche dal pesce Guarracino. La sfida in campo è veloce e intensa come la baruffa sottomarina. E il Guarracino si batte con un’energia incredibile: corre, insegue, blocca gli avversari, non molla mai la presa e lancia palloni giocabili a destra e a manca. Si chiama Gargano, questo Guarracino post-moderno, uscito dalla tana con un nuovo ardore e una lucidità sconosciuta. Guizza, morde, imposta, si batte con efficacia e precisione. L’amore per la vittoria (Sardella schizzinosa) lo ha rigenerato. Eccolo che toglie palla a un avversario, ne rincorre un altro, duetta con un compagno, recupera con ostinazione un pallone fuggente, passa con precisione (con precisione !) a un altro azzurro, morde i calcagni nemici, non si ferma mai. E accanto a lui altri combattenti danno corpo a ondate d’assalto e a decisivi flussi di contenimento. Sono instancabili abitatori del Golfo, organismi marini dai nomi familiari: Campagnaro, Cannavaro, Aronica, Zuniga. E nuovi esemplari, come Inler, abili nuotatori. E terrori dei mari chiamati Lavezzi, Cavani, Hamsik… Una “chiorma” che quando gira provoca vortici inarrestabili. Se ne sono accorti gli amici spagnoli dell’Alletterato, che hanno perduto la partita. Una sfida fragorosa e difficile , vinta dal Guarracino rigenerato e dai suoi compagni, quelli in campo e quelli sugli spalti: “Venimmoncenne ch’a lo rommore pariente e amice ascettero fore, chi co’ mazze,cortielle e cortelle, chi co’ spate, spatune e spatelle, chi co’ tenaglie e chi co’ martielle, chi co’ torrone e sosamielle…” Mimmo Liguoro

ilnapolista © riproduzione riservata